contatore visite free skip to Main Content
info@salernoeconomy.it

GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Sembra ancora prendere forma il “rallentamento” di fronte a decisioni che, invece, vanno attuate senza troppe esitazioni.
La “logica” della politica non arretra, ma l’emergenza continua
A pensarci bene, è proprio la netta percezione dello scontro tra forze e interessi in campo, che lascia ogni cosa sospesa, senza una prospettiva meno vaga di quella che ci appare. E tutto diventa più complicato e sofferente.

La seconda fase di attuazione di lockdown in Campania e in provincia di Salerno ha trasmesso a tutti – anche a quanti provano ad affievolire questa tendenza – un senso di riconsiderazione (o di riaffermazione) delle difficoltà che sono alla base di questo provvedimento. In altri termini, lo “stallo” complessivo, che incide, naturalmente, su ogni categoria con effetti più o meno restrittivi, ha tra le sue conseguenze, in maniera preminente, quella di (quasi) imporre la riflessione sugli effetti della pandemia sia dal punto di vista più generale, che da quello più particolare. In poche parole, tra le tante cose che lo “stop” varato dal Governo porta a pensare – sul piano personale e sul versante più ampio e complessivo – ci ritroviamo molto più spesso di quanto si potesse ipotizzare, a tirare le somme di quanto accaduto, anche quando, in realtà, ci proiettiamo verso i prossimi giorni, mesi, anni. Siamo entrati tutti, più o meno, in un ambito di considerazioni che ci pone interrogativi su come ci ritroveremo una volta usciti fuori da questa condizione di attesa. Come si “riprenderà”, veramente, l’economia? Quale evoluzione caratterizzerà il quadro politico a tutti i livelli? I governi municipale, provinciale e regionale verso quali prospettive si incammineranno (e, intanto, si incamminano)? E il governo nazionale? I rapporti con l’Europa?

Come è ben chiaro, sul tappeto permangono complesse problematiche, mentre appare “semplice” ascoltare i provvedimenti varati a livello centrale e regionale che, in realtà, profilano con continuità una linea di indebitamento che è destinata a salire, a prendere una consistenza sempre più ampia, fino a quantificarsi in un qualcosa destinato a permanere tra le preoccupazioni di tutta la popolazione per un periodo di tempo francamente difficile da quantificare. Mentre, intanto, le famiglie, prese dai tanti pensieri che si relazionano con il futuro, per esempio, dei propri figli, continuano, per quanto possibile, a risparmiare, a mettere da parte, a rendere disponibile, in caso di bisogno, una somma compatibile con le esigenze che si troveranno di fronte.

Questo è il quadro che ci troviamo ad affrontare e che, naturalmente, preoccupa chiunque intenda ragionare senza frapporre falsi ostacoli o concetti discutibili, auspicando – per esempio – azzeramenti più o meno consistenti del quadro debitorio che, intanto, si è ben delineato. La realtà – che deve, certamente, includere ogni ipotesi di contenimento dell’esposizione debitoria – ci presenta un conto diverso, che, per come sono articolate le cose in questo momento, non può essere valutata in modo differente. Siamo ancora nel pieno del combattimento con la pandemia e bisogna prima di tutto fare fronte a questa emergenza.

Ma è davvero triste guardarsi intorno e rendersi conto – al di là delle tante “rappresentazioni” che si susseguono senza sosta – che abbiamo perso già per strada (e non da poco tempo) anche l’idea che non bisogna sempre, ad ogni sussulto di telecamera, proporre una politica che deve in ogni caso accaparrarsi il consenso, puntando alla faccia buona delle aggregazioni di cittadini, parlando (o meglio “narrando”, raccontando) di quello che si è fatto e di quello che si vuole fare.

Se, invece, si descrivessero i problemi con più sincerità, evidenziando le vere difficoltà, i disagi e le contraddizioni, non sarebbe meglio? Se si riuscisse a venire fuori, almeno per qualche mese, dalle schermaglie partitiche, dalla corsa al consenso, dalle mille contraddizioni che si rincorrono finendo con il rallentare ogni reale decisione, non si ritroverebbe il senso comune che supera mille problemi?

No, non appare attualmente possibile. Non siamo arrivati a trovare una condizione di chiusura rispetto alle dissimulazioni, aperta, invece, alla costruzione, per quanto possibile, di una reale unità di intenti, con un solo obiettivo: superare questa condizione di effettiva difficoltà, sulla base di un disegno veramente condiviso per guardare al nostro futuro con meno irriverente scetticismo.

A pensarci bene, è proprio questa percezione di scontro e contrasto tra forze e interessi in campo, che lascia ogni cosa sospesa, senza una prospettiva meno vaga di quella che ci appare. E tutto diventa più complicato e sofferente.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

Politica-sì no – business-3188128_960_720
Indecisione politica
Back To Top
Cerca