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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Diventa sempre più difficile comprendere bene come muoversi nel contesto economico/produttivo “glocale”.
La partita continua, ma l’incertezza è prevalente
Ora tutto si concentra sul voto per le regionali, con l’economia chiamata a fare da sola e con le famiglie rinchiuse nella più assoluta prudenza.

Dopo il periodo di feste e di scadenze natalizie ci si ritrova con la stessa (puntuale) dinamica di incertezza che finisce con stringere tutti – poveri, meno poveri e ricchi e meno ricchi – in attesa di “sviluppi” e, soprattutto, di contrapposizioni (più o meno aspre) che tendono a delineare due contesti socio/economici ben chiari. Da un lato quelli che – alla fine – decidono di seguire il racconto del centrosinistra sempre attento (se ne deduce dalla composizione dei pezzi di comunicazione messi in campo) a mantenere un profilo di contestualizzazione dei problemi con particolare riferimento all’Europa; dall’altro quelli che hanno proprio da sottolineare i ritardi dell’Europa, ma anche l’eredità negativa che hanno trovato o intravisto, per esempio, nei meccanismi economici dello Stato. Ma c’è di più. C’è la somministrazione quotidiana di uno scontro calato sul terreno del contesto sociale, senza stare troppo a sottilizzare su che cosa può costare questo clima così arroventato da scatenare conseguenze francamente improponibili per un Paese come l’Italia.

Insomma, la “divisione” in due emisferi così netti e precisi – e così agganciati al centrodestra e al centrosinistra, con i 5Stelle che proseguono in un percorso di terza “via” che, in ogni caso, alla fine dovrà fare i conti con le urne – è, per forza di cose, il “modello” di riferimento di una campagna elettorale che fa acqua da tutte le parti. Fa acqua, soprattutto, con tante contraddizioni e con tante enfatizzazioni che sono, in buona sostanza, utili a rafforzare lo scontro in atto. Né si intravedono spiragli di una ricontestualizzazione del quadro politico che pare incamminato a pieno ritmo – nonostante le contraddizioni derivanti dalla corsa all’accaparramento del consenso – verso un principio di divisione a prescindere, capace, cioè, di creare cristallizzazioni più ampie e radicate di quelle strettamente legate ai partiti e alle formazioni in campo.

Se questa è più o meno la fotografia di quanto stiamo vivendo, intanto diventa difficile comprendere bene come muoversi nel contesto economico/produttivo “glocale”. Non si parla qui, per intenderci, dei consolidati riferimenti da tempo naviganti nel circuito internazionale, ma della stragrande maggioranza delle piccole e medie imprese, dei tanti operatori alle prese con uno scenario interno praticamente fermo, con una nuova modalità di consumatori frenati dall’incertezza, dalla mancanza di un quadro generale che dovrebbe primariamente dare fiducia non soltanto attraverso strumenti che creano consenso, ma soprattutto con iniziative in grado di stabilizzare i processi produttivi e le scie economiche positive.

Si paventa qualche buona decisione e pochi giorni dopo arriva la sorpresa di qualche altra cosa che sembrava superata e, invece, non lo era del tutto. In questo arcipelago di buone e cattive notizie a pioggia, è del tutto evidente che prevalga la prudenza e che ogni cosa si fermi in una specie di precario equilibrio fin quando è possibile.

Così vanno le cose, con ancora più preoccupazione al Sud. Ma non c’è niente più da capire. Ora tutto si concentra sul voto per le regionali. Poi domani ogni cosa si concentrerà su altre scadenze elettorali. Con l’economia chiamata a fare da sola. Alle prese con le inaccettabili sorprese derivanti da un contesto internazionale dove contiamo sempre più poco.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

@PappalardoE

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"Muri" e prospettive
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