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Salerno Economy IX.18 – 08.05.2020

Noi, fermi e perplessi, orientati primariamente a comprendere in quale contesto ci stiamo muovendo.

Tra Pil e consumi scricchiolanti, la politica va avanti

Nessuna delle parti in campo ha rinunciato al proprio percorso, a raccogliere, cioè, tutte le forze possibili per arrivare agli obiettivi che si è preposta.
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Tempo e obiettivi (?)
Tra crollo del prodotto interno lordo nell’ordine del 9,5 per cento - stimato dalla Commissione Europea - e “disfacimento” dei consumi - per il 2020 pari a quasi 84 miliardi di euro (-8% rispetto al 2019), secondo i calcoli della Confcommercio - ci ritroviamo, a maggio, nel fare i conti con una prospettiva economica molto difficile. Il quadro, insomma, colloca il nostro Paese in una situazione che nei prossimi mesi ne confermerà la debolezza strutturale, evidenziando le differenze legate alla “perimetrazione” dell’area più debole nel contesto meridionale. Come pure va sottolineato che il debito pubblico cresce (in tutti i Paesi Ue). Per l’Italia è previsto salire al 158,9% del Pil. Siamo, quindi, in presenza di parametri che disegnano uno scenario molto complesso da affrontare. Eppure, leggendo e ascoltando quanto la politica elabora e propone in queste difficili giornate, non si ha la sensazione di essere nel mezzo di un processo, destinato a durare, di cambiamento sostanziale.
(continua)
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Occorre che lo Stato provveda sollecitamente a saldare i debiti che ancora non ha onorato.

Ripartiamo dal sostegno concreto alle imprese del Sud

Ben prima della pandemia in Italia una crisi devastante persisteva e mordeva in molti comparti. L’edilizia sicuramente tra questi, con l'incidenza di una burocrazia onerosa e asfissiante, con una tempistica decisionale affatto in linea con un mondo globalizzato e veloce.
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Antonio Lombardi
di Antonio Lombardi*

L’emergenza Covid ci lascia una pesante e dolorosa eredità di vittime e strascichi di crisi in aree e settori nevralgici per il Paese, che dureranno chissà per quanto tempo. Penso alla sanità, bistrattata e penalizzata per decenni; penso al turismo, alla ristorazione, ai trasporti. A tutta una serie di conseguenze che avranno pesantissime ripercussioni sul sistema-Paese. Ma proprio come avvenne subito dopo l’ultimo conflitto mondiale, occorre riprendere in mano le redini del coraggio e del decisionismo, per fare della distruzione e delle macerie una grande opportunità. Il Covid-19, da questo punto di vista, ci lascia anche un nuovo modo di vedere e di agire. Un’esperienza che può (e deve) tornare utile per decidere, pianificare, programmare, costruire. Dopo un durissimo, estenuante lockdown, che ha interessato anche quasi tutti i cantieri edili, occorre ora pianificare la Fase 2. E soprattutto - ancor di più - le fasi che seguiranno. Tocca guardare avanti, nella consapevolezza che non si tratta soltanto di “riaprire” e ripartire, di riavviare il ciclo produttivo. Di riprendere insomma laddove ci si era fermati per arginare il contagio e combattere il virus. Non è purtroppo così.

* Presidente Federcepicostruzioni

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Gli scienziati e i medici ci hanno salvati (più o meno) dagli effetti catastrofici del virus.

Il lavoro, la scuola e i “profeti” della nuova normalità

Nei giorni acuti del lockdown l’Italia ha scoperto anche nel digitale la profondità delle differenze e le rinnovate povertà che la piagano. Le innovazioni vanno accolte e applicate perché aiutano la vita e lo sviluppo di un Paese. Il punto, piuttosto, è impedire che non si rovesci la prospettiva, raccontata come virtuosa, di questo percorso. Che il fine (l’umano) non si trasformi in mezzo.
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Orientamento in bilico
di Mariano Ragusa

