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Il tema del paesaggio in metamorfosi. L’aggregato della Ceramica e del Cotto da oltre un millennio parla un linguaggio plurale.
Museo Città Creativa, girotondo di arte e saperi
Chipperfield, Marano, Shimamoto, Pistoletto ed Annibale Elia si ritroveranno insieme, come fecero molti anni fa a Cetara bevendo vino e gustando spaghetti al Garum.

di Pasquale Persico

La metamorfosi lenta del paesaggio post-industriale di Torino e gli ostacoli culturali dovuti al ritardo della città nell’accettare il pensiero utopico e radicale di Ugo Marano, che insieme all’architetto Peter Latz ha vinto, oltre un decennio fa, il Progetto per la realizzazione del Parco Dora a Torino, hanno impedito di mettere in relazione il tema del viaggio d’arte del terzo Paradiso di Pistoletto con il viaggio del Tavolo del Paradiso  nella città del quarto paesaggio di Ugo Marano. A Rufoli di Salerno – presso il Museo Città Creativa – a suo tempo promosso ed inaugurato da Ugo Marano, una mostra-lezione magistrale del Prof. Annibale Elia – artista, fondatore della primo corso di Scienze della Comunicazione in Italia – che mette insieme Ugo Marano, Michelangelo Pistoletto, David Chipperfield  e Shozo Shimamoto per  parlare di scrittura e linguaggi dell’arte. Il racconto affronta anche il tema del paesaggio in metamorfosi, ma soprattutto riflette sul “ come” i quattro concorrono a moltiplicare i vantaggi competitivi localizzati della cittadella della Ceramica e del Cotto, che da oltre un millennio parla di città plurali.

Il Tavolo del Paradiso di Ugo Marano partì da questa cittadella – allora poco nota – accompagnato da quattro tonnellate di argilla per il  Maschio Angioino ed  augurò alla prima giunta Bassolino di concorrere alla metamorfosi di Napoli,  riconoscendo in maniera veloce la nuova soggettività della Natura, anche nella città metropolitana. Ma la destinazione del Tavolo era un’altra: Il Parco Nazionale del Cilento; gli oltre 150 posti di convivio culturale predisposti  dal disegno a croce greca, occupando a terra appena 50 cm quadrati, invitavano i sindaci della comunità del Parco a utilizzare tutta la loro forza di sussidiarietà prevista dalla Costituzione per fare riconoscere il loro quarto paesaggio, a funzionalità ecologica riconosciuta dall’Unesco, in quanto area Mab.

Si trattava di utilizzare al meglio la pioggia di finanziamenti in arrivo dai fondi nazionali e dai fondi della comunità europea. Le gerarchie politiche dei diversi partiti – e non solo – hanno ostacolato non poco questa possibilità ed ai sindaci non è restato che fare cadere il potenziale del progetto ad utopia larga. Il desiderio di Ugo Marano di lasciare il Tavolo nel Parco – per farlo assorbire dalla Natura come è avvenuto per la Piazza dei Flauti sul Monte Cervati,  evitando il restauro continuo – è stato disatteso; anche io ho concorso a ristrutturare più volte il tavolo, che oggi riceve le cure della Fornace De Martino, protetto da uno steccato in legno per evitare il rapporto con le mucche del luogo. Dopo la riproduzione delle coppe e dei bicchieri di cotto, il tavolo tornerà smontato nei depositi di Casa Capriglia ( SA) della Famiglia Marano.

Il Tavolo, però, sarà testimone esterno al Museo Città Creativa – dove Annibale Elia con gli Occhiali della Mente di Shozo Shimamoto e la sua ricerca sul Bianco Oriente, porrà in reciprocità concettuale e programmatica i pensieri di Pistoletto, Chipperfield, Shimamoto  e Marano sui temi della metamorfosi del paesaggio urbano a sud di Salerno.

Il primo incontro tra Chipperfield e Marano portò – come anticipato da me nel Punto di Arpocrate  di lunedì scorso – alla nascita del Progetto Risalita dei Luoghi del Cotto.  La Fornace De Martino –  anche grazie al prestigio dell’Architetto, impropriamente definito Archistar e oggi premiato, invece, con il Pritzker Prize – riuscì ad accendere una seconda fornace tra quelle candidate a divenire archeologia. Oggi, la stessa fornace, accoglie un nuovo progetto di Fabbrica Creativa,  disegnato da Chipperfield, capace di danzare con tutte e cinque le fornaci ancora esistenti. Annibale Elia a suo tempo riconobbe il lavoro di Ugo Marano e propose al suo Dipartimento di offrire all’Artista  il Dottorato di Ricerca ad Honorem, quale Artista utopista e radicale. La tesi di dottorato mette Il tavolo del Paradiso al centro della visione utopistica, tesi che oggi è pubblicata come libro d’arte pregiato, grazie alla Fondazione Plart di Maria Pia Incutti.

Ma la storia non finisce qui, perché gli ideogrammi del diario di Shimamoto sui pensieri durante la sua vita d’artista, consentono al Prof Annibale Elia di ricongiungere il segno concettuale di Pistoletto con il disegno del tavolo del Paradiso di Ugo Marano, utilizzando la sintesi visiva degli ideogrammi di Shimamoto, accompagnati da tavolette bianche su cui ha dipinto con la scrittura Lineare C – da lui inventata – frammenti di pensieri di Ugo Marano, di Michelangelo Pistoletto e suoi.

Altre Tavolette bianche accolgono il tema evolutivo delle gambe delle donne che misurano l’universo con il loro compasso. La lezione magistrale avvolgerà il pubblico della mostra di fine mese e finalmente Pistoletto ed Ugo Marano si ritroveranno insieme come fecero molti anni fa a Cetara, bevendo vino e gustando spaghetti al Garum o meglio colatura d’alici (di Cetara).

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Pasquale Persico
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