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In termini di posti di lavoro il comparto “pesa” sul sistema economico meridionale per il 7,7%.
L’agricoltura traina l’occupazione nel Sud
La Svimez: al di là delle punte di eccellenza e di una parte delle imprese che innovano e competono sui mercati internazionali, il settore continua a presentare i problemi di sempre.

Se la vera emergenza nel Sud è certamente la carenza di lavoro, è il comparto primario quello che ha dato risposte più concrete, anche accusando una serie di criticità nel confronto tra il 2016 ed il 2015. “Nonostante la congiuntura negativa che ha caratterizzato il settore agricolo, nel 2016 – ha spiegato la Svimez nel Rapporto presentato nei giorni scorsi – l’occupazione è continuata ad aumentare e quasi il 70% dell’incremento dei posti di lavoro è legato all’evoluzione dell’agricoltura meridionale che l’anno scorso ha occupato 528 mila unità (+1,5% rispetto al 2015 ), quasi il 58% dell’occupazione agricola totale. Di fatto, in termini di occupazione, il sistema agricolo pesa sul sistema economico meridionale per il 7,7%. L’agricoltura continua, dunque, a essere una forte leva per il lavoro. Nel Mezzogiorno crescono entrambe le componenti dell’occupazione, dipendente ed indipendente, ma gli indipendenti crescono più dei dipendenti: i primi sono, infatti, aumentati di 4,4 mila unità, a fronte di un incremento di 3,5 mila unità dei secondi”.  Ma gli aspetti positivi sembrano finire qua. Perché – secondo la Svimez – “al di là delle punte di eccellenza e di una parte di agricoltura professionale che innova e che è in grado di competere sui mercati internazionali, l’agricoltura meridionale presenta, i problemi di sempre”.

Cerchiamo di capire bene il perché.

I numeri del 2016.

“Il 2016 – si legge sempre nel Rapporto Svimez – è stato un anno particolarmente difficile per l’agricoltura italiana nel suo complesso e per quella meridionale in particolare, dopo i segnali positivi dell’anno precedente che avevano fatto sperare in un percorso di ripresa stabile. I prezzi dei prodotti agricoli sono calati più di quanto non si siano ridotti i costi dei fattori produttivi, la spesa delle famiglie per beni alimentari ha continuato a scendere. In questo quadro generale, l’agricoltura del Mezzogiorno ha presentato i maggiori segni di debolezza, (complice il forte peso dell’olivicoltura, che ha sommato agli effetti dell’alternanza produttiva quelli degli attacchi fitopatologici favoriti dalle particolari condizioni meteorologiche), ma anche una struttura produttiva che non investe e che continua a vedere aumentare i divari di produttività rispetto al resto del Paese”.

Il valore aggiunto.

Il valore aggiunto del settore primario meridionale “è tornato a diminuire ed è stato pari a 12.365 milioni, mostrando un calo di ben l’8,8% rispetto all’anno precedente. Il calo della produzione di beni e servizi è stato del 9,5% nel Mezzogiorno, a fronte di un -1,9% nel Centro-Nord. La performance dell’agricoltura ha mostrato valori diversi a livello regionale. La Sardegna è l’unica regione che dal 2015 al 2016 ha visto crescere il valore aggiunto dell’agricoltura in termini reali. Tutte le altre regioni del Mezzogiorno registrano variazioni negative”.

L’export.

Anche su questo versante occorre leggere con attenzione i dati. “Le esportazioni agroalimentari e la bilancia agroalimentare presentano saldi positivi. Nel 2016 le esportazioni meridionali di prodotti agroalimentari sono state pari a 6.680 milioni. Però solo il 17,8% delle esportazioni agroalimentari italiane proviene dal Mezzogiorno. E’ questo uno dei segni più evidenti della debolezza del sistema produttivo meridionale la cui capacità esportativa trova dei limiti non solo nelle caratteristiche strutturali delle imprese, ma anche negli aspetti logistici e nella capacità organizzativa e associativa. Circa il 45% delle esportazioni meridionali proviene dalla Campania che esporta soprattutto prodotti trasformati. Seguono Puglia e Sicilia per le quali le componenti agricola e trasformata contribuiscono in misura quasi equivalente alle esportazioni regionali”.

Gli investimenti.

L’agricoltura meridionale “ha investito nel 2016 circa 2,2 miliardi a valori correnti (-3,4% rispetto al 2015). In termini reali si tratta del 73% di quanto si investiva nel 2010”.

(Fonte: Comunicato Stampa Svimez/ 07.11.2017)

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Settore primario determinante
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