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I numeri dell'economia »

Diventano sempre più evidenti i ritardi nei pagamenti al circuito dei fornitori.
L’onda lunga della pandemia economica
Dopo l’impatto immediato derivante dal Covid, a distanza di quattordici mesi, gli effetti che prendono forma sembrano preludere a conseguenze che rischiano di diventare strutturali.

di Diletta Turco

Si restringe la morsa finanziaria che sta caratterizzando, da un anno a questa parte, la vita delle aziende. Una morsa fatta, da un lato, dal calo della produzione e del fatturato che ha portato necessariamente a minore liquidità, e, dall’altro da un problema di flusso di cassa che sta peggiorando i rapporti con i fornitori. A fare una fotografia del peggioramento dei tempi medi di pagamento delle aziende nei confronti dei propri fornitori è lo studio Pagamenti di Cribis, la società del gruppo Crif che si occupa di analisi aziendali. Dopo l’impatto immediato della pandemia economica da Covid, adesso a distanza di quattordici mesi, gli effetti che si vedono appartengono alla cosiddetta onda lunga. Ossia effetti che rischiano di diventare strutturali, e, soprattutto, di durare a lungo nei prossimi mesi.

Il ritardo nei pagamenti ai fornitori.

Uno di questi è proprio il ritardo nei pagamenti dei confronti dei propri fornitori. Nei primi tre mesi del 2021, periodo analizzato dallo studio Cribis, c’è stato un aumento diffuso dei ritardi definiti “gravi”, e cioè superiori ai 30 giorni. Dove si sono verificati maggiormente? I sistemi imprenditoriali più colpiti sono quelli in: Umbria, Liguria, Trentino Alto Adige. In questi territori c’è stato un aumento medio del 7% sui ritardi di pagamento.

Ci sono, però, regioni in cui si è registrato l’effetto opposto, ovvero la riduzione dei forti ritardi: Basilicata, Campania, Valle d’Aosta. Segno, questo, che in determinati territori dove regnano alcune filiere produttive forse in maggiore affanno, un numero maggiore di aziende non riesce ad onorare le proprie forniture entro i trenta giorni.

Pagamenti puntuali? In Italia non sempre si riesce.

Nonostante le difficoltà, il 36,5% delle aziende italiane, ad inizio 2021, paga regolarmente ed entro i tempi i propri fornitori. Soltanto un anno fa, e cioè quando il Covid si stava appena affacciando, le aziende puntuali erano il 32% del totale. E’ questo un aspetto sin da subito messo in evidenza dall’Associazione degli industriali salernitani, che, sin dall’inizio della pandemia, sottolineò l’importanza di non bloccare la catena finanziaria che detta i ritmi della produzione. E come primo elemento tra le cose da evitare, per Confindustria, c’è sempre stato il ritardo del pagamento ai fornitori, se non addirittura, il momentaneo stop. Ecco perché, spesso, parte dei ristori o dei finanziamenti garantiti chiesti dalle aziende, è andata sempre per il pagamento dei fornitori.

I settori in affanno.

L’indagine Cribis sposta l’attenzione anche sui settori produttivi dove si registrano i maggiori ritardi, soprattutto negli ultimi tempi, Rispetto a dicembre 2020 il commercio al dettaglio è il settore con l’incremento più elevato di ritardi gravi (+4,5%), seguito da agricoltura, foreste, caccia e pesca (+4,1%) e servizi finanziari (+3,3%).

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