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Il Punto di Arpocrate di Pasquale Persico/ Paesaggi sublimi, l’intervento di Olimpia Niglio (Icomos).

di Olimpia Niglio*

Caro Prof. Pasquale Persico,

grazie per la Sua nota pubblicata lo scorso 31 marzo su www.salernoeconomy.it. Nei secoli trascorsi la Costa d’Amalfi ha accolto numerosi conventi, monasteri e eremi e certamente quello di Santa Chiara a Ravello rappresenta un esempio di notevole valore tuttora “vivente”. Il patrimonio culturale religioso costruito, la cui dismissione ha rappresentato sin dal XIX secolo un tema di estrema importanza, è testimonianza di un sistema sociale ed economico che ha subito forti cambiamenti che necessariamente hanno determinato una rivisitazione nell’uso di questi ameni luoghi di vita consacrata. Questa importante eredità culturale da anni è al centro di numerosi dibattiti a livello internazionale ma la storia ci ha anche tramandato diverse cronache locali che testimoniano come questi beni siano stati spesso oggetto di saccheggi, speculazioni immobiliari e quindi di trasformazioni funzionali non rispettose dello “spirito del luogo” e delle sue originarie finalità. Va anche detto che a tutt’oggi, almeno in Italia, la difficoltà di analizzare con obiettività il problema è anche connesso alle difficili operazioni di catalogazione e conoscenza di questi ingenti patrimoni culturali religiosi nonché dalle autonomie gestionali e quindi dal difficile dialogo nel quale intervengono, per molteplici competenze, variegati enti, istituzioni e persone. Il tema è urgente e seppure non semplice, necessita di essere affrontato con determinazione.

Non c’è dubbio che questi patrimoni costituiscono un bene prezioso e che, nel corso dei secoli, hanno contribuito a custodire e valorizzare i valori intrinseci dei singoli territori e quindi il paesaggio culturale nel quale sono inseriti.

Riesaminando le parole del Cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Consiglio Pontificio della Cultura, è arrivato il tempo di attivare “processi di condivisione con le comunità civili, con le istituzioni che si occupano di tutela e promozione del patrimonio culturale, con l’associazionismo e il terzo settore, ampiamente dedito anche alla tutela e alla ri-narrazione del patrimonio culturale religioso”. Tutto questo sarà possibile anche coinvolgendo organizzazioni come Icomos (International Council Monuments and Sites) dove è attiva la commissione scientifica internazionale Prerico (Places of religion and rituals) che il prossimo 10 giugno ha promosso un Seminario Internazionale dal titolo “Reuse and Regenerations of the cultural religious heritage in the world – Comparison among Cultures” (https://www.facebook.com/ICOMOSinternational). Il Seminario avrà come finalità di riunire studiosi di tutto il mondo per confrontarsi su un tema che riguarda tutte le nazioni ma le cui differenti culture stanno elaborando approcci metodologici differenti e questo è molto importante per conoscere ed avvicinarci anche a nuove prospettive operative.

Inoltre, il Seminario è svolto nell’ambito delle direttive dell’Agenda 2030 della Nazioni Unite (https://www.un.org/sustainabledevelopment/development-agenda/) e con riferimento al documento “People-Centred Approaches to Cultural Heritage”(https://www.icomos.org/images/DOCUMENTS/Secretariat/2021/OCDIRBA/Resolution_20GA19_Peolple_Centred_Approaches_to_Cultural_Heritage.pdf).

Infatti, solo rimettendo al centro le comunità e le loro esigenze sarà possibile perseguire ottimi risultati nella conservazione delle eredità culturali. Quindi il mio augurio è tutelare l’eredità di Santa Chiara a Ravello grazie ad un progetto partecipato e condiviso tra la comunità religiosa e quella civile e progettare insieme la rigenerazione e la risignificazione di questi magnifici luoghi partendo anche da specifici corsi di formazione che possano contribuire ad aprire proficui dialoghi tra le rispettive comunità e così perseguire costruttive finalità di conoscenza e di valorizzazione di questo straordinario patrimonio culturale vivente.

*Olimpia Niglio è architetto, PhD e Post PhD in Conservazione del patrimonio architettonico. È docente di Storia di Architettura comparata presso l’Università di Hokkaido e ricercatrice presso la Scuola di specializzazione in Studi Umani e Ambientali dell’Università di Kyoto. È membro di Icomos-International Council on Monuments and Sites e di Acla-Asian Cultural Landscape Association. E’ responsabile Unesco per il patrimonio ecclesiastico  immateriale.

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(Pasquale Persico) – Il Parco dei Monti Lattari ed il suo territorio possono essere raccontati come uno straordinario intreccio di paesaggi baciati da una natura fertile, e con uno sguardo profondo sulla storia dei popoli che lo hanno attraversato. La parola sublime è ancora adatta a descrivere le percezioni che si possono ricevere percorrendo i mille sentieri che l’attraversano (e non solo il sentiero degli Dei). La percezione che il territorio abbia bisogno di un piano paesaggistico dove il tema della percezione e della consapevolezza sia misurabile in termini di impegno, richiama il tema della convenzione di Faro da pochi mesi approvata dal Parlamento italiano che non deve restate legge inattiva. In questa prospettiva “Il Punto di Arpocrate” della scorsa settimana richiamava a nuove responsabilità sia della popolazione residente che di quella in transito; la lettera di risposta della prof.ssa Olimpia Niglio inquadra la problematica in una prospettiva molto più ampia e chiama tutte le istituzioni a comporre un quadro di nuova governance dove la sussidiarietà abbia un ruolo centrale per dare al territorio la possibilità di fare evolvere la percezione del paesaggio verso nuovi comportamenti. Il tema degli standard immateriali da tutelare rimane ancora “orfano” nei piani regolatori e paesaggistici del territorio e segnala ritardi istituzionali da sanzionare in termini di responsabilità, da perseguire con nuovi strumenti giuridici da elaborare e riferibili a quanto già previsto dalla Costituzione.

 


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