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Lo speciale 2 »

Nei giorni scorsi il presidente Mauro Maccauro ha presentato il documento alla stampa.
Regionali, la piattaforma di Confindustria Salerno
I cinque punti di forza: opportunità Mediterraneo; qualità, forza lavoro e capitale umano; risorsa conoscenza; patrimonio di bellezza; cultura di impresa. Le cinque priorità da affrontare: sensibilità industriale; ambiente e habitat sociale; semplificazione; fondi europei; tassazione.

Nei giorni scorsi il presidente degli industriali salernitani Mauro Maccauro ha presentato la piattaforma programmatica che sarà sottoposta all’attenzione dei candidati alla presidenza della Regione Campania nel corso di una serie di confronti in programma nella sede associativa. “In occasione del voto che aprirà in Campania un nuovo ciclo istituzionale – ha sottolineato Maccauro – abbiamo inteso fornire il nostro contributo di idee per la costruzione di un progetto-Regione che restituisca smalto e nuovo slancio alla nostra terra. La prossima legislatura regionale sarà, infatti, un banco di prova fondamentale: le scelte che si compiranno dovranno essere indirizzate, non solo al recupero delle quote di competitività perdute in questi anni a causa della crisi economica, ma anche a consentire all’intero territorio regionale di avanzare lungo una prospettiva di sviluppo a tutto tondo, coordinando intorno ad essa gli sforzi della politica e, più in generale, della collettività. Al centro va messa la capacità diffusa di fare impresa e di creare un binomio a nostro avviso inscindibile tra il lavoro e la persona, l’unico in grado di legare sviluppo economico e crescita sociale.”
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Il testo integrale del documento.

“Impresa Campania. Cinque punti di forza e cinque priorità da affrontare”. (Elezioni Amministrative Regionali 2015-Documento di analisi e proposte di Confindustria Salerno)

In vista del voto di maggio che aprirà in Campania un nuovo ciclo istituzionale, Confindustria Salerno – con questo documento – vuole fornire il suo contributo di idee per la costruzione di un Progetto Regione che restituisca smalto e nuovo slancio alla nostra terra. La prossima legislatura regionale sarà, infatti, un banco di prova fondamentale: le scelte che si compiranno dovranno essere indirizzate, non solo al recupero delle quote di competitività perdute in questi anni a causa della crisi economica, ma anche a consentire all’intero territorio regionale di avanzare lungo una prospettiva di sviluppo a tutto tondo, coordinando intorno ad essa gli sforzi della politica e, più in generale, della collettività.
Al centro di questo esteso disegno politico va messa la capacità diffusa di fare impresa e di creare un binomio a nostro avviso inscindibile tra il lavoro e la persona, l’unico in grado di legare sviluppo economico e crescita sociale.
Siamo consapevoli che i grandi nodi che gravano sull’economia e sul sociale non possano essere affrontati e risolti solo a livello locale, poiché necessitano, innanzitutto, dell’intervento dei diversi livelli istituzionali, nazionali ed europei. La Regione però deve, fin da subito e con chiarezza, assumere su di sé l’inderogabile responsabilità di fare la propria parte al meglio. Non occorrono svolte epocali, ma maggiore concretezza, dosi massicce di impegno e ampia visione perché la Campania merita di tornare a essere un luogo dove si resta anziché andar via, dove si investe, dove si vive. Bene e per scelta.
La gestione della cosa pubblica e la burocrazia, oltre che imporre, devono, innanzitutto, soddisfare le aspettative e mantenere le promesse. Il fossato fra il Paese reale e la politica deve per questo chiudersi, così come devono sparire le incertezze per cittadini e imprese dovute alle troppe regole sclerotizzate o, paradossalmente, alla mancanza delle stesse o, ancora peggio, al loro mancato rispetto.
Immaginiamo una regione Campania che viene finalmente fuori, liberando le sue migliori energie e potenzialità.

