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(Mini) Glocal. Tra le “guerre” di numeri prevale l’incertezza. Famiglie e imprese giustamente prudenti.

di Ernesto Pappalardo

Tra ponti lunghi e scuole chiuse la “guerra” dei numeri e delle proiezioni sullo scenario economico e produttivo del Paese imperversa. Colpisce non poco la distanza tra la polemica politica (e mediatica, naturalmente) e la quotidianità delle persone. Prevalgono tra famiglie e imprese, è ovvio, lo spaesamento e l’incertezza, ma, soprattutto, la preoccupazione per l’evoluzione della situazione con l’effetto pratico di debilitare  spesa per i consumi e investimenti. Recessione o stagnazione non fa molta differenza per quanti ogni mattina si pongono il problema di gestire al meglio le proprie finanze, consapevoli che i prossimi mesi non si presentano del tutto bene (per usare un eufemismo). In questo contesto potrebbe/dovrebbe prevalere un maggiore senso di responsabilità da parte dei partiti e della politica per fare in modo di non avallare la sensazione che tutto sia alla deriva, che niente sia più recuperabile – da un lato – e che, invece, tutto è risolto, non ci sono gravissimi problemi e che l’Italia governerà al meglio ogni tempesta, dall’altro.

Complicato, insomma, farsi un’idea precisa anche perché la “narrazione” mediatica, a parte rarissime eccezioni, non appare al di sopra del “contenzioso” tra gli schieramenti. E, intanto, tutto rallenta soprattutto al Sud, dove più sarebbe necessario non camminare ma correre.


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