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Lo speciale »

Lo scontro tra Commissione Europea e Consiglio Europeo non dovrà difendere sempre i fantasmi delle identità nazionali.
Recovery fund tra governance verticale e orizzontale
Una politica di formazione e reclutamento va sperimentata quando la direzione delle scelte diventa strategicamente visibile e fattibile, evitando errori (appena sperimentati) sulle ingegnerie istituzionali proposte.

di Pasquale Persico

Tutti in  campo per il Recovery fund? Sarebbe auspicabile, ma, a quanto pare, non è proprio così. Il “ma” lo hanno reso esplicito in tanti, si è parlato di “consociativismo difensivo”, che potrebbe compromettere il valore strategico dei progetti. Il mio “ma” è meno pessimista e fa riferimento all’evoluzione della governance verticale e orizzontale  che ha l’occasione di confrontarsi con la prospettiva di concorrere all’elaborazione di una nuova politica economica europea e, forse, euro-mediterranea. Naturalmente, lo scontro tra Commissione Europea e Consiglio Europeo non dovrà prendere la brutta piega di difendere sempre i fantasmi delle identità nazionali. Per adesso conviene portare avanti il ragionamento del possibile: per fortuna la risposta di Maria Cristina Treu alla mia domanda finale dello scorso speciale non si è fatta attendere. E’una risposta che mi consente di sviluppare i punti critici, partendo  dalla risalita necessaria affinché l’intera Pianura Padana, con le sue aree contigue di eco-regioni, diventi un’area vasta di programmazione strategica. Ipotizzando che sia “genuina” la proposta di dare ad una o due commissioni del Parlamento – Senato e Camera dei Deputati – la facoltà di definire l’indirizzo strategico del Piano Nazionale che accede all’utilizzo dei fondi europei,  emergono, però, alcuni punti critici.

Vi è consapevolezza politica, dopo il cambiamento avvenuto in Europa – e in evoluzione – che parlare di green economy presuppone che le eco-regioni debbano essere inserite in una visione larga per dare voce alla risalita della funzionalità ecologica nelle macroaree di governance dove calare gli investimenti strategici?

Se questa consapevolezza è presente il primo indirizzo da mettere a fuoco riguarda la necessità che per i temi della salute e della qualità ambientale del nuovo assetto territoriale – la macroregione del Nord e quella del Centro e quella del Mezzogiorno – trovino la sede istituzionale attraverso il coordinamento delle strategie.

La conferenza Stato-Regione sembra, al momento, l’istituzione che possa farsi carico, con un rafforzamento della funzionalità di governance dei progetti da scegliere, della necessità di fare salire di scala il ragionamento sulla politica sanitaria connessa alla qualità dell’ambiente (politica economica per la città come infrastruttura complessa aperta ed inclusiva) .

Questo passaggio è necessario per evitare che rinasca il dibattito sulle competenze e le responsabilità delle singole regioni; dalla diversa efficacia della risposta all’emergenza covid-19 delle diverse Regioni è emersa  la necessità di avere un’unica visione di come parlare di efficacia della  medicina territoriale e di come una medicina di comunità larga possa essere inquadrata nel tema della struttura delle reti di città ed altra città a cui dare nuova funzionalità economica, sociale ed ecologica.

Il tempo scorre veloce è questo primo passaggio culturale ed istituzionale dovrebbe consentire di cambiare l’approccio in campo che vede i partiti ed i movimenti andare incontro all’ennesimo tradimento della Costituzione, formando un direttorio istituzionale presso Palazzo Chigi, togliendo respiro e partecipazione ai territori che hanno bisogno di fare emergere il nuovo potenziale di capitale naturale, capitale umano, e capitale cognitivo, per dare al capitale territoriale esistente la possibilità di non perdere resilienza.

Questa breve premessa rende forse più chiaro quanto è accaduto e quanto potrebbe accadere, per evitare che uno scontro ideologico sui temi dello sviluppo neghi alle  diverse voci delle regioni la possibilità di partecipare ad una elaborazione concreta della visone strategica europea e nazionale.

Si tratta di andare incontro alla nuova esigenza di dare una identità al nuovo Stato Continentale Europeo, non solo guardando alla storia degli Usa e delle loro difficoltà di formare uno Stato Federale adeguato alle nuove sfide sui diritti fondamentali da soddisfare, ma di immaginare di potere fare entrare il nostro continente  nella storia futura, come Stato Europeo e Mediterraneo, meno imperialista, più mercantile e collaborativo, ispirato dai progressi di civiltà percepiti, che la storia offre a molte nazioni europee. Un capitalismo più orientato dal sociale e dai valori di senso, non solo presente nella Costituzione europea o nazionale, ma vissuto come pratica del contemporaneo temporaneo. Non una nuova Costituzione da promuovere, ma una nuova governance orizzontale e verticale, a forte valenza sperimentale in termini di Concordia e Sussidiarietà,  auspicata e riconoscibile dai cittadini europei e dai residenti europei equivalenti, cioè sopraggiunti e desiderosi di partecipare al riposizionamento dell’Europa che verrà.

Questo dialogo persistente, prima tra Regioni italiane, del Nord del Centro e del Sud , e, poi, tra macroregioni dell’Europa, dovrà fare emergere i presupposti per una politica economica europea efficace, concorrente con le politiche nazionali e capace di sottrarre competenze agli Stati ma, questa volta, non solo per allargare il mercato potenziale, ma per moltiplicare l’efficacia e l’efficienza degli investimenti strategici di cui si parla (sanità, ambiente, scuola, occupazione, digitalizzazione ed aggiornamento tecnologico innovativo).

La funzionalità operativa degli Stati risorge come opportunità politica e culturale per riposizionarsi nel nuovo scenario disegnato dalla commissaria Ursula von der Leyen. Questo nuovo scenario di governo europeo e nazionale multi-scalare ed a governance verticale ed orizzontale efficace, dovrebbe modificare la percezione burocratica della Commissione ed aprire nuovi scenari di efficienza per la politica degli investimenti strategici connessi al Recovery Fund ed al Mes (se  utilizzato).

La percezione attuale del ruolo della politica naviga in altre direzioni,  si avverte una lontananza comportamentale dal tema della efficacia delle istituzioni che pure sono abbondantemente abitate dall’approccio verticale del fare politica dei partiti. Non si vuole ipotizzare una terza via o quarta via per avvantaggiare movimenti che si definiscono riformisti ed associabili al passato, ma si cerca di guardare con più intelligenza ai movimenti moderati e situazionisti , che, nella  partecipazione,  chiedono di risolvere problematiche complesse.

Una stagione di nuove competenze deve sopraggiungere, sapendo che queste competenze saranno poggiate su capabilities ancora da individuare e formare. Una politica di formazione e reclutamento va sperimentata quando la direzione delle scelte è strategicamente visibile e fattibile,  evitando errori appena sperimentati sulle ingegnerie istituzionali proposte, astratte o svuotate di efficacia per il sopraggiungere del nuovo mostrarsi  della crisi ma anche delle opportunità inattese non riconosciute.

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Pasquale Persico
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