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I cinque punti di forza.
È il momento, questo, di insistere sui punti di forza del nostro territorio per dare vita ad un sistema di eccellenze organizzate. Delle leve di sviluppo, infatti, esistono e resistono; sono quelle stesse che, in questi anni turbolenti, hanno spinto noi imprenditori a continuare a credere che rimanere qui non fosse solo una scelta sentimentale, ma una opportunità concreta già esistente, da organizzare, espandere, sorreggere. E sono le stesse ragioni per cui invitiamo anche altri investitori a scegliere la Campania come meta per i propri capitali. Le ultime previsioni economiche ci raccontano della ripresa prossima ventura per il nostro Paese e, quindi, per la nostra regione: a questa dobbiamo lavorare, rimboccandoci le maniche perché i capitali oggi ancora presenti in Campania non vadano messi in fuga, così come le speranze dei giovani, perché non si spenga quella sana voglia di riscatto che deve animare e motivare ogni nostra nuova azione.

Possiamo fare leva su:

1. Opportunità Mediterraneo; 2. Qualità Forza Lavoro e Capitale Umano; 3. Risorsa Conoscenza; 4. Patrimonio di Bellezza; 5. Cultura di Impresa.

1.OPPORTUNITÀ MEDITERRANEO
Ad oggi, nel Mediterraneo, transita il 19% del traffico marittimo mondiale. Mettendo, infatti, insieme Nord Africa, Medio Oriente e Turchia, il Mediterraneo è il secondo cliente dell’export italiano dopo la Germania. Se ai numeri delle esportazioni si aggiungono quelli delle importazioni, l’Italia risulta il terzo partner commerciale dell’area, dopo Usa e Germania, con scambi per circa 55 miliardi di euro a fine 2013. In più, i Paesi della zona mediterranea si propongono anche come finanziatori e investitori. Attrarre una quota di questi investimenti nel processo di allargamento delle fonti di finanziamento delle nostre imprese è per noi un vantaggio strategico da raggiungere, un’opportunità da non sprecare. Se negli ultimi anni (a partire dal 2011) il Pil ha risentito negativamente dell’instabilità generata dalle turbolenze di molti dei Paesi arabi, per il 2015 la percentuale di crescita prevista è del 3,6%. E nel 2016 dovrebbe salire ulteriormente (+4%) (dati SRM, novembre 2014).
Oltre ad augurarci che l’integrazione dell’area del Mediterraneo con l’Unione Europea diventi presto reale condizione, necessaria per sostenere lo sviluppo economico tanto della sponda nord che di quella sud, per contenere le spinte migratorie e favorire una transizione verso regimi pienamente democratici, crediamo che, mai come oggi, la Campania per la sua strategica posizione geografica, al centro dei traffici del Mediterraneo, abbia l’opportunità di giocare un ruolo di primissimo piano che le permetterebbe di guadagnare un punto quasi naturalmente già suo.
Dalla nostra abbiamo un elemento di forza straordinario, il porto, la prima industria della provincia salernitana con 1200 dipendenti e circa 5000 persone di indotto diretto. Se opportunamente integrata – mettendo in sinergia, e non in conflitto tra loro, gli scali di Salerno e Napoli – la portualità della Campania può concretamente generare ricchezza e occupazione, catalizzare risorse imprenditoriali e investimenti, stimolare lo sviluppo territoriale, migliorando al tempo stesso l’accessibilità e la produttività del sistema economico locale, di cui è già un fondamentale asset strategico.

2. QUALITÀ FORZA LAVORO E CAPITALE UMANO
La disponibilità di capitale umano qualificato è il prerequisito necessario perché un qualsiasi sistema economico regga la competitività. Noi continuiamo a scegliere la Campania come terra di azione perché qui abbiamo sempre trovato le competenze giuste, un riuscito mix di organizzazione, tecnologia, carattere e intelligenza che imprimono dinamicità e sviluppo nelle nostre fabbriche.
La nostra tradizione industriale, nel tempo, ha dato vita a maestranze affidabili, versatili ed esperte, perfette per la trasversalità dei diversi settori del nostro mondo produttivo. Da sempre, qui in Campania, abbiamo una meccanica forte, un settore aerospaziale all’avanguardia, un comparto del packaging che fa la differenza, così come quello della chimico-plastica, dell’agroindustria, dell’abbigliamento e del legno-arredo. In più, nella nostra regione, la cultura sindacale è fondamentalmente sana e la rappresentanza responsabile e non conflittuale. Elementi, questi, che pesano nella scelta di un investimento da parte delle imprese e che ne valgono almeno la metà.

