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Fotografia della condizione del Mezzogiorno. Gli investimenti messi in campo dal governo.
Interventi e misure per la crescita del Sud
Confcommercio: “Valorizzare i punti di forza del territorio, come il turismo, e utilizzare al meglio le risorse, sia quelle statali che di derivazione europea, per migliorare il capitale umano e produttivo, investendo soprattutto sui giovani e sulle imprese locali”.

“L’avvento della pandemia ha avuto un impatto minore al Sud rispetto alle zone del Centro-Nord che hanno subito maggiormente il blocco delle attività produttive per contenere la diffusione del coronavirus. Il rischio, però, di un ritorno ai valori negativi pre-Covid rimane dietro l’angolo, e per questo Confcommercio ha in più di un’occasione ribadito al governo di operare scelte di politica economica coerenti con le difficoltà del Mezzogiorno. Per scongiurare questo pericolo occorre: valorizzare i punti di forza del territorio, come il turismo, una risorsa inestimabile per il Sud, e utilizzare al meglio le risorse, sia quelle statali che di derivazione europea, per migliorare il capitale umano e produttivo, investendo soprattutto sui giovani e sulle imprese locali”.

E’ questa la proposta che avanza Confcommercio per il rilancio delle regioni meridionali. “I divari sia in termini economici che demografici del Mezzogiorno italiano rispetto al resto del Paese, sono da sempre oggetto di studio e riflessione da parte di Confcommercio. A settembre 2021, ad esempio, l’Ufficio Studi ha realizzato un focus sull’economia e l’occupazione al Sud dal 1995 al 2020, soffermandosi sui temi ricorrenti che da sempre penalizzano queste regioni come burocrazia, illegalità, minore qualità del capitale umano. In una precedente analisi era invece emerso un altro grande problema che da anni pesa sulla situazione economica del Mezzogiorno: la riduzione della popolazione giovanile residente, diminuita di oltre un milione e mezzo”.

Situazione economica attuale.

“Quando si parla di economia dell’Italia meridionale, non si può non soffermarsi sui divari che da lunghi anni hanno allontanato queste regioni con le altre aree del nostro Paese. Da tanti anni i nodi da sciogliere sono sempre gli stessi: criminalità, burocrazia, carenze infrastrutturali, disoccupazione, tutti temi ricorrenti che si sono acuiti negli ultimi 25 anni. Per cercare di risollevare l’economia del Mezzogiorno servono sicuramente investimenti ad hoc per cercare di recuperare il terreno perduto”.

Progetti e investimenti statali per il Sud.

Tra gli investimenti statali per aiutare le imprese del Mezzogiorno rientra Resto al Sud, agevolazione fiscale “che incoraggia allo sviluppo di nuove imprese e sostiene quelle già esistenti con sede nel meridione, soprattutto quelle dei più giovani”. I fondi “sono gestiti da Invitalia ed è rivolto agli imprenditori di età compresa tra i 18 e i 55 anni. Le risorse stanziate ammontano a un miliardo e 250 milioni di euro”.

Fondi europei per il Mezzogiorno.

“Nel 2021 sono stati progettati numerosi investimenti per aiutare le economie del Sud Italia. Tutti i fondi stanziati dal governo saranno ovviamente aggiuntivi alle risorse assegnate ogni anno dal bilancio dello Stato agli investimenti del Meridione, che per legge non possono essere inferiori al 34% di quanto stanziato a livello nazionale”.

Il Pnrr, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

“Approvato nel 2021 sia in Italia che dalla Commissione europea, il Piano nazionale di ripresa e resilienza è il documento che il governo ha predisposto per il rilancio dell’economia, stremata per colpa dell’emergenza sanitaria. Per l’Italia sono stati stanziati 191,5 miliardi, più ulteriori 30,6 di risorse statali del Fondo complementare. Al Sud andrà il 40% dei fondi territorializzabili (riferiti a progetti inerenti a regioni specifiche), quindi circa 82 miliardi su un totale di 206. Il premier Draghi ha anche annunciato l’arrivo di altri 9,4 miliardi da aggiungere al Fondo complementare per la linea ferroviaria ad alta velocità tra Salerno e Reggio Calabria”.

