GLOCAL di Ernesto Pappalardo »
Questo articolo è stato pubblicato mercoledì 31 gennaio 2018 sul quotidiano “Il Mattino” (Edizione Salerno).
di Paolo Coccorese e Ernesto Pappalardo
Il mercato turistico in provincia di Salerno ha già evidenziato nella scorsa stagione estiva – secondo i consuntivi di fonte alberghiera e ricettiva più in generale – una dinamica positiva. Sarebbe molto importante – proprio in una fase di giustificato ottimismo per come sono andate le cose nel 2017 – provare ad allargare lo sguardo oltre i canonici mesi estivi (quattro su dodici, è bene ricordare) e riflettere sull’urgenza di uscire da una fase di eccessiva concentrazione delle attività nel periodo più caldo dell’anno. L’indicatore individuato per evidenziare quanto lavoro ci sia realmente da fare per mettere in campo un percorso di “destagionalizzazione” credibile ed efficace, è il tasso di turisticità. Si tratta dell’indicatore Istat che prende in considerazione le presenze negli esercizi ricettivi in relazione al numero di residenti. Gli ultimi dati disponibili riguardano il periodo 2007-2015 e confermano chiaramente che la forbice tra estate ed inverno – per semplificare – nel territorio salernitano è ancora troppo ampia, con tutto quel che ne consegue in termini di occupazione e di redditività delle aziende della filiera. Sarebbe indispensabile, invece, entrare nella fase operativa di accordi e partenariati pubblico/privati in grado di “allargare” la stagione non solo attraverso l’interazione delle varie offerte territoriali – il tasso di “rimbalzo” da una litorale costiero all’altro (penisola Amalfitana/Cilento e viceversa) offre percentuali fin troppo basse – ma anche mediante la pianificazione di percorsi integrati di marketing territoriale. A fronte di non poche importanti novità da questo punto di vista, continua, in ogni caso, ad essere percepito come troppo debole il dialogo istituzionale tra i vari livelli di governance amministrativa e, nello stesso tempo, anche la componente privata più attiva ed impegnata su questo fronte probabilmente sconta storici ritardi di visione e di competitività in una filiera estesa e frastagliata come quella turistica nel Mezzogiorno.
Il punto nodale resta, quindi, legato al superamento della “legge” del pendolo. Occorre, cioè, provare a rallentare – anche progressivamente – l’oscillazione di presenze tra l’estate ed il resto dell’anno. Non è una sfida semplice, per la verità. E non dipende soltanto da una sola componente territoriale. E’ l’insieme dei soggetti che determinano la qualità dell’offerta competitiva a dovere azionare i meccanismi che in altre aree del Paese – anche in alcune di esse meno “ricche” di asset naturali, artistici, culturali ed archeologici, oltre che paesaggistici – hanno funzionato. A cominciare dall’individuazione di sedi di partenariato effettivamente in grado di incidere sulle decisioni delle Pubbliche Amministrazioni. Anche riportando nei loro limiti fisiologici i campanilismi non produttivi o – peggio ancora – deleteri. E, soprattutto, mettendo un freno alla polverizzazione delle competenze e dei tanti “protagonismi” politici ed istituzionali evidentemente “localistici” che non giovano al rafforzamento della proposta dei territori nei circuiti del turismo nazionale ed internazionale.
Una provincia a trazione estiva