contatore visite free skip to Main Content
info@salernoeconomy.it

GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Mentre il conflitto bellico ucraino ogni giorno ci racconta la triste disumanità della guerra.
Il “tramonto” delle aspettative o (solo?) un’altra sconfitta
E pensare che pochissimo tempo fa eravamo ancora a contemplare lo sfacelo di quello che, pure, potevamo contrastare con i fondi del Pnrr e che, ora, chissà verso quale approdo veleggia.

Si arriva sempre a un punto centrale – sia individualmente che collettivamente – che finisce per delineare le prospettive, i percorsi che “improvvisamente” (così, di solito, sembra accadere) prendono forma dinanzi ai nostri occhi, fino ad assumere l’aspetto di una non/novità, di una vera e propria presa di coscienza. In altre parole, raccogliamo dentro di noi la caratteristica, abbastanza mediocre, che ci porta a capire, senza infingimenti, quello che, in realtà, eravamo già diventati, mentre pensavamo di essere, ormai, pronti per fare altro. Magari credevamo davvero di guardare a quella montagna di progetti, iniziative, per certi versi anche di soliti e imperturbabili “sogni” di qualche tempo addietro. Insomma, chissà per quanto tempo siamo stati davvero sull’uscio di quella porta di aspettative che, poi, per un vero e proprio caso “inatteso”, si è aperta e ci ha fatto “scoprire” che non era vero quasi niente di tutto quello che, pure, ci aveva spinto ad andare in una direzione precisa, chissà per quanti anni.

Adesso, rimettendoci esattamente dove eravamo prima (molto tempo fa), senza convinzioni, né certezze, ma, soltanto, con mediocri aspirazioni, ci accorgiamo che tante attese, veri e propri “desideri”, non ci sono più. Vaghezze, che, però, peseranno sempre su quell’orizzonte che, per noi, resta ancora azzurro (?).

Eppure sappiamo – per fortuna ancora bene – che lo sforzo migliore, per noi tutti, è sempre quello che, sebbene inadeguato, può essere solo il nostro. O forse no. Nemmeno “solo” il “nostro”. Quello di una generazione che si è trovata in mezzo al mondo che cambiava senza trovare mai il filo del discorso (così sembrava), il perimetro di tutto quello che aveva sempre inseguito, il confine, finalmente ben visibile, del nuovo mondo che, pure, stava per arrivare.

Queste considerazioni, che possono sembrare stanche, inadeguate, lontane o solo pessimisticamente “depresse”, emergono con naturalezza, se si prova a prendere in considerazione la “teoria” del “bilancio” di non pochi alle prese con la somma “algebrica” del pensiero dominante, che imperversa nel periodo quasi post-pandemico, mentre il conflitto bellico ucraino ogni giorno ci racconta la triste disumanità della guerra.

E pensare che pochissimo tempo fa eravamo ancora “solo” a contemplare lo sfacelo di quello che, pure, potevamo contrastare con i fondi del Pnrr e che, ora, chissà verso quale approdo veleggia.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

Foto Pnrr governo.it
Tempo di futuro
Back To Top
Cerca