React-EU.

“Fa parte del pacchetto Next Generation EU ed è il secondo pacchetto di aiuti più consistente: 50,6 miliardi di euro. Per l’Italia sono stati destinati 14,4 miliardi, la quota maggiore, e di questi circa 9 miliardi saranno investiti per il Sud. Queste risorse si andranno a sommare con quelle già previste nel ciclo della politica di coesione europea 2014-2020 e saranno stanziate nel 2021 e nel 2022 per i progetti da realizzare entro e non oltre il 2023. Il 9 aprile 2021 la ministra per il Sud e la coesione territoriale, Mara Carfagna, ha firmato e inviato a Bruxelles la proposta dell’Italia per l’utilizzo dei fondi del React-EU. La Commissione europea ha approvato e finanziato il programma il 4 ottobre dello stesso anno, per un totale di 11,303 miliardi di euro. Per gli investimenti in programma del 2022 i fondi sono stati ampliati, sempre per volere della Commissione, arrivando a quota 3,084 miliardi di euro. In totale le risorse di React-Eu per il Mezzogiorno sono di 9,449 miliardi di euro”.

Just Transition Fund.

Nel progetto Next Generation EU, “è rivolto alla transizione ecologica degli Stati membri. All’Italia sono stati destinati 1,2 miliardi che saranno utilizzati per la riconversione dello stabilimento ex Ilva di Taranto e per la riqualificazione della regione sudoccidentale della Sardegna (Sulcis)”.

Fondo di sviluppo e coesione (Fsc).

Fsc finanzia progetti “che hanno come fine ultimo la coesione economica, sociale e territoriale del Paese, eliminando tutti gli squilibri tra Nord e Sud. La Legge di Bilancio dello scorso anno ha assegnato al Fondo 50 miliardi di euro tra il 2021 e il 2030, ai quali saranno aggiunti altri 23,5 con la Legge di Bilancio di quest’anno. Di questi, l’80% andrà al Mezzogiorno, circa 58 miliardi. Inoltre, a queste risorse vanno sommati altri 24 miliardi che fanno parte del ciclo 2014-2020, ma che non sono stati ancora spesi dalle amministrazioni competenti”.

Fondi strutturali e di investimento europeo.

Finanziati dal bilancio dell’UE, “i Fondi strutturali e di investimento europeo sono il principale strumento per la coesione europea. Sono organizzati a cicli settennali e per il periodo compreso tra il 2021 e il 2017 all’Italia sono stati assegnati circa 42 miliardi più altri 40 di cofinanziamento nazionale e regionale. Per il meridione sono stati stanziati 54,23 miliardi”.

Le risorse sono così divise:

Fondo Sociale europeo (Fse);

Fondo di Coesione (per gli Stati membri meno sviluppati);

Fondo europeo agricolo per lo Sviluppo rurale (Feasr);

Fondo europeo per gli Affari marittimi e la pesca (Feamp).

Le indagini sul Mezzogiorno di Confcommercio.

“Negli ultimi 25 anni abbiamo assistito ad una massiccia emigrazione dei lavoratori, soprattutto giovani (-1,6 milioni), verso zone con più possibilità occupazionali. Da qui il progressivo e inesorabile calo del Pil prodotto dal Sud, che ha aumentato ulteriormente il gap economico con le altre aree italiane. Tra il 1995 e il 2020 il peso percentuale della ricchezza prodotta nel Mezzogiorno sul totale del nostro Paese è passato dal 24 al 22%”.

Ma “il declino del Sud ha radici lontane nel tempo, di tipo strutturale. Tra il ’96 e il 2007 il prodotto interno lordo era cresciuto rispetto alla media nazionale (1,2 contro l’1,5% del totale nazionale), per poi crollare durante la crisi finanziaria della seconda parte degli anni duemila, tra il 2008 e il 2019, raggiungendo uno scarto di ben sei decimi di punto. Una parentesi nera per l’economia del Mezzogiorno italiano”.

(Fonte: confcommercio.it/24.05.2022)

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