GLOCAL di Ernesto Pappalardo »
Che autunno sarà? Ancora frastornati dal ritmo della politica – che mantiene fede alla sua promessa primitiva che resta quella di illudere (nel bene e nel male) la gente in merito al cambiamento delle proprie prospettive di vita – ci affacciamo a settembre con la solita problematica meridionale. Non ci sembra, cioè, di avere capito bene dove gira l’angolo imprevedibile disegnato dai partiti e dalle forze politiche che si orientano soprattutto verso gli spazi che determinano l’acquisizione di voti e di consenso. In altre parole, siamo di fronte ad un impatto più che critico delle decisioni assunte a Roma (e non solo). L’avvicinamento al voto delle regionali – tra quelli più importanti – in Campania inizia con una navigazione quanto meno difficile da spiegare agli elettori. O, forse, al contrario estremamente semplice. In fondo, gli ondeggiamenti e i nuovi assetti (ammesso che realmente si verifichino sul piano concreto) sono diventati materia quotidiana al punto che è davvero “complesso” percepire come, alla fine, si regoleranno i cittadini nelle urne.
Resta, in ogni caso, la sensazione che molto sia ancora da scrivere nei prossimi mesi e che nella nostra regione il punto centrale resti il disagio reale di vaste porzioni della popolazione. Insomma, mentre la politica cerca di mantenere ed ampliare le posizioni conquistate, sono i cittadini campani a doversi chiedere in quale situazione sono venuti realmente a trovarsi. Senza immaginare scuse o imboccare scorciatoie: è il momento, è parso di capire senza bisogno di altri approfondimenti, di rendersi conto senza infingimenti di dove siamo arrivati e di come ci siamo arrivati. Quello che è certo è che non c’è proprio nessuno disposto a perdere terreno in nome di una presunta “ristrutturazione” della macchina politica chiamata, ormai, a dare risposte concrete.
Siamo certi, insomma, che saranno proprio i numeri delle regioni meridionali a porre la questione centrale: non è più il momento di prendersi in giro. La politica, ma anche i circuiti produttivi, i lavoratori, i sindacati e tutte le forze realmente attive e propositive si trovano di fronte ad una domanda evidente in tutte le pratiche sociali sostanzialmente condivise: quale risposte darsi per avviare un grande e duraturo ciclo di risanamento dei processi economici che, è bene dirselo in maniera convinta, non riescono a mantenere una prospettiva duratura e sostenibile di crescita diffusa.
Lasciamo perdere le parole interessate della politica e di quanti da essa sono sostenuti, resta a noi cittadini maturare una scelta vera, capace cioè di indirizzare le cose nella direzione più onesta possibile.
Naturalmente, non è uno scenario semplice. Né appare del tutto chiaro come si articolerà la situazione, quali saranno i leader e i personaggi in grado di assumersi le responsabilità e di governare senza secondi fini l’evolversi di un contesto complessivo di cose veramente difficile da affrontare.
Noi di SalernoEconomy, nel nostro molto piccolo, proveremo a fare quello che abbiamo sempre fatto da quando siamo nati: descrivere con semplicità le cose come stanno. O meglio: come ci raccontano che stanno, cercando di individuare come, invece, molte volte non stanno. Non è affatto semplice. Ma ci proveremo ancora. In fondo, siamo nati per questa non deplorevole motivazione.
Ernesto Pappalardo
@PappalardoE
Percorsi "complessi"