Pronto ad affrontare il plotone di esecuzione degli innovatori per fede. O anche, se il sangue fa orrore, uno di quei “tribunali della storia” che senza fiducia nell’ultimo dei giudici, emettono disinvolte sentenze. Pronto a tutto pur di potere liberamente dire che in questa Fase due (Stagione prima, ci sembra già una serie tv) del Coronavirus, c’è qualcosa che non va. Calma. Non si parla qui di tamponi e screening da intensificare. E nemmeno di distanziamenti da ri-distanziare (o accorciare) o apertura di esercizi commerciali da allargare. No, niente di tutto questo. Almeno non qui ed ora.
Quello che non va è qualcosa di impercettibile e al tempo stesso insistente. E’ un pensiero che si insinua come un venticello primaverile e via via si gonfia per poter diventare un granitico senso comune. Quel venticello è il nuovo fideismo di massa che si affida alla tecnologia. Gli scienziati e i medici ci hanno salvati (più o meno) dagli effetti catastrofici del virus. Perché adesso che ripartiamo non dovrebbero fare il miracolo, di una vita diversa e migliore, i signori della tecnologia e i maghi degli algoritmi?
E’ questa la nuova cultura di massa che sta prendendo coscienza di se stessa. E, di conseguenza, sta prendendo (irretendo?) noi stessi, persone più o meno comuni sopravvissute alla pandemia.
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Con una riflessione di Francesco Grigolo sulla musica “sufficiente”, bastevole non solo a se stessa, ma a generare strutture fondative.

Per uscire dalla crisi? Prima di tutto più spirito etico

Il richiamo di Dacia Maraini (sul Corriere della Sera) pone in evidenza il problema di realizzare progetti a lunga scadenza: i conti vanno sempre fatti con la massima attenzione, ma senza perdere mai di vista generosità, gioia di vivere, attenzione verso gli altri e verso l’idea di futuro che perseguiamo.
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Pasquale Persico
di Pasquale Persico

Una economista di valore , molto ascoltata in Europa ed in Italia, consulente del primo Ministro Conte, la professoressa Mazzuccato, ha reso espliciti i principi ispiratori dei nuovi criteri di selezione dei progetti di ricerca che a loro volta aiuterebbero a fornire il quadro di riferimento per individuare le infrastrutture strategiche europee, cioè gli investimenti a largo spettro moltiplicativo. Si tratta della struttura portante del piano finanziario che l’Europa metterà a disposizione, con diversi strumenti, per rispondere alla grande nuova crisi che a livello globale, connessa alla pandemia in campo, avvolgerà anche il continente euro-mediterraneo. Una sfida importante per tutti i settori della ricerca italiana, a partire dall’Università, ma anche di quelli connessi alle professioni private: un’opportunità per definire gli investimenti e le infrastrutture di area vasta che possono aiutarci a superare l’attuale gap di produttività del nostro Paese.
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Ci ritroviamo col pigiama a stappare una bottiglia di buon rosso, con in mano un buon libro da leggere.

La serata? Casa, divano e un po’ di vino

Stare tra le mura domestiche è diventata ufficialmente necessità che si trasforma, però, in occasione piacevole. E soprattutto una sana abitudine che ci fa fare pace con noi stessi.
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Letture
di Maristella Di Martino

In Finlandia la chiamano kalsarikännit, negli Stati Uniti nesting. Per noi, invece, semplicemente serata di relax a casa con vino. Ecco la pratica che sta spopolando già da tempo perché di uscire in molti proprio non vogliono ancora saperne. Vino e divano, quindi, battono altre ipotesi. Sempre più giovani, ma non solo, hanno abbandonato l’idea di trascorrere fuori casa la serata e si rintanano giustamente tra le mura amiche per ritagliarsi qualche ora all’insegna del relax più completo. Quello domestico. Certo, ci dicono che siamo pigri e ci intimano a darci una mossa. Ma ci ritroviamo col pigiama a stappare una bottiglia di buon rosso e a gettarci senza timori sul divano con in mano un buon libro da leggere. O, in alternativa, pronti a vedere un buon film. O, ancora meglio, con un po’ di musica in sottofondo. Già, stare in casa è diventata ufficialmente necessità che si trasforma in occasione piacevole. E soprattutto una sana abitudine che ci fa fare pace con noi stessi.
(continua)
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