3. RISORSA CONOSCENZA
Nessuna impresa sceglierebbe mai di localizzarsi in un territorio “vecchio”, dove manca il fervore culturale e sociale dei giovani. In tante parti del mondo, lo sviluppo è stato pianificato e gestito guardando al futuro, proprio facendo leva sull’attrazione di questi. La presenza di giovani qualificati è la precondizione per reagire alle crisi congiunturali ed è il prerequisito per nuove iniziative imprenditoriali.
La Campania, con i suoi sei atenei, garantisce, specie al mondo produttivo, il giusto incremento e ricambio di capitale umano, nonché la crescita dell’innovazione. In particolare, riteniamo che l’Ateneo di Salerno – primo del Sud nella classifica sulla qualità delle università redatta dal Il Sole24Ore del 23/6/14 – sia un autentico fattore di sviluppo. Va senz’altro ancor più potenziato il raccordo tra l’impresa e le università per migliorare sia la didattica, sia la ricerca, le cui ricadute nel territorio sono essenziali per alimentare processi di crescita. Livelli di istruzione elevati – propedeutici a una generale crescita delle competenze e capacità professionali dei lavoratori – sono la via maestra verso una società migliore ed un’economia più efficiente.
In Campania questa strada è più che tracciata.

4. PATRIMONIO DI BELLEZZA
«Qui la bellezza produce direttamente ricchezza. La gente vive in una specie di agio tranquillo, lasciando che la bellezza lavori per lei».Pur condividendo quanto scritto da Pier Paolo Pasolini quando il suo sguardo poetico si posò sulla Costiera Amalfitana, «la più bella costa del mondo», oggi, che la bellezza da sola non basta più, possiamo comunque continuare a goderne. La Campania, più di ogni altra regione italiana, annovera sei siti insigniti del titolo di Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO (Centro storico di Napoli, dal 1995; Reggia e parco di Caserta con l’Acquedotto Carolino e il complesso di San Leucio, dal 1997; Aree archeologiche di Pompei, di Ercolano e di Oplonti, dal 1997; Costiera Amalfitana, dal 1997; Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano con i siti archeologici di Paestum e di Velia e la certosa di Padula, dal 1998; Complesso monumentale longobardo di Santa Sofia di Benevento, dal 2011).
Qui – più facilmente che altrove – è possibile proporre un modello di sviluppo che postuli un’economia di distretto allargato, imperniata attorno ad un processo che integri la valorizzazione turistica con altri settori produttivi (artigianato, enogastronomia, trasporti, ICT) strettamente connessi ad esso.
La cultura di cui è poi fortemente intriso il nostro territorio ci predispone quasi naturalmente all’innovazione, non solo in termini tecnologici ma di capacità di pensiero, di apertura, di inclusione, di creatività, di diversità culturale, arricchimento e reciproco scambio.
Un patrimonio di bellezza, presente e futuro.

5. CULTURA DI IMPRESA
Un fattore di grande forza della Campania è la radicata cultura di impresa. Anche in questi anni difficili le aziende campane non sono state ferme. Si sono ristrutturate, trasformate, rinnovate. Qui la tradizione familiare, e non familista, è robusta, come forti sono la flessibilità e il grado di adattabilità nelle nostre fabbriche. La nostra cultura di impresa ha dato prova della sua solidità ed efficacia non chiudendosi nei riti e nei miti della proprietà assoluta, ma trasformandosi per stare al passo con i mercati e le richieste dell’ambiente in cui è immersa. Base produttiva e funzioni manageriali e tecniche si sono adattate alle mutazioni di bisogni, costumi e consumi di mercati in continuo cambiamento.
Basti pensare al caso Fiat di Pomigliano, la cui trasformazione negli ultimi anni è stata radicale. Quella di Pomigliano è diventata, infatti, una fabbrica premiata con i livelli più alti del World class manufacturing. Un cambiamento impensabile fino a qualche tempo fa, ma che si è realizzato. Un esempio che può e deve essere replicato: sono maturi i tempi per invertire nuovamente la tendenza. Anche le multinazionali che fino ad oggi sono andate via dal nostro territorio possono quindi riprendere ad investire con successo in Campania.
Per questo crediamo nel possibile “effetto calamita” che il buono che c’è può innescare, attraendo nuovi interessi e investimenti.

