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Aveva donato una parte di quel territorio al Fai, per farlo diventare Natura, per cancellare ogni traccia dell’uomo.
Il sogno di Fiamma, la Casa-Ateneo del settimo paesaggio
Il disegno si fa affresco ed i nuovi paradigmi di ecologia dell’architettura, della musica, dell’economia, della cultura vengono coniugati all’unisono.

di Pasquale Persico

Quella notte aveva deciso di aspettare l’alba, restando al largo della Massetta, voleva scoprire nuovamente i colori del paesaggio visivo che da Scario va fino a Punta degli  Infreschi, promontorio poco distante da Camerota. Da oltre 100 anni non vi è una sola luce che di notte si accende nei boschi o nelle radure di alto pascolo. Il territorio è abitato dalla Natura, che si è impossessata nuovamente di tutti i progetti dell’uomo moltiplicando i luoghi di nessuno. Qui la Natura ha uno sguardo, ha un udito, percepisce e distingue i sapori. Ha papille gustative. Qui la Natura è colta, è sacra e pagana, con pari dignità. La Natura beve e da  bere, pensa e fa pensare, vive e fa vivere, muore e fa morire. Qui tutti gli animali sono Natura e tutte le piante sono Natura. Gli animali non vanno a scuola, nascono educati e si educano all’evoluzione, non eleggono i politici, ma diventano sapienti, preservano il futuro. Qui la natura è entrata nelle case dei coloni e dei pastori, delle donne dedite all’agricoltura di sopravvivenza, degli animali compagni di vita e di sussidiarietà. Qui la Natura come animale complesso ha nuovamente marcato il proprio territorio, lo ha reso riserva di conoscenza, laboratorio di nuova ricerca, bene pubblico puro, territorio di nessuno.

Pure Fiamma aveva donato una parte di quel territorio al Fai, per farlo diventare Natura, per cancellare ogni traccia dell’uomo, per rendere sacra una restituzione sentita.

Lei voleva che la Natura potesse nuovamente esprimersi con tutti i gradi di libertà, che la Natura potesse giocare come se fosse la sua nipote preferita, sapendo che un giorno essa dovrà diventare madre di nuove opportunità.

Quella notte, nonostante il mare ad olio, lei era inquieta, il buio le dava la sensazione che quel territorio fosse sparito, il vento inesistente le sottraeva i profumi, perfino quelli del mare. Sentiva la necessità di vedere un fuoco acceso, in una casa-faro che sovrastasse i boschi ormai densi per il progetto  dei cespugli vetusti.

Nel sogno la luce apparve, non era artificiale, poteva essere un inizio di incendio? Il desiderio divenne incubo, un presagio sulla definitiva scomparsa del sogno realizzato. Quella luce sognata la fece stare in dormiveglia, la vedeva anche quando apriva gli occhi. Ripensò a qui luoghi vissuti ed amati più dell’amore pure intenso per il prossimo, a partire dai suoi figli Sebastiano e Saverio. Inventariava biodiversità dominate, con la mente, tutte le volte che era arrivata dal mare per risalire, fino a spossarsi, e con il fiato in gola, godeva della visione dei cespugli che si esprimono come alberi cresciuti fino all’inverosimile; si commuoveva alla visione degli alberi svuotati dal vissuto, mentre li vedeva in simbiosi con picchi felici per l’incontro con parassiti vitali.

Perfino vermi e insetti invisibili finalmente mostravano i loro colori, incredibilmente diversi, desiderati ed indesiderati insieme. Anch’essi moltiplicavano il senso di felicità finalmente rivelata come felicità per l’ecologia profonda, vissuta come rete della vita.

La luce nel bosco era ancora visibile quando l’alba arrivò e rese visibile i colori della stratificazione della storia dell’uomo. C’erano tutti i segni dell’abbandono e delle discontinuità storiche, di tutte le partenze, da oltre 10.000 anni.

La bellezza del paesaggio decodificato divenne emozione lunga, persistente, la montagna raccontava la sua storia e la storia degli uomini che l’avevano vissuta come patria temporanea. La geomorfologia del paesaggio si mostrava come potenziale in attesa, come dimensione culturale da far diventare consapevolezza cosmica. Ma la luce non era ancora spenta – nonostante l’alba stesse spegnendo la sua luce – per dare spazio a quella del mattino.

C’era allora veramente pericolo che il sogno-realtà andasse in fumo? Che qualcuno incendiasse tutta la storia visiva raccontata dalla Natura, finalmente in temporanea evoluzione solitaria?

L’ansia divenne energia, si fece lasciare sugli scogli e scalò, come una lucertola, la montagna, fino ai ruderi della casa antica. Cominciò a sentire odore di cera bruciata, come nelle chiese, sentiva voci di persone, sembra riconoscere i toni, si rasserenò e si impaurì allo stesso tempo quando  riconobbe le persone.

Che cosa faceva nel rudere antico suo figlio Sebastiano con un artista, un naturalista ed un economista? Erano tutti presi, non sentirono il suo avvicinarsi, lei si trattenne dal gridare forte: “Via, via dalla mia Natura donata e rinata!”.

Non poteva immaginare che stessero tramando alle sue spalle, che stessero bruciando il suo sogno d’amore: gli alberi invadenti erano stati spostati ed una parete del rudere, ancora verticale, mostrava la sua capacità d’accoglienza. Su di essa, l’artista, ispirato dalla riflessione a tre, dal paesaggio potenziale e dai desideri di Sebastiano,  finalmente congiunti a sua madre, aveva disegnato il progetto futuro: La Casa-Ateneo del settimo paesaggio.

Fiamma d’incanto entrò con lo sguardo nella nuova Casa Sacra, si fece assorbire da nuove emozioni, riconobbe il paesaggio del futuro, la Natura diventata Università, nuovamente un uomo-natura sa procurarsi il cibo giusto, sa costruirsi i valori dell’esistenza, vive lo sposalizio con il paesaggio, un paesaggio sempre pieno di potenziale, ama il sole di giorno e la luna di notte, si allontana dal pericolo di morte in vita, inventa la sostenibilità felice.

Il disegno si fa affresco – densità di disegno e di parole – i nuovi paradigmi di ecologia dell’architettura, di ecologia del paesaggio, di ecologia  della musica, di ecologia  dell’economia e di ecologia della cultura venivano coniugati all’unisono.

Fiamma intuisce che Sebastiano sta pensando alla casa nuova come ateneo del futuro, alla casa che non potrà essere che di nessuno.

Suo figlio era entrato ancora una volta nei suoi sogni o lei viveva la felicità del presente.

 

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Pasquale Persico
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