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Legambiente e Cnr-IIA presentano il primo rapporto dell’Osservatorio: le sfide italiane.
Isole sostenibili, buone pratiche nel mondo
Dall’energia pulita alla gestione dei rifiuti e della raccolta differenziata ferma a una media del 6%. Acqua, depurazione e mobilità sostenibile.

di Giuliano D’Antonio*

Molto spesso è nel patrimonio delle piccole isole che possiamo trovare spunti di riflessione adeguati ad un’osservazione non secondaria rispetto al contesto delle cose che circonda. “Nelle isole minori italiane troviamo straordinarie risorse ambientali e opportunità, anche economiche, di innovazione. Eppure, nonostante queste grandi potenzialità, il contributo delle fonti rinnovabili rispetto ai fabbisogni non supera in media il 6%, mentre nel resto d’Italia questo dato è ormai attestato al 32%. E non va meglio sul fronte della raccolta differenziata – il valore medio è di circa il 28% – e per la depurazione delle acque reflue (basti pensare che in tre quarti delle isole minori non esiste alcun sistema di trattamento e laddove è presente si rileva in genere un sistema di gestione non ottimale)”. Il testo di Legambiente consente di entrare in maniera diretta nella situazione attuale perché “le isole minori al contrario possono divenire un laboratorio ideale per affrontare le sfide più urgenti e importanti che il Mondo ha di fronte, dove applicare proprio i modelli innovativi nell’ambito dell’energia, del ciclo delle acque e dei rifiuti”. Queste citazioni ci consentono di entrare nel primo rapporto sulle Isole Sostenibili-Ossevatorio sulle Isole minori (realizzato da Legambiente e Cnr-IIA) e di venire a contatto con i numeri di una realtà di cui tenere assolutamente conto.

Lo studio “analizza la situazione di ogni isola italiana e in particolare delle 20 isole minori abitate e non interconnesse con la rete elettrica. Quarantuno, inoltre, le buone pratiche dal mondo. Isole che hanno avviato il percorso verso uno scenario al 100% rinnovabile: dal Pacifico all’Atlantico, dai Mari del Nord all’Australia.  Esempi che dimostrano come sia possibile valorizzare le risorse naturali locali e stimolare le economie del territorio, coinvolgendo le comunità di residenti”. Insomma, il lavoro intrapreso da Legambiente e dal CNR-IIA, avviato in questi anni, “è di raccontare quanto sta avvenendo nelle isole e stimolare con documenti e report periodici, appuntamenti pubblici, le potenzialità e l’urgenza di un cambiamento positivo e diffuso che davvero può fare delle isole un laboratorio di sviluppo sostenibile”.

Per Legambiente e CNR-IIA “gli obiettivi che vanno ottenuti sulle isole minori nei prossimi anni sono chiari e concreti. Il primo è far crescere la produzione di energia da fonti rinnovabili e accompagnarla con interventi di efficienza energetica per ridurre e chiudere progressivamente le centrali da fonti fossili esistenti. La copertura dei fabbisogni di energia elettrica è garantita ancora oggi da centrali termoelettriche a gasolio, con società che controllano sia la produzione che la distribuzione. Un sistema poco efficiente che arriva a costare anche sei volte in più rispetto a quello nazionale”. La situazione attuale “vede il solare fotovoltaico come fonte rinnovabile più diffusa sulle isole, mentre l’eolico, nonostante le condizioni favorevoli, è presente soltanto a Pantelleria e Ventotene. In termini assoluti Pantelleria è l’isola campionessa con le maggiori installazioni: 281,89 mq di solare termico; 647,5 kW di solare fotovoltaico e 32 kW di eolico. A Ventotene la copertura massima del fabbisogno elettrico da fonti rinnovabili è del 5,11%, seguita da Ustica con il 4,46% (uniche due isole con quota superiore al 4%, mentre nelle altre la media è inferiore al 2%)”.

E ancora: “per quanto riguarda l’acqua, nelle isole italiane i problemi da affrontare riguardano la scarsità delle risorse idriche presenti e l’assenza o inadeguatezza dei sistemi di depurazione delle acque reflue. In 12 isole su 20 si fa ancora totalmente o parzialmente affidamento alle navi cisterna per il rifornimento di acqua potabile e non. Nelle isole della Sicilia il 50% della fornitura di acqua avviene ancora con navi cisterna. Soltanto Capri si rifornisce interamente con un acquedotto sottomarino, complice la poca distanza dalla terraferma”.

I ritardi che riguardano la depurazione sono evidenti: “dall’ultima indagine dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (2015) risulta che 15 isole minori su 20 (il 75%) non hanno alcun sistema di trattamento delle acque reflue urbane. Nessuna isola è conforme a quanto prescritto dalla direttiva europea che indicava come data ultima di adeguamento il 2005”.

Risulta chiaro che occorre “puntare alla chiusura del ciclo dei materiali, promuovendo raccolta differenziata, recupero e riutilizzo dei materiali e la valorizzazione della frazione organica per la produzione di compost e biometano/biogas. Oggi la questione dei rifiuti in molte isole italiane è un’autentica priorità ambientale. I numeri della raccolta differenziata sono bassi e l’unica soluzione adottata è il trasferimento dei rifiuti via nave anche se nell’insieme, la capacità di differenziare i rifiuti è cresciuta, tra il 2010 e il 2017, su quasi tutte le isole. Due isole, Pantelleria e Capri, superano la media nazionale del 55%. Anacapri e Pantelleria risultano le singole amministrazioni comunali più virtuose, superando la soglia del 68%”.

Sono positive le notizie che arrivano dalle isole italiane che hanno scelto di diventare plastic free. Sono “dieci le amministrazioni che hanno scelto di mettere al bando i prodotti in plastica usa e getta: Anacapri, Capri, Favignana, Lampedusa e Linosa, Lipari, Malfa, Pantelleria, Tremiti, Ustica, Ventotene”.

Resta il tema della “mobilità che presenta una duplice criticità: da un lato il collegamento con la terraferma e dall’altro gli spostamenti locali, con tutti i problemi di gestione dei picchi di turismo estivi. La sfida anche qui è nell’immaginare una profonda innovazione della mobilità, che da un lato punti a dare un’alternativa al mezzo privato attraverso un trasporto pubblico locale efficiente, dall’altro incentivi le forme a impatto ambientale zero: veicoli elettrici, percorsi pedonali e ciclabili sicuri”.

*Presidente Fonmed (Fondazione Sud per la Cooperazione e lo Sviluppo del Mediterraneo)

(Fonte: legambiente.it/ 05.07.2019)

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