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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Mentre la grande crisi si avvia alla piena archiviazione in Europa, in Italia prendono maggiormente piede fattori di instabilità.
Politica in confusione? A rischio la ripresa
Il clima di incertezza ipotizzabile dopo il voto di marzo 2017 e lo scontro a tutto campo concretizzano l’ipotesi di un mancato consolidamento delle dinamiche positive che negli ultimi trimestri hanno fatto dichiarare tecnicamente conclusa la recessione.

Il quadro politico confuso ed in crescente “agitazione” in vista delle elezioni della prossima primavera è senza dubbio motivo di profonda preoccupazione per gli attori del sistema economico e produttivo, oltre che per le istituzioni internazionali che ci osservano con grande attenzione. D’altro canto ogni minima causa di instabilità – o di rallentamento del faticoso processo di ripartenza – viene analizzata e “sezionata” nei dettagli, pur di trarre indicazioni previsionali attendibili rispetto ai prossimi mesi. In questo contesto, purtroppo, occorre constatare una diffusa “insensibilità” delle forze politiche di fronte alla necessità, invece, di raffigurare una situazione sotto controllo, rispondente alla domanda di affidabilità che proviene dalle imprese e da tutti i partner sia nel perimetro Ue che extra-Ue.

A rinsaldare le ragioni che inducono a guardare all’Italia con preoccupazione si inserisce anche il profilo del quadro politico che – con molta probabilità – emergerà dopo le elezioni di marzo 2017. Un profilo che non lascia presagire (almeno nelle premesse) un “blocco” partitico predominante o, per meglio dire, una maggioranza con una precisa identità e, soprattutto, coesa dal punto di vista programmatico. In altre parole, la scelta del sistema elettorale – peraltro attraverso il ricorso a reiterati voti di fiducia – non si è contraddistinta per lungimiranza: il cosiddetto “Rosatellum” non si configura come la premessa di una stagione politico/istituzionale incentrata sulla chiarezza degli schieramenti e dei comuni intenti.

Non si tratta di considerare soltanto i riflessi politici di questa situazione, ma di immaginare quali “risposte” economiche essa può attivare, nella consapevolezza di un’obiettiva debolezza strutturale dell’economia nazionale ed in particolare di quella meridionale. Mentre la grande crisi si avvia alla piena archiviazione in Europa, in Italia prendono maggiormente piede fattori di instabilità, in grado di fare lievitare la diffidenza e la cautela non solo degli imprenditori sul versante interno, ma anche quelle degli altri Paesi Ue (e non solo), delle istituzioni comunitarie e della Bce che si appresta a ridurre gradualmente il programma di acquisto dei titoli degli Stati europei e a rendere – sempre in un lasso di tempo adeguato – meno accomodante la politica monetaria.

E, allora, fa davvero impressione assistere alla “debolezza” delle tesi e delle antitesi dei partiti in questo assaggio di campagna elettorale che si aggroviglia in accuse reciproche smarrendo la necessità di mettere al riparo dello scontro politico alcuni “pilastri”. Se perfino non si è esitato ad attaccare la Banca d’Italia – riferimento di primissimo piano nell’interlocuzione a livello internazionale – come dovrebbero porsi investitori, imprese e le stesse istituzioni Ue nei confronti dell’Italia e di chi la rappresenta?

Facile, quindi, prevedere, non solo un rallentamento del già insufficiente flusso di investimenti esteri, oltre che una fase di stallo ulteriore degli investimenti pubblici di matrice statale.

Il clima di incertezza che si prospetta dopo il voto di marzo 2017 e lo scontro a tutto campo – che non risparmia, come si accennava, niente e nessuno – concretizza il rischio di un mancato consolidamento di quelle dinamiche positive che negli ultimi trimestri hanno fatto dichiarare tecnicamente conclusa la recessione.

Come spesso è accaduto in questi anni di crisi “esistenziale” dei partiti e della politica più in generale, il mondo economico e produttivo ed i lavoratori si ritrovano in mezzo al guado senza alcuna certezza e, soprattutto, in attesa di una stagione di governo finalmente al di sopra di liti che dichiarano il senso dello smarrimento di quella necessaria ed imprescindibile responsabilità al di sopra degli interessi particolari.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

@PappalardoE

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