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(Mini) Glocal. Il “racconto” e la realtà dei nuovi stili di alimentazione. Tra “narrazione” e “rieducazione” del consumatore.

di Ernesto Pappalardo

In tempi di grande confusione e di predominanza dell’apparenza e della “rappresentazione” sulla sostanza, almeno su un punto sembra che non ci sia alcun tipo di equivoco. Nella gerarchia dei valori personali ha assunto una posizione di rilievo la ricerca del cibo sano e perfettamente tracciabile. Meglio se a “Km 0” e, comunque, ben inquadrato in una logica di “non danneggiamento” degli equilibri psico-fisici. Insomma, la svolta c’è stata e coinvolge un bacino di consumatori molto più esteso di quanto apparentemente sembri. Un bacino composito che oscilla dal polo degli “integralisti” fino a quello dei “moderatamente salutisti”. Un bacino che pesa sempre più sulle strategie dei circuiti della distribuzione. L’avvento di questo nuovo approccio all’alimentazione è senza dubbio positivo, ma – come in tutti i fenomeni di massa – occorre richiamare l’attenzione sulle non poche “trappole” disseminate lungo le strade dell’innovativa spesa familiare. Da qui la rilevanza di leggere con attenzione le etichette e, soprattutto, di procedere con perseveranza nell’opera di auto-rieducazione agli acquisti. Non è affatto semplice come si potrebbe credere, ma assolutamente indispensabile. Anzi, è la nuova e grande sfida per mangiare realmente sano, provando a prevalere sulle potenti macchine “narrative” del marketing e della rete.


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