Lo speciale »
di Pasquale Persico
Con riferimento allo speciale di venerdì della scorsa settimana avevo promesso di dare una mia conclusione, diversa da quella ipotizzata da Paul Ginsborg nel suo saggio “La democrazia che non c’è”. Nella sua opera K. Marx e J. S. Mill sospendono la loro indagine sul come altri pensatori – e uomini e donne di azioni – intrecciano i loro pensieri con la storia delle nazioni. Essi, non potendo cadere in malinconia civile in Paradiso, interrompono la conversazione per andare ad osservare gli uccelli. Ecco quanto scritto nel finale di “ La democrazia che non c’è” dal suo autore.
– Marx. “Allora, forse io non sono un marxista ortodosso e tu non sei un liberale ortodosso”.
– Mill. “Dio ci scampi da ogni possibile ortodossia, e grande attenzione alle credenze ed alle azioni, e ora, my dear Karl, vuoi che ti porti a inseguire gli uccelli del Paradiso?”.
– Marx. “Ti seguo ma non in tutto”.
Questa conclusione può essere allungata per trovare qualche altra considerazione interessante sul tema della possibile svolta per perseguire la speranza di una democrazia politica più coerente con la democrazia economica.
Ecco la continuazione nella mia riflessione come finale diverso.
– Marx. “Ti seguo ma non adesso, sono incuriosito dalla visita informale di Mario Draghi al Papa. Riprendo il nostro binocolo: sono colpito dalla reciprocità ed affettività dei loro gesti”.
– Mill. “Ascolto anch’io, mi interessa capire come Draghi porti in campo l’aggiornamento degli economisti classici, il tuo pensiero ma soprattutto quello di Keynes”.
– Marx. “Per adesso è come se il Papa parlasse di me”.
– Papa Francesco. “La proprietà privata non è un diritto inalienabile se non ha una funzione sociale sicura; spesso contribuisce a creare disuguaglianze. Nel mio messaggio ai giudici di America e Africa che si occupano di diritti sociali, ho introdotto una riflessione in cui si chiede di costruire una nuova giustizia sociale partendo dal presupposto che la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto e intoccabile il diritto alla proprietà privata. Il diritto di proprietà è un diritto naturale secondario derivato dal diritto che hanno tutti, nato dal destino universale dei beni creati. Non c’è giustizia sociale che possa essere fondata sulla disuguaglianza, che implichi la concentrazione della ricchezza.
Ma passiamo ad altro: sono felice della tua visita, ambedue abbiamo bisogno di camminare insieme nei giardini vaticani per smaltire la nostra inquietudine temporanea”.
– Draghi. “E’ vero, Santo Padre, le ho portato in dono il libro di Guido Barbujani : “Europei senza se e senza ma”; ho difficoltà ad ascoltare il coro delle 27 Nazioni europee, e sentire, a partire dall’Italia , prima gli italiani, e prima la Francia, per la Francia, ed adesso con grido al quadrato della Corte costituzionale tedesca, anche prima i tedeschi, e così via . . . La civiltà europea, in base a radici genetiche, non esiste ed il futuro dell’ Europa regolarsi su altri diritti universali. Per Barbujani quello che dobbiamo sapere è che una volta gli europei non eravamo noi, erano i neandertaliani, e una migrazione dall’Africa li ha portati ad estinguersi. Noi tutti, che abitiamo in Europa, siamo discendenti di quegli africani. Europei senza se e senza ma , allora, dovrebbero essere solo quelli che hanno un progetto di nuova civiltà fondata su radici culturali in evoluzione. Ecco la mia inquietudine, non basterà uscire dalla pandemia e rilanciare l’economia, è l’investimento in Istituzioni della nuova Europa il tema principale; il mio problema non si risolverà presidiando il Quirinale, o palazzo Chigi, dovrò trovare delle ipotesi di impegno e di alleanze ancora non percepite con tranquillità. Tutte le Nazioni dell’Unione e tutte le regioni cercano un’autonomia rivendicando un’identità fuori dalla storia, regressiva; e allora?”.
– Papa Francesco. “Anch’io ti ho portato un dono che parla della mia inquietudine. Per renderla esplicita ho scritto la lettera apostolica al Cantore della Luce, Dante, e ho portato una copia per Lei. Dante va elogiato come profeta della speranza, senza inquietudine o dubbi. Il suo sguardo sul realismo della storia dipinge un quadro preciso delle responsabilità delle persone e delle istituzioni. Anche lui può essere visto come esule e pellegrino, nel contesto delle istituzioni dominanti, ma la mia lettera concorda con la voce di Dante che si alza forte e sferzante contro più di un pontefice romano (e questo potrebbe essere un tema per il prossimo G20 e Consiglio D’Europa ), per tentare una riforma delle istituzioni ecclesiastiche, per scuotere le persone che nella Chiesa sono ministri e rappresentanti. Io ho soprattutto le suore missionarie nel mondo ed in particolare in Africa, che mantengono viva la speranza di un sussulto delle istituzioni ecclesiastiche, ma quella stessa speranza è poggiata sulla fragilità del messaggio comunicato dal mio viaggio a Mosul: reciprocità fragile e religioni in amicizia per immaginare un futuro di pace e di civiltà plurale. Quindi anch’io penso a non mettere sempre in campo il tema delle radici e dell’identità storica, ma di aprire gli occhi facendoci aiutare dall’apprendere ad apprendere, a cominciare dalla storia del creato”.
Ambedue ricordano il rimprovero di Virgilio a Dante per allontanare la tentazione della stanchezza e dello scoraggiamento. Non rimane che vincere una parte della loro inquietudine camminando insieme nei giardini del Vaticano e cibarsi del profumo delle essenze; in fondo, loro, come l’umanità, nella sua concretezza, anche con gesti semplici, ed in autonomia, possono ritrovare il proprio cammino e la ripartenza giusta, fatta di azioni poggiate sulla fragilità della storia e sul coraggio delle credenze.
