Lo speciale 2 »
di Alfonso Schiavino
La prossima Serie A sarà la più squilibrata della storia recente. Se l’organico verrà confermato – l’incertezza è legata soprattutto agli strascichi della finale playoff Frosinone-Palermo che ha portato i ciociari nell’empireo – la metà delle squadre sarà polarizzata in 3 regioni. Il capolinea meridionale sarà di fatto Napoli, anche se, sulla carta geografica, Cagliari è un po’ più a sud. Il campionato a 20 squadre non aveva mai proposto un quadro peggiore (almeno a guardarlo dalle nostre latitudini). Le tinte restano grigie se consideriamo unitariamente il Centro-Sud, che conta su 7 paladini: sono lontani i tempi in cui erano 12, la Toscana schierava 4 squadre, il campionato finiva in Sicilia e il Mezzogiorno aveva 5 porta-bandiera. La Serie B sarà invece bilanciata, con 9 club meridionali su 22 (al netto delle solite dinamiche estive di “segreteria”). E alcune tendenze statistiche lasciano intravedere una possibile promozione della prossima primavera.
Gli ascensori portano a Nord.
L’ultimo campionato di Serie A ha visto retrocedere in B il Crotone e il Benevento, mentre Empoli e Parma hanno compiuto il percorso opposto. Già poche settimane fa, quindi, si intuiva che il successivo massimo torneo calcistico si sarebbe ritirato verso nord. La finale playoff dei cadetti, che ha visto prevalere il Frosinone, ha reso palpabile la sensazione.
Serie A 2018-19: Emilia Romagna con 4.
La promozione del Parma, come quella della Spal l’anno prima, porta a 4 i colori emiliano-romagnoli nel massimo campionato (con Bologna e Sassuolo). Il Lazio sale a 3, dove già si trovava la Lombardia. Queste 3 regioni con 10 formazioni garantiranno il 50% della Serie A. Il campionato si restringe ulteriormente se consideriamo che altre 4 squadre rappresentano le “stracittadine” di Genova e Torino. Il resto della categoria conta 2 toscane (Empoli, Fiorentina) più Udinese, Chievo, Napoli e Cagliari.
La metà delle big in 3 regioni, una rarità…
Il 50% concentrato in 3 regioni è un fatto più raro che unico. Non era mai successo con il campoinato a 20. Invece nel campionato 2002-03, quando le squadre erano 18, la metà esatta era divisa fra 2 regioni: Lombardia 5 (Atalanta, Brescia, Como, Inter, Milan) ed Emilia 4 (Bologna, Modena, Parma, Piacenza). L’annata precedente (2001-02, sempre a 18), il 55% della Serie A si ammassò in 3 regioni: 4 formazioni in Lombardia, 3 in ER e Veneto (Chievo, Venezia e Verona).
… e il travaso dal Mezzogiorno.
Sarà un caso, ma quando 2 o 3 regioni settentrionali hanno saturato mezza Serie A, il Sud è stato quasi assente. Proprio i campionati già ricordati – 2001-02 e 2002-03 – inclusero solo 1 squadra meridionale: rispettivamente Lecce e Reggina. Negli ultimi 25 anni, solo un’altra volta il campionato si è fermato a Napoli: era la stagione 1996-97. In queste circostanze, però, vagamente comprensibili per il format ristretto (18 squadre), risaltavano almeno alcuni fattori compensativi: la maggior estensione territoriale (fino a Reggio o Lecce) e la presenza di altre regioni (l’Umbria del Perugia).
La Toscana ne aveva 4 e la Sicilia 3.
Dalla stagione 2004-05, quando il campionato ha accolto 20 squadre, il Mezzogiorno (Sud più Sicilia) ha sempre avuto da 2 a 5 squadre in Serie A. Il risultato acquista significato se ricordiamo che il Napoli si eclissò per buona parte del decennio zero. Proprio quando il campo venne allargato a 20 (stagione 2004-05), i club meridionali raddoppiarono: a Reggina e Lecce si aggiunsero Palermo e Messina. Il contingente numerico trovò conferma l’anno successivo, 2005-06, quando inoltre la Toscana salì a 4 rappresentanti (Empoli, Fiorentina, Livorno, Siena) e il Centro-Sud schierò la maggior parte delle forze: 12 su 20 (con Ascoli, Cagliari e le laziali). Stessa situazione nel 2006-07, solo che il Catania “sostituì” il Lecce e portò a 3 le siciliane. Nel 2007-08 ritornò il Napoli, l’anno seguente il Mezzogiorno salì a 5, una quota replicata nel 2010-11 (Catania, Palermo, Lecce, Bari, Napoli). Nel 2011-12 c’erano 4 meridionali, poi la quota ha oscillato fra 2 e 3, come l’anno scorso. Fra due mesi ripartiremo con 1.
L’equilibrio della Serie B.
Al confronto, la prossima Serie B sarà un esempio di equilibrio, bello da vedere anche per l’armonia della distribuzione sul territorio. Al via ci saranno 9 squadre del Mezzogiorno (41%) e altrettante del Settentrione, oltre alle 4 dell’Italia centrale. La regione più rappresentata sarà il Veneto (Cittadella, Padova, Venezia e Verona): fra parentesi, la sua massiccia presenza in cadetteria ridimensiona le ricorrenti argomentazioni sociologiche e retoriche che legano il successo calcistico con il valore economico dei territori e delle macroaree. Non è sempre così, almeno.
Le 9 meridionali ai nastri di partenza: un record.
Dopo il Veneto, le regioni più battute saranno Puglia (Bari, Foggia, Lecce) e Campania (Avellino, Benevento e Salernitana). La corsa comprende inoltre Palermo, Crotone e Cosenza. Il contingente meridionale è stato rimpinguato dalle 2 retrocessioni (Benevento, Crotone) e dalle 2 promozioni (Cosenza, Lecce). Il Mezzogiorno non aveva mai avuto tante squadre in lizza da quando la Serie B organizza 22 club. Nel 2013-14 ce n’erano 7. Nei due campionati fra il 2001 e il 2003 – quando si giocava a 20 – ce n’erano 8.
Partecipanti-promosse, un rapporto sorprendente.
Nelle ultime 20 stagioni le squadre meridionali (Sud più Sicilia) sono state 99 su 432, per una percentuale del 23%. Questi club hanno conquistato 15 promozioni su 66, cioè il 23%. Curioso, no? Se la tendenza fosse confermata, stavolta dovrebbe arrivare un 41% delle promozioni, cioè 1 sicura per valori statistici. Le altre 2 elette quali saranno? Nel corso delle 10 edizioni recenti, 9 volte si è verificato l’abbinamento fra 1 squadra del Centro o del Sud e 2 del Nord. Quindi… Poi, felicissimi di essere sorpresi.

Serie A/Serie B, le due facce del pallone