Le cinque priorità da affrontare.
La nostra non vuole essere una rituale elencazione più o meno rivendicativa delle cose che il Governo regionale prossimo dovrà fare, ma un’analisi della situazione esistente, magari cruda, senz’altro ancora problematica, da cui partire per riavviare una dinamica economica viva e positiva.
Siamo certi che “impresa chiami impresa”: se riusciremo a riattivare un circuito di produzione positivo sul territorio, anche altri scommetteranno sulla Campania.Un traguardo raggiungibile se si migliorano però almeno 5 asset:

1. Sensibilità Industriale; 2.Ambiente e Habitat Sociale; 3. Semplificazione; 4. Fondi Europei; 5. Tassazione.

1. SENSIBILITÀ INDUSTRIALE
Anche in questi anni di buio, le aziende hanno continuato ad assicurare sviluppo, innovazione, benessere diffuso, basi per il futuro. Tutti fattori che la tradizione industriale in Campania finora ha garantito, crisi permettendo. Chiediamo, pertanto, che la nuova Regione sostenga ancor di più questa capacità di reazione delle imprese con politiche in grado di migliorare la competitività e l’attrattività del territorio e le condizioni delle attività economiche, sostenendo specialmente le piccole e medie aziende che operano in Campania creando ricchezza e occupazione. Solo unendo le forze di imprese e istituzioni, infatti, si potrà definitivamente scongiurare il processo di deindustrializzazione della nostra regione e di contrazione della base produttiva. Come? Mettendo in campo una nuova sensibilità industriale, chiara e di visione. La nuova manifattura necessita di un ecosistema favorevole allo sviluppo di servizi e attività a elevato potenziale di innovazione e di internazionalizzazione, che la renda capace di promuovere e attirare iniziative imprenditoriali, ulteriori opportunità lavorative, nuove e più sostenibili condizioni di benessere. Per poter funzionare al meglio, tale ecosistema richiede infrastrutture, servizi, approvvigionamento energetico e connessione alle reti altamente efficienti e, più in generale, un innalzamento culturale che conduca verso una visione di sviluppo più aperto e inclusivo e una qualità della vita migliore a vantaggio della collettività.
Va, inoltre, sostenuta una politica di incentivi alle imprese basata su meccanismi automatici e su regolamenti di agevole applicazione. Questa deve essere la regola e non l’eccezione. Chiediamo alla Regione, infatti, di insistere su misure operative come il credito d’imposta, investimenti in nuovi macchinari e attrezzature e potenziamento del Fondo di Garanzia a supporto del credito, interventi apprezzati dalle imprese per la semplicità di accesso e procedura.
Solo a queste condizioni potremo continuare a investire con fiducia e ritrovato slancio.

2. AMBIENTE E HABITAT SOCIALE
È noto l’impatto che le questioni ambientali hanno avuto e possono avere sul territorio campano, in termini sia di immagine,sia di produttività e competitività del tessuto industriale. Si pensi, per citare giusto qualche esempio, alla vicenda Terra dei fuochi e alle ripercussioni che essa ha avuto sulle imprese della filiera agroalimentare, o ai ritardi delle pubbliche amministrazioni nei procedimenti di Valutazione Impatto Ambientale (VIA), che impediscono la realizzazione di molti progetti imprenditoriali.
A tal proposito, chiediamo un maggiore impegno nella salvaguardia dell’ambiente, attraverso sia una politica di prevenzione, sia una sana collaborazione con gli enti statali per il risanamento delle aree attualmente inquinate. La riqualificazione derivante – non solo “ambientale”– è oggi indispensabile per il rilancio del territorio.
Chiediamo, inoltre,all’ente regionale di stimolare la costante partecipazione delle amministrazioni pubbliche competenti nelle conferenze di servizi, indipendentemente dall’obbligo di legge, per il rapidoe buon fine dei procedimenti.
Dell’ambiente in grado di agevolare gli investimenti e l’attività di impresa fa poi parte la legalità. Corruzione e criminalità minano alla radice la convivenza civile e alterano fino a falsarlo il mercato e con esso i risultati economici. Rispetto a questo nodo non siano ammessi sconti.

