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Analisi sui dati Banca d'Italia: il credito al consumo conferma l'oculatezza salernitana.
Più formiche che cicale
La scelta di non appesantire il carico mensile di rate da onorare rivela la proiezione a lungo termine (l’amore per il mattone), piuttosto che nel breve o medio periodo.

di Paolo Coccorese ed  Ernesto Pappalardo

Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (Edizione Salerno) giovedì 5 ottobre 2017.

Non è cambiata la “personalità” finanziaria dei salernitani nemmeno sotto la scure della crisi. Il tipico approccio attento e prudente è ancora lì, intatto, a dispetto della contrazione evidente delle entrate delle famiglie. La cartina di tornasole del credito al consumo (dati Banca d’Italia) conferma che nella nostra provincia ci si indebita sempre con grande attenzione alla reale capacità di spesa. I numeri raccontano che, pur non rinunciando agli acquisti e ad uno stile di vita che tiene conto delle esigenze di “aggiornamento” del parco/auto e degli elettrodomestici, alla fine dello scorso anno il valore pro-capite di questa tipologia di esposizione debitoria risultava pari a 1.659 euro, l’8,4% più basso della media-Italia (1.811 euro). E va sottolineato che, rispetto alla altre province campane, Salerno è la seconda meno indebitata dopo Avellino. Nella graduatoria nazionale del 2016 si posiziona al 76° posto (su 110 province, ordine decrescente rispetto alla minore massa debitoria), addirittura due posizioni più in basso del 2015, nonostante l’aumento del relativo valore. E’ chiaro, quindi, che le famiglie salernitane si caratterizzano per livelli di indebitamento alquanto contenuti, non dovuti soltanto a un proporzionale valore minore dei redditi pro-capite. E’ questo un aspetto rilevante dell’analisi dei dati, perché configura un atteggiamento non “spensierato” nel momento della contrazione di prestiti, proprio perché la “personalità” finanziaria induce a non perdere di vista il contesto complessivo delle spese necessarie ed inevitabili, non certamente penalizzando quelle gestibili con meno pressione temporale.

La propensione all’investimento in immobili – che risulta dall’analisi del patrimonio medio delle famiglie – rappresenta l’altra faccia del “contenimento” del ricorso al credito al consumo: non appesantire il carico mensile di rate da onorare rivela la proiezione a lungo termine (ecco l’amore per il mattone), piuttosto che nel breve o medio periodo. In questo caso basta considerare che a Benevento il credito al consumo per persona nel 2016 ammontava a 1.738 euro (+4,8% rispetto a Salerno) a fronte di un reddito medio che è il più basso della regione. Insomma, nella nostra provincia l’accensione di piani di credito al consumo non è strettamente correlata al gettito delle entrate: anche quando i “flussi di cassa” sono adeguati e in grado di sostenere importi più consistenti, si preferisce non incamminarsi su strade che potrebbero rivelarsi all’improvviso accidentate.

Il contesto generale, comunque, non autorizza a facili ottimismi. Le distanze con il resto del Paese inducono ad avere sempre coscienza dell’esigenza di lavorare in profondità per aumentare il livello complessivo di qualità reddituale delle famiglie. Non per niente, occorre andare sempre al Nord per rintracciare i territori dove meno ci si appesantisce con rate e “prelievi” mensili: Sondrio (1.087 euro), Trento (1010 euro) e Bolzano (845 euro, 110ma). A conferma che da quelle parti il credito al consumo è lontano circa 600 euro da quello della nostra provincia. Non è solo questione di reddito, d’accordo. Ma, certamente, di benessere maggiormente diffuso e stabile.

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