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di Pasquale Persico
Per la gioia di essere nonno, per la settima volta, non potrò partecipare a due interessanti incontri: la presentazione del progetto OSAII, Osservatorio degli Spazi Amministrativi Italiani ed Internazionali, a Napoli, Istituto Orientale, ed alla giornata di studio promossa dall’Agenzia Regionale Ricostruzioni dell’Emilia (Negli ecosistemi vulnerabili italiani e croati), a Ferrara, per il progetto PrepARed (Preparing, Adapting, Reconstructing: azioni per promuovere l’adattamento al cambiamento climatico e la resilienza al rischio di catastrofe).
Da cultore della materia, presso Istituto Navale, a Napoli, sulla previdenza sociale (welfare territoriale), nel 1970, ho studiato gli argomenti presenti nel volume della scienziata Laura Conti, Questo Pianeta, Editori Riuniti. Per la scienziata, i quattro programmi per salvare il pianeta e garantire ai territori il possesso di beni pubblici connessi al benessere materiale ed immateriale, possono essere presentati sotto lo slogan “Le Sottrazioni Addizionanti” cioè le sottrazioni di comportamenti che impediscono una transizione ecologica in grado di ritardare la scomparsa del Pianeta Terra come luogo vivibile anche per la società industrializzata abitante delle città e dell’altra città, come territori ad alta urbanità plurale. I quattro programmi affrontavano, già allora, in profondità, i temi dell’inquinamento industriale, il recupero dei suoli dell’agricoltura, spinta verso l’alta produttività da concimi ed insetticidi, la difesa dei patrimoni genetici, la rivoluzione della produzione territoriale e dell’uso delle fonti energetiche.
Ebbene , ripartendo dalla storia delle politiche pubbliche dagli anni Settanta od oggi, è facile fare l’elenco degli interventi che impediscono l’efficacia dei programmi proposti dalla scienziata; la sottrazione potrebbe, ancora oggi, portare ad una addizione sostanziale delle politiche per l’ambiente e la nuova urbanità. Le mie esperienze di pianificazione strategica nelle aree della pianura padana e quelle nei parchi nazionali, anche al Sud, hanno eletto il principio della sottrazione addizionante ad elemento portante della risalita del terzo paesaggio di Gilles Clement, delle aree fortemente urbanizzate, verso ipotesi di quarto paesaggio, che dovrebbe caratterizzare il paesaggio dei parchi nazionali con presenza di popolazione (ad esempio Parco del Delta Po e Parchi del Cilento e del Vesuvio).
Due esempi, anche scherzosi, per capirci. Per il Delta del Po tutti gli argomenti delle alluvioni presuppongono una sottrazione dei comportamenti, percepiti da una macroscopio della mente che allarghi lo sguardo al tema delle eco regioni come spazio di programmazione, l’esempio che faccio è come non fare estinguere la possibilità di mangiare la grande anguilla. Ad oggi, non siamo in grado di riprodurre, come per le trote, le anguille, ma potremmo non mangiare le anguille piccole perché solo una parte di esse, quelle che decidono di riprodursi dopo il viaggio nei mari lontani, garantiscono il ritorno di nuove anguille. Le anguille che rinunciano al viaggio, diventano capitoni o grandi anguille, possono continuare ad essere piatto prelibato per chi sa gustarle, non compromette la riproduzione. Poi ci sono altre cause che impediscono la sopravvivenza delle anguille negli spazi di arrivo o cattura.
Per il Cilento, invece, faccio un esempio più adatto a descrivere gli obiettivi del nuovo centro OSEII, ed in particolare la necessità di ripristinare usi civici più complessi nelle aree-parco e quindi di avere una geografia, Atlante, degli spazi amministrativi definibili come beni pubblici a largo spettro, ed orientati a produrre coesione epigenetica complessa tra Esseri Terra (montagne, fiumi etc) ed abitanti, in modo da mantenere alto il potenziale a cui fa riferimento il bel libro della Conti sui patrimoni genetici territoriali da preservare.
Allora, anche l’ inquadramento storico e progettuale delle opere di bonifica, con contributi da parte di studiosi, tecnici, amministratori e operatori del restauro, affrontando temi quali sicurezza idraulica, resilienza del territorio, sostenibilità e turismo culturali, potrebbe suggerire un nuovo mosaico dei comportamenti e sottrazioni addizionanti operative. Oggi , nelle conclusioni , il libro della scienziata citata si riconnette alla sintesi dei comportamenti fatta da Papa Leone XIV, con queste raccomandazioni: le forze politiche e sindacali, e la cultura del fare, dovrebbero elaborare un programma d’azione atto ad impedire che, ancora una volta, le scienze e le innovazioni tecnologiche vengano utilizzate per concentrare ricchezza e per espellere lavoratori. Si dovrà, invece, promuovere un utilizzo del pianeta terra per giungere a un miglioramento dei rapporti tra popoli e tra popoli ed ambiente (ieri parole laiche, di oltre mezzo secolo fa, ma oggi parole plurali, a metà strada tra Leone XIII e Leone XIV).

Pasquale Persico
