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Lo speciale 1 »

Le riflessioni di un tifoso granata che prova a leggere il campo senza troppe mediazioni.
La ricetta utile a Martusciello per “curare” la Salernitana
E' obbligatorio focalizzarci sulle scelte del trainer granata e sul relativo impiego dei calciatori in termini di minutaggio.

di  Ubaldo Gatto                                                                                                                    

Dopo l’ennesima non-vittoria interna e il conseguente allungamento della classifica, che vede la Salernitana  in quattordicesima posizione, è obbligatorio focalizzarci sulle scelte del trainer granata e sul relativo impiego dei calciatori in termini di minutaggio.

In particolare, è giusto porre l’accento sul reparto avanzato che nelle ultime partite si è mostrato asfittico e abbandonato a se stesso anche a causa delle scelte di Martusciello che, probabilmente, poco influiscono su buona parte dell’organico a sua disposizione. L’esempio che più ci appare chiaro, a nostro modesto avviso, è lo scarsissimo impiego di Wlodarczyk che nella gara di Reggio Emilia è risultato molto pericoloso avvicinando anche le ali ed i centrocampisti alle punte che facevano respirare la difesa e tenevano bassa la squadra emiliana rendendola quasi del tutto inoffensiva. Anche il non utilizzo di Torregrossa in luogo di un Simy che, oramai da tre anni rischia di avere le polveri bagnate, appare al quanto singolare considerando l’incapacità nel velocizzare le azioni offensive del nigeriano. Quest’ultimo, in estate, era considerato in uscita e vederlo sempre titolare a scapito dei colleghi di reparto è piuttosto singolare, anche in relazione allo stile di gioco che il mister vorrebbe improntare sul campo.

Proprio l’attacco alla profondità è stato uno dei dogmi di Sarri, uno dei maestri del tecnico ischitano, dove Immobile, faceva di tale caratteristica un punto di forza della Lazio.

Wlodarczyk ha proprio nell’attacco diretto alle spalle della linea difensiva la sua capacità preponderante nel fare gol abbinata ad una più che buona tecnica nel palleggio con i compagni in campo generando combinazioni interessanti con i colleghi di reparto.

Facciamo notare, che la rete di Tongya nasce da un suo tacco smarcante alle spalle della linea difensiva. A Reggio Emilia, invece, si procurò la più grande occasione della partita tagliando il reparto arretrato e solo un super Bardi gli negò la realizzazione.

Altra problematica su cui focalizzare l’attenzione dei nostri lettori è la difficoltà nel leggere la partita per apportare i correttivi tattici utili a risolvere le diverse problematiche che, a mano a mano, si presentano a seconda delle caratteristiche dell’avversario che ha di fronte.

D’Angelo ha dichiarato di conoscere a menadito le tattiche granata, molto orientate, a volte, verso un solo spartito tattico a dire la verità, quasi bloccando gli esterni per costringere ad attaccare centralmente. I cambi spesso non hanno dato, se non in rarissime occasioni, una svolta del tutto positiva alla capacità offensiva della squadra.

Più delle volte infatti, c’è stato un deterioramento nel gioco anche a causa delle sostituzioni che hanno finito per generare confusione sul terreno di gioco, fino a favorire la linea difensiva avversaria. Facciamo notare che il tecnico a volte sembra quasi restio a modificare l’atteggiamento tattico, ponendo il giusto richiamo  all’equilibrio sostanziale della squadra.
Bisogna tenere conto  che  la differenza reti conferma che la Salernitana non si attesta tra le  migliori difese, ma si posiziona come undicesima retroguardia in cadetteria.

Con tale rendimento inoltre, si rischierebbe di non agganciare  l’area di classifica che inquadra la salvezza, compiendo un pericoloso salto all’indietro.

Martusciello deve confrontarsi con varie problematiche connesse alla conduzione di una squadra in una piazza, bella ma difficile, come Salerno dopo una cocente retrocessione.

Consigliamo un cambio di spartito tattico e, forse, anche di qualche uomo, impiegando in posizioni consone i diversi atleti, apportando variazioni negli schemi che in alcuni frangenti appaiono distanti.

Si potrebbe protendere per un 4-3-1-2 o alternativamente un 4-2-3-1 “mascherato” dove la posizione di Verde, dietro le punte, potrebbe smarcare il fantasista napoletano da compiti di copertura per renderlo più incisivo in zona gol?

Come alternativa a Verde in tale ruolo si potrebbe,  per esempio, inserire Hrustic alle spalle della punta centrale.

O no?

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