GLOCAL di Ernesto Pappalardo »
Siamo giunti in una fase molto particolare dell’evoluzione della pandemia da un lato, e dall’altro del prendere forma della capacità di reazione a una situazione molto complessa e difficile. Fino a questo momento si è fatto fronte al precipitare del contesto economico e produttivo ricorrendo ad aiuti e interventi per così dire “tampone” o provando, più che altro, ad arginare il più possibile il grave effetto negativo su famiglie e imprese. Ma ora stiamo per entrare in un contesto nuovo: si avvicina il momento di mettere in campo risposte concrete, in grado di delineare una prospettiva reale di ripresa, andando a individuare non solo il percorso – che non potrà che essere chiaro e preciso (con buona pace della confusione politica) – ma, soprattutto, tempi e scadenze in relazione agli investimenti. Insomma, tutto il bel “racconto” fin qui delineato dovrà assumere l’aspetto di un vero e proprio piano economico, capace di arginare il contesto negativo e, naturalmente, di mettere in moto la macchina reattiva ad una crisi che certamente si appresta ad assumere forme ancora più pressanti.
Emergono, ovviamente, non poche domande (e perplessità) di fronte allo scenario che si è delineato in questi mesi: non è che quanto accaduto fino a questo momento consenta di guardare al futuro che verrà senza ansie e preoccupazioni. Né, per la verità, il “racconto” che la politica mette in campo – delineando nuove frontiere di crescita economica e sociale – può lasciare tranquilli. Quello che è certo è che – al momento – al di là di dichiarazioni sempre incentrate su qualcosa che deve accadere (ma non è ancora accaduto), è molto evidente come le difficoltà da superare siano estremamente complicate. E sorgono, quindi, non pochi dubbi sulla capacità di dare risposte, anche alla luce di un quadro complessivo che evidenzia in maniera prevalente un atteggiamento preliminarmente attento a conquistare sempre nuovi e più ampi spazi di controllo della situazione. Ma alla prova dei fatti non è per niente facile individuare quali saranno le risposte pronte a non essere messe in discussione o, addirittura, accantonate come se niente fosse.
In altre parole, in un contesto generale dove risulta davvero complicato portare avanti provvedimenti pure annunciati e ribaditi nel corso dei mesi – e con un quadro sanitario dominato da interpretazioni e riflessioni che, in ogni caso, non inducono, al momento, a ritenere che la bufera sia passata – ha preso già forma la ricerca della “sopravvivenza” alle emergenze, in attesa, prima o poi, di potere riprendere il consueto (e deleterio) “andazzo”, benedetto dalla politica, verso nuove forme di italica consuetudine.
E’ del tutto evidente, quindi, che l’attesa per le scadenze politiche ed economiche ha tutta una serie di valenze e di riflessi che si espandono nei non semplici mesi che ci attendono. Mesi durante i quali dovranno prendere forma, si spera, progetti e iniziative consistenti, in grado, cioè, di rimettere in cammino un’intera comunità nazionale che, tra mille difficoltà, sta provando a venire fuori da una situazione che nasconde problemi e emergenze a volte del tutto inattesi.
Resta forte la speranza che si riescano a mettere realmente in campo risposte e progettualità adeguate ai problemi da risolvere. Basta uscire con decisione dalla solida cultura della sopravvivenza. Uno sforzo che va fatto senza esitazioni.
Ernesto Pappalardo
direttore@salernoeconomy.it
Ripartenze?