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La ricerca del messaggio “intelligente” che salva capra e cavoli
E’ proprio un circuito chiuso, arrotolato su se stesso, rintanato nel proprio ambito più specifico, una vera e propria muraglia che cerca di mettere in tutta sicurezza, anche da ogni più minimo respiro non solo politico, ma forse più largamente diffuso, avendo un solo obiettivo: salvaguardare la vera e propria casta (che resta, in ogni caso, molto in alto e se arriva a correre dei rischi, deve anche essere in grado di tutelarsi da sola) e tutto quanto gira intorno alla nostra politica, senza risparmiare occasione valida per farsi spazio, per allargarsi, per prendere tutto quanto possibile. Non è un’immagine, questa appena descritta, pescata da chissà dove, è solo quello che continua ad emergere da una più o meno regolare messa a fuoco di correnti, sottocorrenti, occupazioni di truppe che non solo devono continuare a essere fedeli, ma sempre più pronte a conquistare nuovi e concreti spazi. Esistono, ovviamente, varie tipologie di momenti chiave, come, per esempio, quelli pre-elettorali, quando ogni particolare, ogni tassello, ogni più o meno deducibile strategia può prendere forma o svanire per qualsiasi motivo che prende forma quasi istantaneamente. Ma non è ancora del tutto ben preciso un altro e sostanziale punto: è cambiata, relativamente in poco tempo, la tipologia di aggregazione del consenso, perché si è perso di vista un problema che non solo è difficile risolvere, ma anche inquadrare in un contesto preciso: insomma, non ci sono più certezze, tutto è ancora avvitato all’improvvisazione, perché sono davvero troppi tutti quelli che hanno abbandonato la partita, contribuendo a ridurre la mappatura, di cui parlavamo prima, a un gioca di salotto, dove ogni cosa, prima di cambiare posto (se deve davvero cambiare posto) tende a rimanere, a non fare passi indietro, a non lasciare aperta la finestra. E’ questa la modalità che, ormai, guarda da molto vicino il mondo che cambia e non si muove di un millimetro: non è detto che la bufera riesca a prendere sempre il sopravvento, pensano.
La sensazione è che, invece, la popolazione più diffusa (non i leader, i vertici), ma anche le coagulazioni che resistono e che hanno intenzione di guardare avanti e non indietro, hanno compreso che la gente, i cittadini, i riferimenti sociali, loro stessi, che continuano a trascinare avanti e smuovere tutto quello che può e deve funzionare, sono troppo stanchi: non hanno più tempo di rimanere appesi a qualcosa di annunciato ma non minimamente realizzato. Vanno bene i progetti, gli annunci, le iniziative, ma occorre portare a termine qualcosa, centrare un obiettivo, traguardare un’idea: la coerenza non può ancora rimanere una bandiera per catturare voti.
(continua)
La sensazione è che, invece, la popolazione più diffusa (non i leader, i vertici), ma anche le coagulazioni che resistono e che hanno intenzione di guardare avanti e non indietro, hanno compreso che la gente, i cittadini, i riferimenti sociali, loro stessi, che continuano a trascinare avanti e smuovere tutto quello che può e deve funzionare, sono troppo stanchi: non hanno più tempo di rimanere appesi a qualcosa di annunciato ma non minimamente realizzato. Vanno bene i progetti, gli annunci, le iniziative, ma occorre portare a termine qualcosa, centrare un obiettivo, traguardare un’idea: la coerenza non può ancora rimanere una bandiera per catturare voti.
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I numeri dell'economia »
Vendite al dettaglio, inizio d’anno “senza slancio”
“Inizio anno senza particolari scossoni per le vendite al dettaglio con l’Istat che nelle stime preliminari indica per gennaio un calo dello 0,1% in valore e dello 0,3% in volume rispetto a dicembre 2023, mentre su base annua c’è un aumento dell'1% in valore e una diminuzione in volume del 2,1%. Le vendite dei beni alimentari sono stazionarie in valore e registrano una diminuzione dello 0,4% in volume su base congiunturale, mentre in confronto a gennaio 2023 crescono in valore (+2,4%) e diminuiscono in volume (-2,8%). Quanto ai non alimentari c’è rispettivamente un calo sia in valore (-0,2%) che in volume (-1,6%) e una lieve flessione sia in valore (-0,1%) che in volume (-0,2%)”. Il quadro descritto dai dati Istat descrive la decrescita soprattutto in volume (-0,3%) rispetto al mese di dicembre scorso. “Nel trimestre novembre 2023-gennaio 2024, in termini congiunturali, le vendite aumentano in valore (+0,3%) e calano in volume (-0,1%), con variazioni di segno analogo sia per le vendite dei beni alimentari (rispettivamente +0,4% in valore e -0,3% in volume) sia per quelle dei beni non alimentari (+0,2% in valore e -0,1% in volume)”. Se guardiamo ai beni non alimentari, “si registrano variazioni tendenziali eterogenee tra i gruppi di prodotti: l’aumento maggiore riguarda i prodotti di profumeria e cura della persona (+5,8%), mentre la diminuzione più forte è per elettrodomestici, radio, tv e registratori (-4,9%).
