GLOCAL di Ernesto Pappalardo »
Lo scontro è diretto, senza mediazioni e ora prende forma, in virtù delle scadenze elettorali, una forma di precisazione – da un parte e dall’altra – destinata a incidere a fondo sulla profilazione delle forze in campo, per quanto questo possa poco interessare ad un elettorato né attento, né particolarmente intenzionato a conoscere la vera valenza politica delle aggregazioni che si confrontano. Il primo elemento che si è, fin qui, potuto cogliere è, invece, la ricerca di “altro” da parte di quanti hanno scelto il melonismo e non, invece, di schierarsi partiticamente. Perché è a nostro avviso abbastanza evidente che la leader di questa nuova forma di consenso gioca, in realtà, una partita propria che solo sporadicamente incrocia altri personaggi orientati a destra, all’autorevolezza, alle forme di autoritarismo che richiamano la destra o dintorni. In altre parole, il melonismo è, per caso, una vaga forma di trumpismo? No, assolutamente no. O è l’ungheresismo? Ancora no. Né il melonismo assomiglia al tedeschismo. Eppure – spiegano gli addetti ai lavori – è una forma di destra, o per meglio dire di destrismo. Eppure, abbiamo compreso, che pur non abbandonando percorsi già seguiti (per esempio, in Spagna e se ne è parlato e visto non poco), il melonismo, nella sua estrema pragmaticità, è ben altro, arrivando a toccare forme di democristianesimo tipicamente romano, aspirando, per dirla con enfasi, anche al post-andreottismo. E’ solo un’interpretazione delle cose che accadono, ovviamente. Ma se si mettono insieme queste forme di correntismo partitico, si riesce ad ottenere una non trasgressiva, vera e propria formula che, in realtà, si è già ben radicata nell’immaginario degli italiani, anche nella formula ridotta, in termini di proporzioni numeriche, che oggi caratterizza la effettiva quantità del popolo elettorale. Perché il melonismo tutto appare tranne che una riproposta politica/partitica, democratica, rapidamente inserita e governante nei vari livelli delle istituzioni europee. E questo aspetto le varie specificazioni della popolazione lo hanno colto o non hanno avvertito le differenze evidenziate dalle altre forme di rappresentazione politica. E dispiace vedere ed ascoltare esperti ed estensioni varie di un pragmatismo, questo sì, di centrosinistra, perdersi in forme di criticismo, a volte sconsolato di fronte al permanere di una differenza sondaggistica preponderante, quasi arrogante.
La partita si sta giocando, ovviamente, ma ripeto: tra destra e sinistra il quadro si è delineato in maniera abbastanza chiara e le proporzioni assunte dal consenso di Meloni, nonostante qualche sbandata che può capitare di cavalcare (ma non per responsabilità diretta di Meloni), non appaiono da nulla aggredite. E’ a sinistra che non si comprende, alla fine, che cosa si proverà ad aggregare. Per il momento si è solo disaggregato quel senso dell’unità che, invece, è diventato la parola magica della destra. Prima di Trump, sia ben chiaro.
Ernesto Pappalardo
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni