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Salerno Economy IX.04 – 31.01.2020

Prendono forma “racconti” che si basano su contesti di idee ampiamente diffusi, ma difficili da mettere in campo.

E la politica “riscopre” l’urgenza di “nuove” alleanze

Un lavoro non semplice, un lavoro sul quale si gioca una partita molto più ampia delle elezioni regionali. Un lavoro che proprio per questo motivo potrebbe rimanere lettera morta.
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Labirinti
Si va di corsa verso la definizione di un nuovo quadro politico più sostenibile e meno aperto ai venti imprevedibili (o molto prevedibili?) dei flussi elettorali. Si va di corsa, cioè, verso la “blindatura” di assetti (e di condizioni di vantaggio, naturalmente) determinati abbastanza chiaramente dall’esito delle elezioni in Emilia Romagna, sottovalutando tutto il resto. Niente di nuovo, per carità, ma è sempre più chiaro che la forza “dominante” in questo particolare momento – il Pd, con tutto quello che ne consegue in termini di approssimazione e di scarsa valutazione delle situazioni “vigenti” nei diversi contesti politico/partitici locali – non ha nessuna intenzione di avviare una seria riflessione, territorio per territorio. Una seria riflessione che non potrebbe non prendere atto dell’urgenza di rimettere mano alla “costruzione” di una nuova “fisionomia” del partito senza indugiare più di tanto, invece, nel mantenimento di equilibri che – di fatto – si agganciano a una ben chiara linea specifica, sostanzialmente lontana (non sempre in maniera negativa, va detto) da quanto sembra consolidarsi già da qualche tempo a livello generale. In buona sostanza, è il Pd che proprio nel percorso verso le regionali si trova davanti a scelte sostanziali che in questo momento appaiono strettamente connesse a “punti di forza” consolidati – regione per regione – facendo perdere, purtroppo, valenza effettiva alle istanze di inderogabile apertura al nuovo.
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L’analisi di Movimprese presso le Camere di Commercio in Italia (2019).

27mila imprese in più (+0,4%), ma è il saldo più basso degli ultimi 5 anni

In crescita aperture e chiusure. In aumento l’offerta di servizi, ancora in contrazione commercio, agricoltura e manifattura. Rallenta la crisi dell’artigianato. In Campania la provincia di Salerno si segnala con un tasso di crescita annuale pari al +034% e con +415 imprese (6.903 iscrizioni e 6.488 cessazioni).
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Orientamenti
Circa 5mila in più rispetto all’anno precedente Sono 353.052 le imprese nate nel 2019. Ma “326.423 hanno chiuso i battenti nello stesso periodo, 10mila in più rispetto al 2018”. E il risultato di queste due dinamiche “ha consegnato, a fine anno, un saldo tra entrate e uscite positivo per 26.629 imprese, il saldo minore degli ultimi 5 anni”. A fine dicembre 2019 “lo stock complessivo delle imprese esistenti ammontava a 6.091.971 unità”. Crescono “i settori dei servizi legati al turismo (8.211 imprese in più per l’alloggio e la ristorazione), le attività professionali (+6.663), i servizi alle imprese (+6.319) e - sulla scia del basso costo dei mutui e degli incentivi al recupero edilizio ed energetico - le attività immobiliari (+4.663) e le costruzioni (+3.258)”. Si restringe invece ulteriormente (-4.107 imprese) “la platea dell’industria manifatturiera, quella del commercio (-12.264) e dell’agricoltura (-7.432)”. Segnali incoraggianti “vengono dall’artigianato che, pur chiudendo in rosso il bilancio annuale (-7.592 attività), dopo otto anni vede tornare a crescere il numero delle iscrizioni di nuove imprese”. Questi i principali dati emersi dal Registro delle Imprese e diffusi da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione trimestrale condotta da InfoCamere, la società delle Camere di Commercio Italiane per l’innovazione digitale.
(Fonte: unioncamere.gov.it/ 28.01.2020)
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Nelle leggi finanziarie dell’ultimo trentennio si è palesata sul serio un’iniziativa coerente per la crescita diffusa?

