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Salerno Economy IX.06 – 14.02.2020

Continua la corsa forsennata a caccia di voti e di palcoscenici mediatici senza timore della negatività persistente.

Politica, propaganda e missioni “impossibili”

I numeri dell’economia prendono spazio tra arretramenti e battute d’arresto che lasciano riflettere e valutare con attenzione quanto accaduto (e accadrà) nei territori del nostro Paese.
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Segnali negativi
La sensazione che si avverte ascoltando tante voci tra coloro che si “profilano” come “protagonisti” delle prossime puntate che la politica nostrana si appresta a mettere in campo, preannuncia la conferma di come tutto ruoti sulla capacità di mobilitare e motivare (a fondo) l’elettorato. O, in ogni caso, di preannunciare svolte e cambiamenti che non potranno, nella maggioranza dei casi, poi rivelarsi per come vengono descritti. La “svolta” in questa direzione, per esempio, del sistema mediatico non ha avuto modo di attendere elementi di rilievo, ma, più modestamente, di assecondare il flusso di eventi, soprattutto a livello internazionale, che ha influenzato in maniera sostanziale il susseguirsi delle piccole cronache deteriori nel perimetro interno. In altre parole, la debolezza del sistema politico ed economico/produttivo espressa dall’Italia si è profilata – se volete, anche a colpi di numeri estremamente significativi (vedi alla voce Pil, giusto per fare un riferimento) – in maniera tale da imporre sul “piatto” della propaganda politica un insieme di “ricette” sempre fermamente ancorate alla ricerca del consenso, in taluni casi prim’ancora di valutare con attenzione gli effetti di quanto si propone.
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Occorre “vedere” i limiti come qualità per riuscire a fronteggiare le emergenze.

La felice “impotenza” del governo “modesto”

Riposizionare il ruolo delle Regioni non è facile, occorre non fare fughe in avanti (come l’accelerazione della messa in rete delle progettualità del Mezzogiorno attraverso un coordinamento improbabile), né dimenticare che le nuove competenze chiamano in campo principi fondativi e perciò nuove riflessioni generali (e non gestionali).
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Pasquale Persico
di Pasquale Persico

Ci sono due concetti – la “felice impotenza” e il “governo modesto” – che soprattutto in questo momento storico racchiudono eccellenti indicazioni da valutare con necessaria e inderogabile attenzione. Siamo certi che si tratta di due “qualità” alle quali si dovrebbe tendere con fermezza, senza provare, invece, a rifuggirne. Il governo attuale, per essere chiari, abbiamo l’impressione che non lo farà mai per evidente incapacità di essere effettivamente consapevole delle grandi difficoltà legate all’agire politico-amministrativo richiesto in questo particolare contesto nel quale stiamo vivendo. Papa Benedetto XVI, invece, subito annunciò di avere questa piena consapevolezza: Dio è tanto lungimirante che ha potuto poggiare sulla mia insufficienza il progetto di cambiamento, disse all’inizio del suo mandato. La felice impotenza, infatti, è il concetto fondamentale sul quale dipanare il buon governo che non può basarsi su modelli di government inadeguati ma di governance, cioè sulle collaborazioni interne, esterne ed interistituzionali che rendono i progetti strategici e sostenibili, vale a dire di lungo periodo e condivisi.
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L’analisi basata sulle elaborazioni contenute nel terzo Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale.

Robot e intelligenza artificiale? Lavoro a rischio

Il 70% teme la riduzione di redditi e tutele sociali. Per il 58% in futuro si guadagnerà meno di oggi.
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Prospettive
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) lunedì 10 febbraio 2020.

Un operaio su due “vede il proprio lavoro a rischio”. Perché? “A causa dell’arrivo delle nuove tecnologie: dai robot all’intelligenza artificiale”. In altre parole, “l’85% dei lavoratori esprime una qualche paura o preoccupazione per l’impatto atteso della rivoluzione tecnologica e digitale (oltre l’89% tra gli operai)”. I motivi appaiono molto chiari. “Per il 50% si imporranno ritmi di lavoro più intensi, per il 43% si dilateranno gli orari di lavoro, per il 33% (il 43% tra gli operai) si lavorerà peggio di oggi, per il 28% (il 33% tra gli operai) la sicurezza non migliorerà”. Insomma, lo scenario che si delinea - in base al terzo Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale - pone in luce un percorso in fase di deterioramento che finisce con il coinvolgere fronti ben più ampi di preoccupazione. Per esempio: “il 70% dei lavoratori (il 74% degli operai) teme la riduzione di redditi e tutele sociali”. E ancora: “per il 58% (il 63% tra gli operai) in futuro si guadagnerà meno di oggi. E per il 50% si avranno minori tutele, garanzie e protezioni”.
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I dati dell’Osservatorio per l’Imprenditorialità Femminile di Unioncamere e InfoCamere.

Welfare e istruzione: 1 impresa su 3 guidata da donne

Nel campo sanitario e dell’assistenza sociale rappresentano quasi il 38% del totale, con un incremento di oltre 2.400 aziende rispetto a cinque anni fa e “una forte specializzazione nella cura e nell’assistenza all’infanzia”.
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In crescita
“Un milione e 340mila imprese, 3 milioni di occupati e un forte apporto al sistema dell’istruzione e del welfare di natura privata, così importante per agevolare la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro delle famiglie”. E’ la “fotografia” delle imprese femminili proposta dall’Osservatorio per l’Imprenditorialità Femminile di Unioncamere e InfoCamere. “Nella scelta di aprire una attività autonoma - si legge in una nota diffusa alla stampa - sono molte le donne che preferiscono orientarsi verso i settori che offrono servizi alle famiglie, come quelli che si occupano di istruzione, o che operano nella sanità e nell’assistenza sociale. In questi ambiti, infatti, più di una impresa su tre è gestita da donne, con tassi di femminilizzazione, quindi, ben superiori a quello medio (22%)”.
(Fonte: unioncamere.gov.it/ 20.01.2020)
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Come favorire una buona salute mentale e contribuire a regolare il sonno e l’ansia.

Il cibo? Aumenta la felicità

È stato dimostrato che essere carenti di omega 3 influisce negativamente sul nostro stato d’animo e può alterare la stabilità emotiva. Gli acidi grassi sono essenziali poiché proteggono il cuore, favoriscono il rendimento personale e riducono depressione e stress.
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Pesce azzurro
di Maristella Di Martino

Mangiare sano è un diktat per sentirci in forma e per ricavare energia utile ad affrontare la giornata. Ma, oltre alla funzione nutritiva, è provato scientificamente che l’alimentazione incide anche sul nostro stato d’animo nonché sul benessere fisico e mentale. Ci sono prodotti naturali che aumentano la felicità e ci fanno sentire molto meglio durante il giorno. Scopriamoli insieme. È stato dimostrato che essere carenti di omega 3 influisce negativamente sul nostro stato d’animo e può alterare la stabilità emotiva. Questi acidi grassi sono essenziali per la salute poiché proteggono il cuore, favoriscono il rendimento personale e contribuiscono a ridurre depressione e stress. Si acquisiscono attraverso gli alimenti poiché il nostro organismo non è in grado di produrli. Per farne il pienone mangiamo il pesce azzurro, gli oli vegetali, il tuorlo e alcuni vegetali come spinaci, broccoli, cavoli o lattuga.

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