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Il Punto di Arpocrate di Pasquale Persico/Il sogno interrotto e l’arcobaleno di Franco Dragone a Cairano.

Franco Dragone muore improvvisamente ma non muore il suo sogno a Cairano. Può essere questo l’impegno e la nuova credenza della comunità larga del piccolo paese dell’Irpinia che non si arrende al suo destino di ritornare pietra su pietra. All’età di sette anni, Franco lascia, nel primo dopoguerra,  il luogo dove la sua mente si è allenata a guardare a 360° gradi l’Appennino interno della Campania. Lo sguardo verso il Mediterraneo lo accompagnerà per tutta la vita. Naturalizzato belga, firma incredibili regie e spettacoli di altissimo livello: dal Cirque du Soleil allo show di Céline Dion, fino a Los Angeles, al Lido di Parigi ed alla Cina. Diventa capo della Franco Dragone Entertainment Group, tra i leader mondiali di eventi: una “multinazionale” della fantasia, della gioia, del sogno, capace di rinnovare continuamente la grande tradizione dello spettacolo globale. Nel firmare la regia della Traviata ricordò a tutti noi, citando Violetta, che la vita non è una corsa contro il tempo, non è una sfida, ma un lungo atto d’amore a cui non bisogna fare altro che abbandonarsi. L’atto d’amore a cui fa riferimento riguarda anche Cairano, e ritorna al suo paese natio non per nostalgia, ma per rivoluzionare il pensiero statico sulle cosiddette aree interne; sogna un teatro ed una vigna come gesto arcobaleno di ripartenza, e scende, (come Noé) dalla sua arca volante, per piantare a Cairano i segni della quinta urbanità, Fonda un teatro come casa-paese che si fa città ed accoglie nella piazza teatro di Cairano a lui dedicata, un nascente vitigno di Aglianico Bianco portato a Cairano dal progetto di Bruno De Conciliis sul vino arcobaleno.

Ambedue i progetti crescono con difficoltà, ma mettono radici profonde per garantirsi una sostenibilità sociale ed una resilienza ambientale, La morte improvvisa ferma il sogno di Franco Dragone? La sua nuova residenza a Cairano – di residente equivalente al quadrato – tornerà a diventare l’ennesima casa grande e vuota a Cairano? Essa sarà  abitata solo dalle  nostalgie di un progetto di poesia globale?

Interroghiamo per cento giorni la comunità larga che negli ultimi anni ha frequentato la piazza “Franco Dragone” e goduto del suo teatro sperimentale; interroghiamoci sul perché la vigna è cresciuta con lentezza inattesa e cerchiamo altri luoghi dove moltiplicare il sogno.

La comunità cairanese deve scegliere l’arcipelago di appartenenza nella nuova città arcipelago dell’Appennino interiore, allargando la massa critica del progetto utopico di Franco della quinta urbanità diffusa. Si tratta, allora, di trasformare il sogno di Franco Dragone nel nuovo standard fisico ed immateriale di area vasta della città arcipelago che verrà, fino a modificare la citazione – di Franco – a proposito di Violetta;  … la vita non è una corsa contro il tempo, non è una sfida, ma un lungo atto d’amore a cui non bisogna fare altro che dedicarsi.

Una botte di Aglianico errante aspetta di essere messa in bottiglie, un cantina arcobaleno  è restata silente per oltre un anno, per misurare la forza del luogo anche in assenza delle energie degli uomini sapienti. La morte dell’amico Franco ha moltiplicato le probabilità di un risveglio collettivo? Una riglobalizzazione dei sentimenti e dei propositi della comunità cairanese larga può riposizionarsi? Facciamo il punto tra qualche anno ed evitiamo, intanto, di fare commemorazioni inutili.


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