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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Continua la corsa forsennata a caccia di voti e di palcoscenici mediatici senza timore della negatività persistente.
Politica, propaganda e missioni “impossibili”
I numeri dell’economia prendono spazio tra arretramenti e battute d’arresto che lasciano riflettere e valutare con attenzione quanto accaduto (e accadrà) nei territori del nostro Paese.

La sensazione che si avverte ascoltando tante voci tra coloro che si “profilano” come “protagonisti” delle prossime puntate che la politica nostrana si appresta a mettere in campo, preannuncia la conferma di come tutto ruoti sulla capacità di mobilitare e motivare (a fondo) l’elettorato. O, in ogni caso, di preannunciare svolte e cambiamenti che non potranno, nella maggioranza dei casi, poi rivelarsi per come vengono descritti. La “svolta” in questa direzione, per esempio, del sistema mediatico non ha avuto modo di attendere elementi di rilievo, ma, più modestamente, di assecondare il flusso di eventi, soprattutto a livello internazionale, che ha influenzato in maniera sostanziale il susseguirsi delle piccole cronache deteriori nel perimetro interno. In altre parole, la debolezza del sistema politico ed economico/produttivo espressa dall’Italia si è profilata – se volete, anche a colpi di numeri estremamente significativi (vedi alla voce Pil, giusto per fare un riferimento) – in maniera tale da imporre sul “piatto” della propaganda politica un insieme di “ricette” sempre fermamente ancorate alla ricerca del consenso, in taluni casi prim’ancora di valutare con attenzione gli effetti di quanto si propone.

E’ del tutto evidente, quindi, che, nella migliore delle ipotesi, fino a quando non si giungerà alla determinazione di un contesto politico più fermamente ancorato alla “presa d’atto” di “quello che c’è” – e questo è quanto potrà accadere almeno dopo lo svolgimento delle elezioni regionali –  assisteremo a una corsa forsennata a caccia di voti e di palcoscenici mediatici senza timore di quanto di negativo, invece, si produrrà in una platea che, pure, assiste per tanti versi attonita al susseguirsi di “gesta” arroganti e pretestuose non solo in Italia, ma anche nel quadro dei rapporti internazionali.

Non c’è nulla da fare: l’imbarbarimento va avanti senza alcuna interruzione e gli stessi richiami al buon senso e al recupero di un minimo di responsabilità/credibilità passano sempre più in secondo piano rispetto alla rissa continua che si perpetua tra televisioni, giornali, social, consentendo solo in minima parte di capire bene come si vanno dipanando le cose.

Parlano, come si accennava prima, i numeri dell’economia che prendono sempre più spazio, tra arretramenti e battute d’arresto palesi che lasciano riflettere e valutare con attenzione quanto accaduto realmente nei territori del nostro Paese, mentre, finalmente, assumono forma e consistenza i tentativi di offrire valutazioni fondate su quanto si prepara ad accadere.

E solo a questo punto ci si rende conto che, ormai, la “fantasia” dell’elettorato, cioè la capacità pienamente autonoma di smarcarsi dalle ruote del “carro” di una classe “dirigente” sempre più distante da quanto giorno dopo giorno prende forma, resta in vigile attesa di manifestare le proprie scelte.

Insomma, come spesso è già accaduto, andiamo incontro al “ridisegno” della mappatura politica dei territori e a una rottura, per così dire, profonda. E’ finito un passaggio storico – dicono in tanti – e ne sta per iniziare un altro. Restano ad attendere, battagliando a loro modo, i politici, che hanno scelto di auto-propagandarsi e di credere di farcela ancora. Vinceranno di nuovo? In tanti casi è probabile di sì, ma il cambiamento sostanziale – dettato dalla mutazione “genetica” delle relazioni soprattutto economiche tra i Paesi – indurrà anche i “vincitori” a dotarsi di una nuova profilatura caratteriale. Il mondo, per fortuna, va avanti e la politica deve (dovrà?) adeguarsi.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

@PappalardoE

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