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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Sempre più evidente l’approccio datato ed inefficace per elaborare le risposte più adeguate al sentiment della base.
Lo “spaesamento” (anche) mediatico del centrosinistra
L’info/comunicazione resta il punto di partenza per provare a ricucire un rapporto - lacerato e, nel migliore dei casi, formale e freddo - con l'elettorato che non sembra destinato ad essere travolto dalla demagogia e dal rancore sociale ad uso e consumo dei social network.

Colpisce osservare la reazione a dir poco improduttiva (anche) a livello mediatico dei governi locali guidati dal centrosinistra nel Mezzogiorno di fronte al racconto che la nuova maggioranza Lega/5Stelle elabora quotidianamente a dispetto del bombardamento strumentalmente negativo messo in campo dal circuito info-comunicativo per così dire dominante. Non si riesce, cioè, a comprendere bene quale tipo di “rappresentazione” sia stata scelta dal Pd e dalle altre forze di opposizione (o che così si definiscono) per fronteggiare una tipologia di relazione con i fruitori finali – cittadini, imprese, quel che resta dei corpi intermedi e, a “debita” distanza, giornali/radio/tv siti web eccetera eccetera – che di fatto “spiazza” continuamente gli interlocutori. Come?  “Saltando” da una parola/chiave all’altra in base ad una scala di valori/notizia non più incentrata sulla gerarchia delle fonti (e su gli interessi preminenti delle varie lobby economiche, politiche, culturali eccetera eccetera che spesso dietro di esse si celano), ma “soltanto” sul sentiment del proprio elettorato di riferimento.

Basta leggere i sondaggi per rendersi conto che il gradimento del Governo Conte (o meglio Salvini/Di Maio) non solo regge all’urto di attacchi massicci e molto autorevoli provenienti da tutti i fronti possibili, ma mantiene livelli assolutamente elevati. Insomma, se Pd, Fi, Leu e quant’altro ancora si muove nel nuovo scenario della politica italiana hanno pensato (o ancora incredibilmente pensano) di indicare il nuovo corso politico e governativo come un errore transitorio riversando quotidianamente insulti agli esponenti di Lega e 5Stelle (che coincidono con i rappresentanti più in vista del Governo) e lanciando allarmi di catastrofi dietro l’angolo, significa che non hanno fatto i conti con un’ondata di consenso direttamente proporzionale allo sdegno per quanto combinato dalle forze che fino al 4 marzo hanno tenuto le redini del Paese.

E’ del tutto evidente che il Pd in primo luogo non ha mai elaborato il gravissimo lutto di una sconfitta che è nata dall’intenzione di punire non solo le idee e i programmi (oltre che le numerose promesse non mantenute), ma un’intera rappresentanza politica che si è auto-investita dell’inattesa “missione” di stravolgere la “ragione sociale” del centrosinistra: tutelare gli interessi della parte più debole della cittadinanza.

E, invece, le scelte degli ultimi governi a partire dal 2011 hanno spostato l’asse principale (e le risorse ritenute necessarie) dei provvedimenti sugli apparati produttivi, dimenticando per strada – solo per fare un esempio – una parte sostanziale delle politiche attive per il lavoro; hanno dimenticato per strada i numeri vergognosi per “la seconda potenza manifatturiera d’Europa” relativi ai cittadini poveri. Sì, i numeri dei cittadini poveri. Numeri che – insieme con quelli dell’esercito di quanti a vario titolo si trovano a fare fronte al precariato dei contratti a termine o del part time involontario, per non dire di altre formule ben più volatili di lavoro – spiegano in maniera concreta le 2 batoste che il Pd non ha ancora “capito” bene: quelle del 4 dicembre 2016 e del 4 marzo 2018. Due ceffoni ben assestati che, evidentemente, non hanno sortito alcun effetto.

La chiara dimostrazione che non si è ancora usciti in maniera costruttiva e lucida da queste due sconfitte è quanto accade anche a livello locale, dove il Pd e le forze del centrosinistra sono ancora al governo. Quale tipo di risposta mediatica offrono queste amministrazioni? Difficile dirlo. Perché in molti casi si procede sulla strada di un tipo di info/comunicazione immaginato in un’altra era politica del Paese, dimenticando – appunto – le due sconfitte sopra citate e facendo finta che non sia successo nulla. Oppure, ancora più gravemente, si continua ad accreditare il successo di provvedimenti amministrativi che non hanno raggiunto alcun obiettivo positivo sul versante della creazione di nuovi posti di lavoro e della crescita dei redditi. I numeri non individuano soltanto negatività, sia ben chiaro, ma è palese che la situazione di una fetta consistente di famiglie e lavoratori era drammatica ed è ancora drammatica. La polarizzazione dei redditi e l’erosione della ricchezza di quello che un tempo si definiva ceto medio sono realtà effettive. Ma il “racconto” del centrosinistra al governo degli Enti Locali al Sud non ne tiene conto.

Naturalmente, se Roma preferisce continuare a blaterare insulti contro Lega/5 Stelle e non ammettere errori sostanziali, perché mai nelle province del Sud si dovrebbe fare vera auto-critica?

Eppure, proprio dall’info/comunicazione si dovrà ripartire per provare a ricucire un rapporto – lacerato e nel migliore dei casi formale e freddo – con l’elettorato che non sembra destinato a farsi travolgere dalla demagogia e dal rancore sociale ad uso e consumo dei social network.

La ricetta mai come in questo caso è semplice: ripartire da idee e progetti di futuro per aggregare nuove energie e nuovi entusiasmi, sulla base, però, di  meriti e competenze. Un percorso non facile, che, non a caso, non è ancora iniziato.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

@PappalardoE

 

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