Rispetto a gennaio 2023, il valore delle vendite al dettaglio è in crescita per la grande distribuzione (+1,4%), per le vendite delle imprese operanti su piccole superfici (+0,5%) e per il commercio elettronico (+1%), mentre diminuisce per quelle al di fuori dei negozi (-0,4%)”.
Confcommercio: “Pericoloso andamento ribassista”.
Nel commentare i dati sulle vendite al dettaglio, il direttore dell’Ufficio Studi Confcommercio Mariano Bella sottolinea che “la consapevolezza delle buone performance del sistema Italia nell’ultimo triennio non vieta di riconoscere la condizione di fragilità economica che anche i dati sulle vendite al dettaglio di gennaio testimoniano. La riduzione con cui si apre l’anno, sia congiunturale sia tendenziale, consolida una pericolosa traccia ribassista che, considerata l’importanza dei consumi nel conto degli impieghi finali del prodotto lordo, non può non destare preoccupazione. Nel complesso, prevalgono, infatti, indizi di rallentamento dell’attività economica”. “Il trade off - aggiunge Bella - tra la domanda di beni e di servizi che aveva garantito per buona parte del 2023 un aumento dei consumi sembra essersi arrestato. Da alcuni mesi le famiglie italiane hanno stabilizzato, o ridotto, i consumi turistici interni. A gennaio le presenze di italiani in Italia si sono contratte del 3,7% rispetto all’analogo mese del 2023, mentre quelle degli stranieri fanno segnare il massimo di sempre (8,2 milioni di notti con +12,6% rispetto a gennaio 2023). Tali differenze indicano la relativa debolezza della domanda interna”.
(Fonte: confcommercio.it/15.03.2024)
(continua)
Rispetto a gennaio 2023, il valore delle vendite al dettaglio è in crescita per la grande distribuzione (+1,4%), per le vendite delle imprese operanti su piccole superfici (+0,5%) e per il commercio elettronico (+1%), mentre diminuisce per quelle al di fuori dei negozi (-0,4%)”.
Confcommercio: “Pericoloso andamento ribassista”.
Nel commentare i dati sulle vendite al dettaglio, il direttore dell’Ufficio Studi Confcommercio Mariano Bella sottolinea che “la consapevolezza delle buone performance del sistema Italia nell’ultimo triennio non vieta di riconoscere la condizione di fragilità economica che anche i dati sulle vendite al dettaglio di gennaio testimoniano. La riduzione con cui si apre l’anno, sia congiunturale sia tendenziale, consolida una pericolosa traccia ribassista che, considerata l’importanza dei consumi nel conto degli impieghi finali del prodotto lordo, non può non destare preoccupazione. Nel complesso, prevalgono, infatti, indizi di rallentamento dell’attività economica”. “Il trade off - aggiunge Bella - tra la domanda di beni e di servizi che aveva garantito per buona parte del 2023 un aumento dei consumi sembra essersi arrestato. Da alcuni mesi le famiglie italiane hanno stabilizzato, o ridotto, i consumi turistici interni. A gennaio le presenze di italiani in Italia si sono contratte del 3,7% rispetto all’analogo mese del 2023, mentre quelle degli stranieri fanno segnare il massimo di sempre (8,2 milioni di notti con +12,6% rispetto a gennaio 2023). Tali differenze indicano la relativa debolezza della domanda interna”.
