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SALERNITANS. Nevicate, memoria ed emergenza

di Alfonso Schiavino

La neve è tornata a visitare Salerno 2 volte in 2 anni. Dopo l’episodio notevole del gennaio 2017, il “fenomeno” si è ripresentato pochi giorni fa, nelle notti fra mercoledì 2 e venerdì 4. I fiocchi dapprima sembravano indecisi, poi hanno acquistato durata e consistenza. L’imbiancatura è rimasta superficiale, pronta a sciogliersi con il nuovo sole velato, ma sufficiente per consigliare ai singoli individui di indossare, con guanti e cappelli, un’espressione problematica o perplessa. Il freddo ci rende più pensierosi. Niente di male. È materia buona per la memoria. Fra poco ne riparleremo.

Il discorso cambia per le organizzazioni pubbliche, perché entrano in ballo connessioni e responsabilità di vario tipo. Il 4 gennaio, per esempio, i campus universitari sono rimasti chiusi, “visto il bollettino della Protezione Civile Regione Campania e apprese le direttive dei sindaci di Fisciano e di Baronissi (…)”. Può essere interessante, in casi siffatti, risalire la catena delle decisioni, anche perché è sempre utile verificare come comunicano e ragionano le burocrazie. Stavolta la fonte è l’avviso di allerta meteo rilasciato il 3 gennaio dalla Regione. Questo documento ha un “grado” superiore rispetto al bollettino meteo. Entrambi vengono trasmessi ai Comuni.

L’avviso – valido dalle ore 20 del giorno 3 alla stessa ora del 4 – indica una criticità nulla (verde) dal Sannio al Cilento alla costa. Ovunque. La previsione della Zona 3, quella che ingloba la Valle dell’Irno e Salerno, dice testualmente: “Precipitazioni da isolate a locali, prevalentemente nevose sul settore interno. Le nevicate potranno verificarsi localmente anche al livello del mare, soprattutto durante la notte e al primo mattino, ma con accumuli poco significativi”. Tutto sommato – e con rispetto parlando – siamo al limite del tran-tran invernale, per una regione montuosa (35%) e collinare (51%). Eppure è partita un’allerta. Ma verde.

Il fatto ha un valore locale minimo, ma forse dimostra una volta ancora com’è cambiata la psicologia collettiva italiana sotto i nostri occhi. Ora oscilliamo fra il giardino divertimenti (l’approccio del web e le emoticon, la Befana sul palazzo comunale di Salerno), l’eccesso di prudenza e i lucrosi business dell’emergenza (a cose imprevedibili avvenute). Non è stato sempre così.

Un altro esempio? A memoria di cronista, una nevicata “coi fiocchi” avvenne a Salerno all’inizio degli anni Ottanta. Eppure rimase tutto “aperto”, comprese le scuole – quelle dell’epoca, dove le giornate fredde richiedevano il cappotto. Gli alunni monelli salirono sui tetti e lanciarono qualche palla di neve. Era il 1981? O il 1982? Qualcuno ha ricordi esatti?

 


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