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I numeri dell'economia »

Un aumento dell’ordine raccontato “incentiva” la diffusione dell’entropia negativa, la cosiddetta “neghentropia”.
Oltre il caos? Navighiamo tra caso e necessità
Abbiamo bisogno di un pensiero lungo per uscire dalle trappola del tempo fermo. La città “bastevole” deve emergere come cambio di paradigma a livello globale.

Nemmeno Greta ce l’avrebbe fatta, in ricordo di Fiamma Pintacuda
di Amedeo Trezza

di Pasquale Persico

Riprendo le conclusioni de “Il Punto di Arpocrate” di questa settimana – “Il super Cipe” e l’esperienza del governo Prodi 2”, 19.01.2021 – per cercare di capire se la casualità, che ci viene incontro,  ci consentirà di andare oltre la necessità di un raccordo efficace con le politiche europee per l’uscita dalla crisi del sistema istituzionale ed economico, in stallo visivo e sostanziale. Ecco, allora, che la nuova precisazione di Romano Prodi ci  aiuta a capirne di più: il Cipe, lo Stato, deve essere un organismo autorevole, competente, in grado di fare vivere (partecipare) tutti i ruoli istituzionali (Regioni, Comuni, parti sociali e rappresentanze) assegnati dalla Costituzione, per comporre la sequenza giusta ed efficace dei progetti  del Recovery Fund; bisogna  evitare  che i criteri di valutazione dei singoli progetti disperdano la necessità di vederli in progressione, come rete-infrastruttura (Sanità, Istruzione, Clima, Ambiente, etc) in grado di moltiplicare l’efficacia totale dei fattori produttivi per l’occupazione. Bisogna evitare, ancora una volta – dopo quella volta – che  la storia di cui si parla,  metta in discussione qualsiasi gerarchia di valori capaci  di ordinare in sequenza le cose da fare.

A seguire, per dare un contributo alla rappresentazione di quanto avviene in Parlamento e nel Paese, e per dare un giudizio su quanto raccontato dai media, dobbiamo andare al fondo dei fatti ed alla loro rappresentazione visiva. Ci facciamo aiutare, però, da Jacques Monod, amico di Albert Camus, che nel 1945 divenne capo laboratorio dell’Istituto Pasteur, mentre nel 1965 gli venne  assegnato il premio Nobel per la Medicina; divenne, dopo, protagonista della nascita della struttura, associata all’Istituto,  di biotecnologia industriale, sempre al Pasteur. Egli ci spiega, parlando delle evoluzioni degli esseri viventi, che la simultaneità di un gran numero di reazioni chimiche ed i legami che hanno luogo tra differenti essere viventi richiedono una caratteristica vitale dello stare insieme: la regolazione. Le sue ricerche fecero sì che lui ed altri scienziati facessero emergere il concetto di “operone”, che possiamo associare al nostro concetto di “super Cipe”, cioè una struttura di geni costituita dall’operatore-Operone, coordinatore, e dal gruppo di geni che formano la struttura.

Questa rappresentazione diviene ancora più esplicita, associandola al funzionamento del Parlamento ed al ruolo dei partiti e della comunicazione ad essi connessa, perché il nostro scienziato rende esplicita l’idea che vi sia una componente genetica tra le  componenti del gruppo che strutturalmente, ed istituzionalmente, dovrebbe avere una  tendenza all’invarianza. Potremmo, allora, pensare che i partiti, per statuto e per necessità, abbiano una capacità di conservare, da una generazione di dirigenti ad un’altra, la propria norma strutturale, fino a trasmettere ai posteri, adeguando le loro prestazioni, il contenuto ideale di queste?

Il nostro amico scienziato ci dice, anche, che gli esseri viventi si evolvono e la mutazione può essere dovuta alla complessità che produce caos ed il caso prodotto e non riconosciuto come opportunità produce altro caos che viene interpretato come necessità sopravvenuta e non endogena.

Aumenta, così, il disordine: le molecole lente e quelle  rapide, prima separate, si mescolano e l’energia totale del sistema si ripartisce statisticamente, inoltre, i due comparti inizialmente molto distinguibili (energie rivelate ex ante) diventano equivalenti.  Una volta raggiunto l’equilibri statistico, è difficile riprodurre fenomeni ad energia innovativa.

