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Il punto di Arpocrate di Pasquale Persico/ Dalla comunità chiusa allo spazio di urbanità plurale.

Aristotele ci ha aiutato a distinguere l’Oikos – il territorio delle cose private, spesso familiare e confortevole – dall’Ekklesia, cioè lo spazio dove dirimere e sviluppare le grandi questioni, ma anche quelle minori, della vita collettiva, fino all’ipotesi di una metamorfosi profonda del concetto di comunità, non chiusa nella propria immunità ma aperta in termini di società plurale. Si tratta, di dare vita, ogni volta che è possibile, a nuovi laboratori, la membrana di dialogo con i costruttori di cui parla il presidente Mattarella, in coro con Papa Francesco, luoghi in cui l’immaginario può portare al reale, e che Aristotele ha chiamato Agorà. Si tratta di individuare spazi prima mentali, poi motivazionali, e, infine, anche fisici, dove l’immateriale culturale e civico, non solo privato e non solo pubblico, aiuta a definire i beni  non specifici da fare emergere come caratteristica del nuovo concetto di urbanità a civiltà plurale.

Edificare, più che costruire in fretta, è la parola che accompagnerà il processo, perché l’Agorà, e l’abbiamo visto in diretta dal Campidoglio della giovane democrazia statunitense, è sempre il luogo dove si misurano la democrazia e la sussidiarietà, l’inclusione e la partecipazione. I visitatori possono passare o non passare, portare progetti o essere solo presenti, ma è sempre un luogo dove ogni gesto ha rilevanza, anche l’assenza. Il tutto aiuta a ristrutturare i comportamenti per il cambiamento, sia dell’Oikos che dell’Ekklesia.

I laboratori membrana di cui, a giorni alterni parlano il Papa e Mattarella, sono luoghi da riempire di contenuti; dalle prigioni di isolamento, in cui ci ha rinchiuso la pandemia, dobbiamo uscire con una citazione gramsciana capace di evocare la città che verrà: il vecchio muore e il nuovo ha difficoltà a nascere; ed è in questo periodo che si rivelano fenomeni morbosi, svariati e pericolosi (vedi la discordia istituzionale).

Moltiplicare i laboratori membrana, dialoganti e sussidiari, è l’unica strada da percorrere, per superare il tormentoso tempo che ci avvolge, il tempo del non più ma anche del non ancora. Partiamo dal clima e dalle città in metamorfosi, partiamo dalla scuola e dall’apprendere ad apprendere, dalla sanità e dalla medicina di comunità, dalla mobilità e dall’accesso ai diritti fondamentali, ma partiamo ed edifichiamo.

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Pasquale Persico
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