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L’analisi basata sulle elaborazioni contenute nel terzo Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale.
Robot e intelligenza artificiale? Lavoro a rischio
Il 70% teme la riduzione di redditi e tutele sociali. Per il 58% in futuro si guadagnerà meno di oggi.

Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) lunedì 10 febbraio 2020.

Un operaio su due “vede il proprio lavoro a rischio”. Perché? “A causa dell’arrivo delle nuove tecnologie: dai robot all’intelligenza artificiale”. In altre parole, “l’85% dei lavoratori esprime una qualche paura o preoccupazione per l’impatto atteso della rivoluzione tecnologica e digitale (oltre l’89% tra gli operai)”. I motivi appaiono molto chiari. “Per il 50% si imporranno ritmi di lavoro più intensi, per il 43% si dilateranno gli orari di lavoro, per il 33% (il 43% tra gli operai) si lavorerà peggio di oggi, per il 28% (il 33% tra gli operai) la sicurezza non migliorerà”. Insomma, lo scenario che si delinea – in base al terzo Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale – pone in luce un percorso in fase di deterioramento che finisce con il coinvolgere fronti ben più ampi di preoccupazione. Per esempio: “il 70% dei lavoratori (il 74% degli operai) teme la riduzione di redditi e tutele sociali”. E ancora: “per il 58% (il 63% tra gli operai) in futuro si guadagnerà meno di oggi. E per il 50% si avranno minori tutele, garanzie e protezioni”. In quest’ultimo caso le percentuali sono elevate tra dirigenti e quadri (54%), operai (52%) e impiegati (49%). Ma è anche “forte” il timore “di nuovi conflitti in azienda: per il 52% dei lavoratori (il 58% degli operai) sarà più difficile trovare obiettivi comuni tra imprenditori, manager e lavoratori”.

Rassegnati a buste paghe più leggere.

Resta, in ogni caso, alta la convinzione di una diminuzione delle tutele complessive. “Il 70% dei lavoratori (74% degli operai) teme la riduzione di redditi e tutele sociali. Per il 58% (63% tra gli operai) in futuro si guadagnerà meno di oggi. E per il 50% si avranno minori tutele, garanzie e protezioni”. In questo ultimo caso le percentuali si rivelano alte in maniera omogenea: dirigenti e quadri (54%), operai (52%) e impiegati (49%). Come pure è ampio il timore di conflitti in azienda: “per il 52% dei lavoratori (il 58% degli operai) sarà più difficile trovare obiettivi comuni tra imprenditori, manager e lavoratori”.

I salari più alti? Nei settori tecnologici.

In questo caso la dinamica è molto ben delineata. “Fatto 100 lo stipendio medio italiano, nei settori tecnologici il valore sale a 184,1, mentre negli altri comparti scende a 93,5”. Secondo il Censis si tratta di “numeri di una disuguaglianza salariale in atto nelle aziende che convive con le paure dei lavoratori e certifica l’esistenza di un gap tra chi oggi lavora con le nuove tecnologie e chi no”.

Il welfare aziendale.

Come ridurre le disuguaglianze che si vanno profilando? “Per due lavoratori su tre che già ne beneficiano (il 66%) il welfare aziendale sta migliorando la loro qualità della vita. Le percentuali sono elevate tra dirigenti e quadri (89%), lavoratori intermedi (60%), operai (79%)”. Se, poi, si pensa al futuro, “il 54% dei lavoratori è convinto che gli strumenti di welfare aziendale potranno migliorare il benessere in azienda. E in vista dell’arrivo di robot e intelligenza artificiale, il welfare aziendale viene annoverato tra le cose positive che si possono ottenere in un futuro immaginato con meno lavoro, meno reddito e minori tutele”.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

@PappalardoE

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