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Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) domenica 17 giugno 2018.
di Paolo Coccorese e Ernesto Pappalardo
La vacanza formato famiglia? E’ il Cilento costiero la destinazione che è in grado di sfoggiare il maggiore appeal in base al quale costruire ulteriori dinamiche di sviluppo turistico puntando a questa tipologia di target in provincia di Salerno. Un dato su tutti: nel 2017 la permanenza media ha superato le 7 giornate. Per la precisione: 7,7 per i villeggianti italiani e, addirittura, 7,9 per quelli stranieri. In altre parole: la classica settimana di relax esiste ancora nell’area a Sud di Salerno e alimenta una filiera turistica che per molti versi ricorda quella tipica degli anni ’70-‘80 (e cioè ancora non articolata in un preciso disegno di marketing territoriale). Un’eredità rilevante sopravvissuta al ciclo recessivo. Periodo di crisi che, ormai, il territorio cilentano sembra avere archiviato.
L’analisi degli indicatori.
I numeri dell’Ente Provinciale per il Turismo, elaborati dal Mattino, segnalano che nel 2017 sono arrivati – solo nei comuni del Cilento che si affacciano sul mare – 286.157 italiani (per 2.205.723 presenze) e 45.879 stranieri (per 362.587 presenze). Questa composizione dell’universo di visitatori (86,2% di italiani e 13,8% di stranieri) consente di spiegare bene le dinamiche che si sono verificate negli anni della grande crisi e che hanno influito sul totale dei flussi turistici a livello provinciale.
Ma prima di allargare lo sguardo al periodo 2008-2017 è bene puntualizzare lo “scatto” del Cilento iniziato da almeno due anni. A conti fatti, nel periodo 2016-2017 gli arrivi totali sono cresciuti del 5,6% e le presenze del 5,8%. Gli incrementi per stranieri e italiani sostanzialmente si equivalgono, un dato che non va sottovalutato alla luce di quanto si è verificato tra il 2008 ed il 2017.
Gli effetti della crisi.
Che cosa è, quindi, successo negli ultimi dieci anni? Nel lasso di tempo compreso tra il 2008 ed il 2017 gli arrivi sono diminuiti del 15,8% e le presenze del 32,7%. Scavando all’interno di questi dati emerge che la flessione degli italiani – prevalentemente, come si è accennato, famiglie – è stata molto contenuta dal punto di vista degli arrivi (-0,5%), ma più sensibile sul versante delle presenze (-11,8%), generando una contrazione della permanenza media (-1 giornata). Dati che si spiegano con la compressione del reddito pro capite: vacanze meno estese, insomma, anche per quanti sono riusciti a recuperare la somma necessaria per non rimanere a casa. Ma è il crollo degli stranieri a fare riflettere: -56,9% gli arrivi e -72,5% le presenze (con -4,4 giornate). Le ragioni di questo netto arretramento sono rintracciabili nel target di visitatori provenienti dall’estero che scelgono il Cilento. Un target evidentemente differente da quello che si rivolge, invece, alla Costiera Amalfitana. In molti casi si tratta anche di un particolare segmento di turismo, quello “di ritorno”: non è una coincidenza se nel 2016 la maggiore componente straniera si configura in quella proveniente dalla Germania, dove risiedono molti cilentani di origine, con 10.368 arrivi e 92.481 presenze (8,9 giornate di permanenza media). Come pure va sottolineato che il 66,9% degli arrivi ed il 72,6% delle presenze straniere si riconduce ai Paesi Ue.
In buona sostanza, negli anni della grande crisi, mentre i turisti italiani in qualche modo hanno stretto la cinghia contenendo la spesa, ma non rinunciando alla vacanza, gli stranieri – appartenenti dal punto di vista del reddito più o meno alla stessa fascia degli italiani – hanno, ovviamente, rinunciato alla partenza per l’Italia ed il Cilento.

Il mare trasparente del Cilento