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Lo speciale 2 »

Il trend in valore risulta, secondo le prime stime, leggermente inferiore allo scorso anno.
Saldi al via, spesa di 143 euro a persona
Confcommercio. Giro d'affari complessivo pari a 5,2 miliardi di euro. Ogni famiglia renderà disponibile un budget di 331 euro per l'acquisto di capi d'abbigliamento, calzature ed accessori.

Scatta la corsa ai saldi e si prevede un trend più o meno simile allo scorso anno, anche se la fiducia in rialzo dei consumatori potrebbe apportare qualche novità positiva al circuito del commercio soprattutto al dettaglio alle prese con un contesto sempre alquanto complesso e difficile. Dal punto di vista dei numeri i saldi – ufficialmente in partenza il 5 gennaio in tutte le regioni (dopo il prologo in Basilicata e Valle d’Aosta) –  secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio interessano 15,6 milioni di famiglie e muovono in totale 5,2 miliardi di euro, con un budget di spesa a persona di 143 euro. Se, invece, si considera la spesa per famiglia, si arriva – sempre secondo le stime della Confcommercio – a 331 euro per l’acquisto di capi d’abbigliamento, calzature ed accessori. Per Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia e vicepresidente di Confcommercio, “dopo un Natale ancora sospeso tra una crisi che sembra volgere al termine ed una ripresa ancora debole almeno nel fashion retail, la buona notizia è l’incremento di due punti della fiducia dei consumatori, tornato ai livelli del gennaio 2016. Un ingrediente, questo, imprescindibile, oltre al potere di acquisto degli italiani, per sostenere i consumi in questo periodo dei saldi di fine stagione, che per meteo e calendario è appena iniziata”. “La spesa per gli acquisti in saldo per valore secondo le nostre stime – ha spiegato Borghi – sarà leggermente inferiore a quella dell’anno scorso, ma in linea con il momento. Il vero vantaggio sarà per i consumatori non vedere i prezzi dei negozi, dal 1° gennaio, con l’Iva al 25%. Il Governo ha fatto bene ad ascoltarci, sterilizzando le clausole di salvaguardia, ma se vogliamo veramente uscire dal tunnel, occorrono maggiore sforzo, coraggio e determinazione per ridurre la pressione fiscale, ancora troppo elevata per imprese e famiglie”.

Confcommercio ricorda alcuni principi di base:

  1. Cambi: la possibilità di cambiare il capo dopo che lo si è acquistato è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme (art. 1519 ter cod. civile introdotto da D.L.vo n. 24/2002). In questo caso scatta l’obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo e, nel caso ciò risulti impossibile, la riduzione o la restituzione del prezzo pagato. Il compratore è però tenuto a denunciare il vizio del capo entro due mesi dalla data della scoperta del difetto.
  2. Prova dei capi: non c’è obbligo. E’ rimesso alla discrezionalità del negoziante.
  3. Pagamenti: le carte di credito devono essere accettate da parte del negoziante qualora sia esposto nel punto vendita l’adesivo che attesta la relativa convenzione.
  4. Prodotti in vendita: i capi che vengono proposti in saldo devono avere carattere stagionale o di moda ed essere suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo. Tuttavia nulla vieta di porre in vendita anche capi appartenenti non alla stagione in corso.
  5. Indicazione del prezzo: obbligo del negoziante di indicare il prezzo normale di vendita, lo sconto e il prezzo finale.

Confcommercio segnala, inoltre, le varie iniziative promosse sull’intero territorio nazionale da Federazione Moda Italia, come “Saldi Chiari”, “Saldi Trasparenti”, “Saldi Tranquilli”.

(Fonte. confcommercio.it/ 02.01.2018)

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