3. SEMPLIFICAZIONE
Creare un contesto favorevole significa, inoltre, ridurre l’incertezza, perché in un mondo ad alto tasso di competitività le imprese hanno bisogno di regole semplici. Tante, troppe norme – oltretutto faticose – si sommano spesso all’impossibilità di trovare interlocutori certi. Al contrario le aziende hanno necessità di percorsi chiari e tempi definiti. La certezza delle regole, la prevedibilità e rapidità della loro applicazione devono essere i pilastri di una regione civile. La semplificazione amministrativa, lo snellimento del sistema burocratico e delle relative normative sono un tema centrale, un costo diretto e indiretto che incide pesantemente sulla competitività del nostro sistema economico e sociale cui è ormai urgente porre riparo.

4. FONDI EUROPEI
Come un mantra ormai abusato, da anni sentiamo dire e ripetere da più parti che è necessario spendere presto e bene le risorse che l’Europa ci mette a disposizione per riavviare lo sviluppo. Troppi i ritardi, ascrivibili in egual misura – ormai è chiaro -alle Regioni e allo Stato, tanto che la Commissione Ue sottolinea «la mancanza di progetti seri e cantierabili assieme alla mancanza di piani nazionali in cui inserire iniziative territoriali».
Rispetto alla passata programmazione diventa fondamentale ora procedere con l’attivazione dei restanti avvisi necessari per impiegare le risorse 2007/2013 stanziate con le delibere di Giunta Regionale n. 378, istitutiva del fondo per lo sviluppo delle PMI e n. 497 relativa al fondo misure anticicliche e salvaguardia dell’occupazione. Questi due provvedimenti contengono una serie di interventi diretti alle imprese, alcuni non ancora resi operativi (ad oggi ci sono solo le delibere di stanziamento delle risorse dei fondiperil tranched cover, di cui sono stati anche pubblicati due bandi, destinati alle banche e agli intermediari finanziari,che non hanno avuto però risposta; per il rafforzamento patrimoniale delle Pmi e dei confidi regionali, per quest’ultimo è stata pubblicata in BURC la direttiva di attuazione ma manca ancora l’avviso; per il consolidamento passività a breve e programmi di innovazione tecnologica, commerciale e produttiva).
Rispetto alla nuova programmazione di fondi strutturali, invece, la Regione Campania – nonostante la riduzione dovuta al tasso di cofinanziamento al 25% – ha disponibili oltre 4 miliardi di euro per realizzare investimenti da tempo attesi nel campo della ricerca ed innovazione, per le infrastrutture e i trasporti, lo sviluppo urbano sostenibile, l’attuazione dell’agenda digitale. Interventi capaci, nel medio periodo, di migliorare in modo strutturale la competitività della regione. Ci auguriamo quindi che possano essere risolte le criticità fin qui avutesi e che problemi di natura finanziaria, mancanza di pianificazione strategica, limitato ruolo dell’impresa negli investimenti, difficoltà di governance amministrativa, diventino un ricordo del passato.

5.TASSAZIONE
Obiettivo di portata storica sarebbe quello di azzerare entro la legislatura le addizionali di competenza regionale che gravano sulle imprese. Una svolta che darebbe un’autentica scossa alla capacità attrattiva del nostro territorio.
Strategico poi sarebbe pensare, fin da ora, a un beneficio fiscale legato agli investimenti. Questa misura avrebbe una natura complementare rispetto alla legge Sabatini che riguarda investimenti fino a 1,5 milioni di euro e ai Contratti di Sviluppo che resterebbero nella disponibilità della Regione per interventi superiori a 20 milioni di euro: il beneficio fiscale sarebbe rivolto alla fascia da oltre 1,5 milioni e fino a 20 milioni di euro. E, rimanendo all’interno del perimetro nel quale inserire gli sgravi fiscali, è possibile avanzare una proposta specifica rispetto al programma parallelo che, sulla scorta dell’indicazione del Comitato Mezzogiorno di Confindustria, potrebbe con risorse nazionali integrare le risorse dei fondi strutturali ed essere interamente orientato alla attrazione degli investimenti privati, prevedendo appunto un beneficio proprio per questa tipologia di interventi economici privati (non finanziabile con i fondi strutturali) sotto forma di credito d’imposta.
D’altro canto questa tipologia di fiscalità che proponiamo – anche considerando i dati diffusi nei giorni scorsi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze – trova ulteriore motivazione alla luce del fatto che i contribuenti della Campania risultano tra quelli più “aggrediti” dalle addizionali (regionali e comunali) che si configurano tra le più alte d’Italia.

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Il presidente di Confindustria Salerno Mauro Maccauro
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