GLOCAL di Ernesto Pappalardo »
A leggere bene le statistiche settimanali che si susseguono a delineare l’andamento dell’elettorato politico, la situazione che si delinea non determina alcun cambiamento dal punto di vista della forza effettiva dei partiti e delle varie formazioni in campo. E’ apparentemente facile, quindi, farsi una precisa idea su come la condizione, settimana per settimana, non si sia minimamente evoluta o abbia assunto una prospettiva diversa rispetto ai mesi nei quali si è manifestata con chiarezza la scelta degli italiani che hanno deciso di seguire una strada diversa (almeno a livello nazionale, perché nei Comuni e in non poche Regioni, oltre che in Europa, non è così), di cambiare spartito, di puntare su una vera e propria alternativa. Insomma di scegliere la destra – non il centrodestra – per mutare registro: all’epoca, insomma, a livello di governo centrale occorreva cambiare del tutto, girare pagina, provare a ripartire. Lo hanno capito, lo hanno compreso sul serio, ma l’altro versante si è interrogato profondamente sulla bocciatura, inesorabile, ricevuta? Oppure ha continuato e continua a scimmiottare chissà quale mondo che verrà? La sensazione, ad osservare bene quello che accade, nel pieno di una crisi esistenziale, alle forze che non si riconoscono a destra e anche al centro, è che si faccia ancora molta fatica a comprendere, senza elaborazioni fuori tempo massimo, che la stroncatura non solo permane, nonostante le scivolate di un centrodestra effettivamente avvolto nelle gaffe di tante personalità inappropriate, ma è destinata ad allargarsi, pur riservando un andamento, a nostro avviso, costantemente non negativo nei Comuni e in alcune Regioni.
A livello Ue e nazionale, non si intravedono mutamenti concreti, che abbiano un peso ribaltante lo scenario che si è determinato. E’ chiaro, quindi, che Schlein e tutto il resto del cambiamento annunciato e in qualche modo (sbagliato) perseguito, deve (dovrebbe) voltare pagina e meglio sintonizzarsi su quello che si auspica in tanta parte della sinistra, che non riesce ancora ad affermarsi in un panorama più ampio ed aperto. Sembra permanere, invece, la vocazione a rivendicare alcune posizioni che non rientrano del tutto nelle alchimie più contemporanee delle varie elaborazioni di centrosinistra, alimentando, in realtà, solo ulteriore confusione.
Di fronte a questo quadro, che lascia immaginare una nuova stagione di vero e proprio nullismo mediatico, con la conseguente connessione di una vera e propria paralisi governativa (oltre quello che può veramente produrre la frantumata opposizione), non resta che auspicare un inaspettato ravvedimento, un’improvvisa ricerca dei nodi essenziali da perseguire e sciogliere, sia in sede europea che più propriamente nazionale. In altre parole, il perimetro politico incanala una prospettiva che genera preoccupazione, che provoca il timore di rimanere molto indietro, appesi alle progettualità che non verranno, che non ci saranno. E imperversa, intanto, la dimensione del possibilismo che non accade ma, intanto, domina: di prospettiva in prospettiva, fino a sfiorare quello che, prima o poi, non ci sarà. Ma è quasi successo. E non è poco. O no?
Ernesto Pappalardo
Meloni e Schlein, la politica va avanti