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Cultura della vite, turismo specializzato & valorizzazione dei prodotti.
La Campania aderisce alle “Città del vino”
L’Associazione nazionale, costituita a Siena nel 1987 dopo lo scandalo del metanolo, realizza da anni anche l’Osservatorio sull’Enoturismo con l’Università di Salerno.

di Alfonso Schiavino

L’Associazione nazionale Città del Vino riunisce già 421 soci, soprattutto Comuni, da Pantelleria a Bolzano e Morgex (Aosta). I membri campani sono 31, di cui 5 salernitani. Ora anche la Regione Campania ha deciso di aderire. Il protocollo d’intesa prevede numerosi impegni bilaterali che interessano il paesaggio, l’enoturismo e la pianificazone rurale. Soggetti interessati: tutti quelli della filiera, dai vignaioli ai ristoratori.

Trent’anni fa: la qualità per uscire da una crisi pesante.

I meno giovani ricorderanno sicuramente il caso del vino al metanolo, che scoppiò nel 1986 per gli effetti pesantissimi sui consumatori. Il focolaio iniziale venne individuato in una cantina del Piemonte, ma poi le inchieste giudiziarie rivelarono altre aziende truffaldine soprattutto in Emilia e Toscana. Lo scandalo ebbe effetti pesantissimi anche per il fatturato del settore enologico nazionale, che, dopo anni di avanzata, in pochi mesi vide bruciare un quarto del valore e un terzo della produzione. Dopo la crisi, con uno scatto di reni, gli enti e i territori decisero di fare qualcosa per rilanciare il prodotto italiano, puntando sulla qualità. Una soluzione venne sancita il 21 marzo 1987, quando 39 sindaci costituirono a Siena l’Associazione nazionale Città del Vino. Fra i fondatori c’erano Firenze e solo tre paesi meridionali (nessuno campano).

Un’idea vincente, mentre il vino diventa cult.

L’idea ha rivelato la sua bontà anche nel lungo periodo, sia perché frattanto il vino è diventato un cult alimentare a livello mondiale, sia perché parallelamente il sodalizio è cresciuto fino agli attuali 421 aderenti. I soci campani, oltre alla Regione, sono 31: la Strada del vino Costa d’Amalfi, la Provincia di Benevento, la Comunità Montana dei Lattari e i Comuni di Avellino, Benevento, Campoli, Castelvenere, Chianche, Furore, Gragnano, Guardia Sanframondi, Lapio, Maiori, Mondragone, Montefalcione, Montefredane, Paupisi, Petruro Irpino, Ponte, Pontelatone, Pratola Serra, Ravello, Sant’Agata de’ Goti, Solopaca, Taurasi, Terzigno, Torrecuso, Tramonti, Tufo, Venticano e Vitulano.

Dal Censis all’Unisa l’Osservatorio sull’enoturismo.

L’Ancv ha ideato a curato anche l’Osservatorio sull’Enoturismo, prima con il Censis e poi con l’Università di Salerno. Dal 1999 questa “è ancora una delle poche indagini a monitorare su scala nazionale il fenomeno del turismo enogastronomico”. Un’altra invenzione è il concorso “La selezione del sindaco”, che dal 2002 “prevede la partecipazione congiunta dell’azienda che produce il vino e del Comune in cui sono localizzate le vigne ed è riservato ai vini a denominazione e indicazione geografica prodotti in piccole partite”. Il concorso si è svolto a Furore nel 2017, a Benevento nel 2011.

Il protocollo per la valorizzazione dei vini regionali.

I passaggi virgolettati sono tratti dal protocollo d’intesa fra la Regione e l’Ancv. I firmatari immaginano la nuova collaborazione come “un significativo contributo alla valorizzazione dei vini regionali, in particolare quelli espressi da una Dop o Igp che meglio rappresentano il territorio di origine ed il processo produttivo nonché del mondo imprenditoriale che fa riferimento a tutta la filiera vitivinicola”. Gli obiettivi saranno perseguiti “ricercando altresì le opportune sinergie con le istituzioni centrali”.

Impegni bilaterali: paesaggio e fondi europei.

Il documento elenca vari impegni per promuovere la cultura del vino, un concetto che presenta ricadute di vasto respiro. Un obiettivo è “la definizione di un Piano strategico condiviso di valorizzazione del Patrimonio vitivinicolo regionale in linea con i principi espressi dall’Osservatorio nazionale del paesaggio rurale per l’inserimento nel Registro nazionale del paesaggio rurale storico”. L’Osservatorio e il Registro sono stati istituiti dal ministero delle Politiche agricole nel 2012, come elemento per la programmazione di settore.

Non a caso la Regione e l’Ancv intendono “collaborare in progetti mirati all’accesso a risorse finanziarie gestite direttamente dalla Ue per attività di partenariato”. L’associazione metterà in campo la sua rete di rapporti con Recevin (Città del vino nei Paesi del Mediterraneo) e con Iter Vitis (località di 13 Paesi europei e caucasici).

Il Piano regionale vitivinicolo e il turismo enogastronomico.

Ancora: Regione e Ancv intendono “collaborare nel promuovere un Piano regionale vitivinicolo che affronti le tematiche di sviluppo e innovazione per il miglioramento della competitività e nel rispetto dell’ecosostenibilità ambientale, economica e paesaggistica”. Il protocollo promette anche “una progettualità specifica volta alla maggior tutela e conoscenza della qualità del vino sviluppando in particolare il tema del ‘turismo enogastronomico’ che coinvolge tutta la filiera, dall’azienda produttrice di uve alla cantina, fino al ristorante e agli enti territoriali”. Il protocollo prevede anche la partecipazione alle fiere.

LA DELIBERA REGIONALE 631/2017 (dal Burc)

IL PROTOCOLLO D’INTESA FRA LA REGIONE E L’ASSOCIAZIONE (dal Burc)

IL REGISTRO NAZIONALE DEI PAESAGGI RURALI STORICI

 

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