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I numeri dell'economia »

L’importanza della riforma dei poteri e l’attuazione di regole innovative sul fronte del funzionamento della Regione.
La politica, il sogno e lo “stallo” istituzionale
Il ricordo torna al 2000 (20 anni fa) e “prende atto” della “felice impotenza dello Stato modesto” che continua a non dare risposte efficaci.

di Pasquale Persico

Di questi tempi si fa fatica a immaginare che i politici abbiano ancora la passione giusta per provare ad affrontare con efficacia il problema di introdurre regole innovative sul fronte del funzionamento dell’Ente Regione (in termini di governance interistituzionale efficace). Eppure, venti anni fa mi capitò di immaginare quella che fu semplice, all’epoca, definire una partita a tressette con il morto.  Una partita che non era stata organizzata per stabilire chi avesse ragione sui modi di rilanciare la Regione Campania e la sua governance, ma come semplice tentativo di unificare i linguaggi e parlare di strategie istituzionali. Eravamo tre docenti che sostenevano a fondo i temi del riposizionamento delle Regioni come aree economiche e istituzionali nel mosaico della competizione globale, evidenziando l’importanza della riforma dei poteri e di regole innovative sul fronte del funzionamento degli Enti Locali. Insomma, il problema era su quali principi di  sovranità relativa dovesse essere poggiata la capacità della P.A. di fare economia.

Fu, allora, facile pensare a tre bravissimi giuristi e conversare con loro. Ciarlo, Scudiero ed Ingrosso misero in campo una gara di bravura e esposero le loro idee sull’efficacia del decentramento amministrativo, del federalismo delle competenze e dei diritti tutelati  accanto a quello fiscale.

Nasceva così l’idea di uscire tutti insieme dallo stallo istituzionale e politico. Gli studiosi avrebbero preparato un nuovo statuto basato sul principio della “Felice impotenza dello Stato modesto” e i politici si sarebbero assunti la responsabilità di portarlo in approvazione; se lo statuto fosse stato approvato su queste basi, la partita di tresette poteva essere sospesa e loro riprendere il ruolo di classe dirigente; diversamente, avrebbero continuato a giocare sicuri che uno di loro avrebbe vinto con il morto.

Gli studiosi avevano, in quei giorni, esposto i due concetti contemporanei che possono rilanciare l’istituzione della P.A. oggi più in crisi di identità, non solo la Regione Campania, ma molte altre. Una P.A. modesta per Michel Crozier non è uno Stato debole o disordinato, ma uno Stato rispettoso, che sappia di non sapere, che conosca i suoi limiti, che sia al servizio della società ….. non ispirato alle filosofie del laisser- faire; è una Pubblica Amministrazione che agisce per non attuare una visione politica o tecnocratica con regolamentazione impositiva forte ma per agevolare le trasformazioni profonde dei sistemi umani, sottolineo umani. Questo tipo di azione non è meno importante, meno nobile o meno difficile, ma è meno tollerante rispetto alle posizioni di potere.

L’espressione “felice Impotenza” è di Cardin Le Bret  e segnala che la P.A. a  sovranità limitata ha due possibilità, lo Stato esplode in una pluralità di business comunities  oppure prevede uno Stato indebolito ma ancora straordinariamente dotato di risorse materiali e morali. Gli Enti Locali come cerniera principale di riposizionamento di beni relazionali specifici e aspecifici(nuovi) perché orientabili dal patrimonio di valori e di aspettative della propria comunità.

E’ una P.A. tutt’altro che onnipotente, nondimeno, nel bene e nel male, efficace nel confermare la direzione del cambiamento necessario. Oggi le scale di ragionamento sono cambiate, aree vaste e continenti sono in competizione globale hanno mutato la scala dei ragionamenti ma il principio della “felice impotenza” dovrebbe aiutare a trovare reti di governance collaborative per produrre economie di scopo e di varietà in grado di fare sentire la presenza di uno Stato capace di interpretare le esigenze di un territorio e riuscire a cambiare i confini dei ragionamenti, evitando di introdurre il fantasma  o il morto per continuare a giocare.

Foto Pasquale Persico
Pasquale Persico
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