Politica economica e ritardi di programmazione

Nel recente report sulle città globali Milano prende peso, e, non a caso, il sociologo meridionalista Enrico Pugliese studia l’emigrazione dai territori lombardi per affrontare senza retorica o demagogia i temi dello sviluppo delle regioni meridionali e della Campania in particolare.
Foto Pasquale Persico
Pasquale Persico
di Pasquale Persico

Più o meno dal 1974 il divario Nord/Sud è cresciuto sempre e l’ennesima notizia Istat (il Pil aumenta al Nord più del doppio che al Sud) farà “solo” riemergere il coro inutile sulla necessità di una politica meridionalista più efficace. Ma la riflessione è più ampia e la domanda vera è un’altra: nelle leggi finanziarie dell’ultimo trentennio si è palesata sul serio una politica economica per lo sviluppo in grado di affrontare il tema del debito in modo da non ottenere uno “spiazzamento” cumulativo delle politiche per gli investimenti? Certo, l’Italia è in buona “compagnia”: il mondo è pieno di disuguaglianze economiche tra Paesi e dentro i Paesi; ma quello che è sostanzialmente assurdo è che questo fenomeno abbia colpito l’Europa e l’Italia che dovevano essere Paesi “attrezzati” (per la presenza di tanta classe dirigente preparata e potenzialmente capace di intercettare traiettorie virtuose suggerite da molti economisti e politici) nella risposta. L’accumulo di tanti debiti pubblici e privati ha spostato l’enfasi sulle politiche fiscali che rendevano le economie dipendenti dalla finanza; scoprendo che proprio l’economia è interessata, spesso, a moltiplicare la finanza, finendo, quindi, per moltiplicare le diseguaglianze tra generazioni.

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I consumatori investono di più, “ma lo fanno in maniera sempre più mirata, andando a ricercare la migliore qualità dei prodotti locali”.

Ristorazione, vincono le politiche green

Rapporto Fipe 2019. Sette persone su dieci prestano attenzione alla “vocazione” dei locali. “Il 37,7% verifica se è disponibile la doggy bag contro gli sprechi di cibo e il 36,7% chiede prodotti provenienti da allevamenti sostenibili”.
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Rendimento
“Cambiano i ritmi di vita, i luoghi di consumo, gli stili alimentari, ma una cosa è certa: la passione degli italiani per il ristorante e la buona cucina non accenna a tramontare. Al contrario. Se si guarda ai dati messi in fila da Fipe, la Federazione dei Pubblici Esercizi, all'interno del rapporto 2019, infatti, si nota come il settore della ristorazione stia conoscendo una stagione estremamente dinamica”. Gli italiani “non solo investono di più, ma lo fanno in maniera sempre più mirata, andando a ricercare la migliore qualità dei prodotti locali e un servizio attento alla sostenibilità ambientale. Una marcia in più per un comparto che si muove all'interno di un quadro congiunturale niente affatto semplice, con un 2019 che ha visto il moltiplicarsi di forme di concorrenza sleale nel mondo del food”. Siamo di fronte, quindi, a un importante mutamento nelle strategie del settore che punta ad intercettare stabilmente significative quote di mercato.
(Fonte: confcommercio.it/ 21.01.2020)
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Massaggi, frizioni, maschere, saponi. E chi ne ha più ne metta.

Olio d’oliva, antiage naturale

Straricco di sostanze benefiche quali la vitamina E capace di contrastare i radicali liberi e la A che impedisce la secchezza delle mucose; squalene, un idrocarburo in grado di penetrare negli strati più profondi della pelle e rinnovarla; acidi grassi insaturi (il linoleico ed il linolenico) che prevengono eczema, acne, psoriasi e pelle secca; beta-carotene che le ridona elasticità e acidi e alcoli triterpenici altamente cicatrizzanti.
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Tesoro naturale
di Maristella Di Martino

Massaggi, frizioni, maschere, saponi. E chi ne ha più ne metta. Le proprietà di bellezza dell’olio di oliva davvero non si contano. E sono conosciute dai popoli più antichi in tutti i Paesi del Mediterraneo, arabi compresi. Tanto che i fenici lo battezzano oro liquido, gli egizi lo usano per ammorbidire la pelle e restituire lucentezza ai capelli secchi e nella Grecia antica gli atleti lo adoperano per massaggiare i corpi prima delle gare. La composizione in grassi dell’olio d’oliva (i trigliceridi) è molto simile al sebo della pelle umana e, tra i tipi vegetali, risulta l’elemento con la maggiore affinità al nostro strato lipidico. E questo ne fa un antiaging naturale per la ricostruzione del derma. Ma è poi anche straricco di sostanze benefiche quali la vitamina E capace di contrastare i radicali liberi e la A che impedisce la secchezza delle mucose; di squalene, un idrocarburo in grado di penetrare negli strati più profondi della pelle e rinnovarla; di acidi grassi insaturi (il linoleico ed il linolenico) che prevengono eczema, acne, psoriasi e pelle secca; il beta-carotene che le ridona elasticità e gli acidi ed alcoli triterpenici altamente cicatrizzanti.

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