Ma veniamo al punto ed al ruolo dell’informazione: se l’ entropia raccontata produce un  aumento della misura del disordine di un sistema, un aumento dell’ordine raccontato  male potrebbe corrispondere ad un aumento dell’entropia negativa, chiamata dal nostro scienziato “neghentropia”.

Il mondo dell’informazione ha una responsabilità precisa perché è dalla quantità qualitativa delle informazioni,  capaci di descrivere il disordine,  che possiamo capire se il mondo dell’informazione è anche responsabile della “neghentropia”.

Torniamo, infine, alla nostra premessa ed al super Cipe – o alla tecnostruttura responsabile del Recovery Plan – e al dibattito sui progetti da selezionare, che rappresenta una parte del caos. Il Ministro Boccia, economista che stimo, ha sempre sottolineato che la struttura del Recovery PLan è in evoluzione e che il Mes,  se fa parte del programma, è sostitutivo e non aggiuntivo delle risorse da programmare. In più, e questo è cruciale, il governo, attraverso il Cipe deve mettere in sequenza programmatica le risorse assegnate temporalmente nel Recovey Plan  in  capitoli chiave, di lettura settoriale. Ma se facciamo un ragionamento intersettoriale di governance strategica, la sequenza programmabile per la Sanità, ad esempio, potrebbe beneficiare di risorse ben più ampie  di quelle assegnate nella lettura settoriale del solo Mes.

L’esempio per capirci e concludere. L’infrastruttura Salute, benessere e sicurezza. Se partiamo dalla base conoscitiva dell’efficacia della rete ecologica necessaria a fare prevenzione, anche in connessione del tema clima,  è evidente che attinge a tutti i temi della transizione ecologica, green economy e mobilità urbana, fino alla forestazione. Tutta la problematica della mobilità connessa alla nuova scuola ed il tema della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione si connette alla medicina territoriale.  Con questa visione strategica  aumenta il potenziale delle risorse necessarie alla Sanità, specie  se si affronta veramente il tema della medicina di base. Allora la polemica sul Mes è un contributo alla “neghentropia”? Ciò preoccupa Cottarelli, perché viene trascurato il tema delle riforme necessarie alla credibilità della governance futura e non tiene conto della necessità di ispirarsi anche ai temi della spending review per agire pure sul debito da fare diminuire insieme con l’obiettivo della crescita del reddito.

Per il professor Cottarelli ripartire dal giuramento di Ippocrate, non solo ci fa fare pace con l’Istituto Pasteur e lo scienziato biologo, ma rimette  in campo l’etica dei partiti e della politica: Breve è la vita lunga è l’arte.

Abbiamo bisogno di un pensiero lungo per uscire dalla trappola del “neghentropia”. La città “bastevole” deve emergere come cambio di paradigma a livello globale, per  capire il passaggio di testimone da A. Camus  a Jacques Monod , dopo la morte di Camus.

Per i due amici i risultati e le interpretazioni della biologia moderna erano in contrasto con qualsiasi interpretazione antropomorfa dell’universo e della vita, senza un bagno culturale nel mondo della sostenibilità profonda, cosmica,  integrata e plurale.

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Nemmeno Greta ce l’avrebbe fatta, in ricordo di Fiamma Pintacuda

di Amedeo Trezza

Probabilmente Fiamma Pintacuda sarà ricordata per aver donato al Fai, nel 1984, una fascia di terra all’interno di una sua proprietà che attraversa interamente la Costa della Masseta tra Scario e Marina di Camerota ed avere così contribuito in maniera determinante a porre fine al tentativo di lottizzazione speculativa di quel tratto di costa tirrenica ancora intatta.

A fine anni Settanta, quando si tentò di mettere le mani sulla costa di Scario, tentando di trasformarla in una piccola Costa Smeralda con ville a picco sul mare, il linguaggio della protezione ambientale era ancora troppo aspecifico per essere compreso, men che meno per essere condiviso e messo in risonanza con i temi di equità sociale.