(Fonte: confcommercio.it/15.03.2024)
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Lo speciale »
Le sette E al quadrato del “ponteggiare” di Enzo Siviero
(Pas.Pers.) - Farei una premessa sul “ponteggiare” di Siviero che presuppone il mio ed il suo sguardo strategico sulla Sicilia , l’Italia e la macroarea euro-mediterranea, in uno studio del Formez per la Regione Sicilia. Il Ponte sullo Stretto era guardato “dentro” al tema dell’Alta Velocità verso Sud e come Ponte verso l’Africa. Quella sullo Stretto era una visione larga dell’Area Vasta dall’aeroporto di Gioia Tauro a quello di Catania. Mentre l’altro Ponte, nella visione di Siviero, riguarda la direttrice Palermo-Trapani-Africa, in sicurezza geomorfologica maggiore. Veniva rimossa la visione della Sicilia-Isola, ricordando la storia dei suoi tre lati, connessa al mondo greco e balcanico, quello verso il Mondo Arabo ed, infine, quello euro-mediterraneo. Una ripresa della filosofia della cura - culturale - della Scuola Medica Salernitana.
di Pasquale Persico
Una mostra e un catalogo sono sempre un’operazione “rischiosa”, si perdono tutti i pensieri intermedi del progettare, le rappresentazioni prescelte non restituiscono tutta l’accumulazione di pensieri nuovi che nascono sempre quando vi è passione nella ricerca del progetto giusto, morale, quello che ha desiderio di sentire ed emozionare anche gli altri. Il “fare ponti” di Enzo Siviero diventa linguaggio di incontro mostrando una disciplina in evoluzione; in questo senso il bridging di Enzo Siviero si mostra come una in-disciplina, sono evidenti le metamorfosi progettuali necessarie al dialogo con i linguaggi dei paesaggi e degli oggetti da unire. Il Dna di un territorio è vario e la disciplina di appartenenza dell’Ingegnere che ama ponteggiare, deve incontrare
il territorio sapendo che nessuna mappa potrà definire l’identità stessa del territorio; aggiungere segni (il ponte) è pertanto rischioso, l’Ingegnere non ha scampo, la sua deve essere una discontinuità culturale da giustificare accanto alla funzionalità necessaria. Il catalogo c’è e può diventare il racconto in sequenza delle opere; queste possono presentarsi come soggettività dialoganti, non solo parole di una professione in cammino per le innovazioni dei materiali ma lemmario di strutturazione, concetti di riferimento che riflettono un imprinting sorprendente.
La prima E si rivela; la necessità di fare incontrare il ponte con gli ecodotti naturali già esistenti sul territorio, costringe il progettista ad una “ecologia del progetto”, una sensibilità metodologica, attenta alla sottrazione appare nella visione del ponte sul fiume Taglio. Il sollevarsi appena dal terreno facilita la visione di bosco nascente, un ponte si mostra come corridoio mentale, nuove piante pioniere, piante rettangolari dal pensiero obliquo, raccontano di un ponte che vuole diventare paesaggio percepito e con-temporaneo.
(continua)
di Pasquale Persico
Una mostra e un catalogo sono sempre un’operazione “rischiosa”, si perdono tutti i pensieri intermedi del progettare, le rappresentazioni prescelte non restituiscono tutta l’accumulazione di pensieri nuovi che nascono sempre quando vi è passione nella ricerca del progetto giusto, morale, quello che ha desiderio di sentire ed emozionare anche gli altri. Il “fare ponti” di Enzo Siviero diventa linguaggio di incontro mostrando una disciplina in evoluzione; in questo senso il bridging di Enzo Siviero si mostra come una in-disciplina, sono evidenti le metamorfosi progettuali necessarie al dialogo con i linguaggi dei paesaggi e degli oggetti da unire. Il Dna di un territorio è vario e la disciplina di appartenenza dell’Ingegnere che ama ponteggiare, deve incontrare
il territorio sapendo che nessuna mappa potrà definire l’identità stessa del territorio; aggiungere segni (il ponte) è pertanto rischioso, l’Ingegnere non ha scampo, la sua deve essere una discontinuità culturale da giustificare accanto alla funzionalità necessaria. Il catalogo c’è e può diventare il racconto in sequenza delle opere; queste possono presentarsi come soggettività dialoganti, non solo parole di una professione in cammino per le innovazioni dei materiali ma lemmario di strutturazione, concetti di riferimento che riflettono un imprinting sorprendente.
La prima E si rivela; la necessità di fare incontrare il ponte con gli ecodotti naturali già esistenti sul territorio, costringe il progettista ad una “ecologia del progetto”, una sensibilità metodologica, attenta alla sottrazione appare nella visione del ponte sul fiume Taglio. Il sollevarsi appena dal terreno facilita la visione di bosco nascente, un ponte si mostra come corridoio mentale, nuove piante pioniere, piante rettangolari dal pensiero obliquo, raccontano di un ponte che vuole diventare paesaggio percepito e con-temporaneo.
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