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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Prende sempre più forma il deterioramento della credibilità che è diventato più forte negli ultimi tempi.
Il nuovo (?) basso profilo della politica fatta in casa
Necessario mettere in campo processi in grado di interagire in maniera costruttiva con le aree alle prese con crisi strutturali fino a determinarne nuovi profili evolutivi in piena relazionalità con tutte le zone – soprattutto estere – con le quali è possibile attivare rapporti di crescita condivisa.

Piano piano prende forma – in tutti i territori – un nuovo profilo relazionale tra quello che accade in politica e le modalità di lettura (e di comprensione) che si diffondono nella parte di popolazione ancora interessata a seguire con attenzione gli avvenimenti. Perché è sempre più evidente che c’è un’altra parte (molto consistente) che, pur avendo un proprio profilo specifico, ha ormai raggiunto un atteggiamento ben determinato (quasi sempre cautelativo) rispetto a quanto esprimono partiti e movimenti. In altre parole, tutto quello che succede ultimamente non induce a guardare con fiducia all’azione politica che, di fatto, molto spesso si limita ad annunciare effetti difficili, poi, da monitorare o da seguire nelle loro evoluzioni. Siamo, cioè, di fronte a forme di impegno politico che, al di là del reticolato dei partiti e degli organismi che ad esso riconducono in maniera limpida e trasparente, trovano scarsa comprensione in diversi parametri sociali. In altre parole, si guarda e si segue la politica più per capire meglio come difendersi dagli effetti scoraggianti che essa produce, che per contribuire in maniera attiva e positiva ai processi che di volta in volta si mettono in campo. Forme di scoraggiamento collettivo? Senza dubbio sì. Ma anche tentativi di comprendere bene verso quali scenari ci stiamo incamminando, tenendo ben presente le profilature (e gli interessi) di categorie sociali e produttive.

E’ difficile, quindi, immaginare se e quando la politica riuscirà a comprendere a fondo – senza alcun tipo di intento speculativo – il deterioramento della relazionalità con i cittadini che si è instaurato negli ultimi convulsi tempi. Né, per la verità, si arriva a immaginare come si possa tentare di ricostruire un rapporto serio e non agganciato (quasi sempre, per la verità) agli obiettivi di partiti e movimenti.

Di fronte a questo scenario, abbastanza scoraggiante, si profilano le azioni e prendono forma le strategie di tutte le forze che dovrebbero convincere il Paese a formarsi un’opinione precisa in base alla quale schierarsi e portare avanti progettualità non secondarie per il nostro futuro.

E’ del tutto evidente che siamo nel pieno di una fase di transizione che riserva ancora colpi di scena e sorprese, mentre è abbastanza chiaro che si procede verso l’aggravamento di vicende che appaiono al limite della loro recuperabilità. Il prendere forma – per esempio – di un processo economico sempre più aggregato a dinamiche produttive che non tengono conto della domanda di crescita e di sviluppo di determinate aree del Paese (mentre asseconda quelle positivamente agganciate a trend positivi), è un segnale persistente che va avanti per fatti suoi e che aggrava la situazione della parte territoriale più in difficoltà.

Appare necessario mettere in campo, invece, processi in grado di interagire in maniera costruttiva proprio con le aree alle prese con crisi strutturali, fino a determinarne nuovi profili evolutivi in piena relazionalità con tutte le zone – soprattutto estere – con le quali è possibile attivare rapporti di crescita condivisa.

La politica italiana può provare a fare questo? Senza dubbio sì. Ma solo se riesce ad uscire da un circuito che si conferma basato su relazionalità e obiettivi in funzione dello scenario politico dominante sia a breve che a media e lunga scadenza.

E’ triste dirlo, ma al momento le cose vanno così. E non sembra affacciarsi nulla di nuovo all’orizzonte.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

@PappalardoE

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