Pochi avevano uno sguardo d’insieme focalizzato sul potenziale del capitale naturale e delle sue possibili connessioni col tema della giustizia sociale: una società plurale passava anche attraverso il riconoscimento del capitale naturale e la bellezza doveva essere condivisa e accessibile a tutti per essere tale e per diventare fondamento dello stare insieme bastevole e virtuoso.

Fiamma, nella sua difesa dell’arcaico e dell’intatto, era allo stesso tempo diversi decenni più avanti di tutti gli altri, questa è stata la sua cifra. L’unica a non cedere alle lusinghe economiche tra i proprietari terrieri interessati alla lottizzazione fu proprio lei. Poiché la sua proprietà tagliava verticalmente tutta la costa, il suo veto sarebbe stato ostativo per la realizzazione dell’intero progetto. Così gli speculatori tornarono alla carica e ben presto ottennero l’avvio dell’iter espropriativo dei terreni motivato questa volta dalla costruzione di una strada pubblica costiera, parallela alla strada già esistente di collegamento tra San Giovanni a Piro e Camerota, guarda caso proprio lungo la Masseta. L’esproprio per pubblica utilità (presunta) poteva essere bloccato solo opponendovi un titolo di proprietà a favore di un ente morale inespropriabile: la donazione al Fai divenne realtà. La Masseta fu salva. Il primo golpe fu sventato. Poco dopo per fortuna arrivò l’istituzione del Parco Nazionale del Cilento.

Ciononostante, a cavallo del millennio, le cale più grandi della costa vennero prese di mira da una vera e propria recrudescenza speculativa, questa volta sub specie balneare. Furono impiantanti, anno dopo anno in maniera sempre più impattante e perdurante, dei lidi balneari abusivi che contravvenivano alle norme di tutela dei luoghi e che procuravano, direttamente e indirettamente, deturpazione ambientale e sociale. I nostri timori ben presto si trasformarono in certezze e decidemmo di dare il via ad una seconda stagione di opposizione in nome della tutela ambientale e paesaggistica. Questa volta fui personalmente impegnato al fianco di Fiamma per diversi anni nell’organizzazione della protesta a vari livelli finché, infine, riuscimmo a scongiurare anche questo secondo tentato golpe alla Masseta. Tenemmo duro, tra sequestri e dissequestri, giusto in tempo e fino a che fu istituita l’Area Marina Protetta, oggi denominata “della Masseta e degli Infreschi”, ponendo così fine alle speculazioni balneari. La costa fu salva per la seconda volta.

La forza di Fiamma era duplice. La sua azione in prima persona era un concreto argine agli scompensi innescati dai tanti diavoli di una società piena di contraddizioni e che ancora occulta i costi ambientali di gran parte dei suoi processi, e, allo stesso tempo, il suo agire era un esempio per gli altri, era la forza della sua comunicazione su temi non ancora condivisi. Comunicazione ambientale che, anche se oggi viviamo tempi moderni le cui sfide hanno un linguaggio più specifico e condiviso, continua a difettare della intransigenza cristallina e della lungimirante capacità di visione che Fiamma Pintacuda ha sempre mostrato di possedere e di cui ci ha sempre reso a piene mani testimoni e al contempo partecipi.

I temi aspecifici di oggi si sono moltiplicati, la pandemia li ha ampliati, il sogno di una civiltà plurale non antropocentrica ma poggiata su una visione di sostenibilità profonda è appena abbozzato,  nella nuova politica economica europea; la città possibile è appena enunciata e per entrare dobbiamo moltiplicare i pensieri e le azioni di Greta e Fiamma, fino a far emergere una nuova galassia di edificatori anche nel Parco nazionale del Cilento, per  dare una coerenza tra riconoscimenti Unesco e percezione condivisa dall’impegno di tutta la popolazione, residente e residente equivalente, responsabile della risalita dei paesaggi sublimi, cioè dialoganti (convenzione di Faro) con la Natura, spesso ostile ma anche madre, come Fiamma, fiamma di libertà ed impegno.

 

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Pasquale Persico
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