GLOCAL di Ernesto Pappalardo »
Di fronte a un ragionamento che da politico diventa di carattere istituzionale, è sempre complicato cambiare atteggiamento e accettare una serie di valutazioni che assumono, naturalmente, valore normativo e legislativo vero e proprio. La riforma dell’autonomia, dopo la sentenza della Corte Costituzionale – e al di là delle varie strumentalizzazioni interpretative che hanno preso ampiamente forma – stabilisce con chiarezza alcuni principi di riferimento ai quali bisognerà attenersi, e sostanzialmente, il capitolo sembra quasi del tutto chiuso, nel senso che sarà molto difficile giungere al nodo che la Lega intendeva sciogliere e arrivare sul terreno che aveva scelto da tempo per un ridisegno profondo della capacità gestionale – con tanto di norme e materie specifiche – dei singoli territori. No, tutto rimane e permane uguale a prima, e nello stesso centrodestra, tranne che nella Lega, inizia una fase che senza dubbio non porta a mutamenti profondi. FdI e FI colgono, quindi, un risultato che, a guardare bene, non scuote più di tanto la maggioranza di centrodestra e, nello stesso tempo, la fa diventare più sostenibile, per quanto possibile, mantenendo l’accordo con la Lega che ora si affida a Calderoli per proseguire in una vera e propria battaglia identitaria, così sembra di capire.
Ma i problemi e le preoccupazioni non mancano, per il cen trodestra, alla luce degli esiti del voto in Emilia Romagna e Umbria. E’ ben facile capire che si è rafforzata pienamente l’area Schlein, un ambito politico che è del tutto incentrato sulla riaffermazione di un vero e proprio sinistrismo, sulla specificazione costante e permanente di un pezzo di terreno politico che intende assumere articolatamente al suo interno, il post-grillismo (che è già pienamente iniziato, basta dare un’occhiata alle percentuali che Conte ha raccolto nelle ultime votazioni regionali), le formazioni di sinistra e gli ambientalisti. Il quadro effettivo di tutto quello che si propone alternativamente alla destra e a quanto permane di centrismo che guarda a destra, è, finalmente, più chiaro, sebbene alle prese – come sempre – con un nodo identitario difficile da coaugulare e, prima o poi, sviluppare. Ma occorre tenere ben presente che la sfida è molto al di là, a nostro avviso, dell’entità – non solo strettamente politica, ma anche sociale e culturale – politica. E si concentra sui due profili che con più convinzione incarnano le due ispirazioni più presenti e definite: Meloni e Schlein. E’ questa tipologia di nuovo leaderismo che governa complessivamente, le truppe, gli schieramenti, le formazioni partitiche che ben si distaccano, anche numericamente, da tutto il resto: Fratelli d’Italia e Partito democratico – che restano distanti anche percentualmente – sono i due agglomerati centrali e dominanti, senza dubbio alcuno. Vedremo come proseguirà il confronto in atto. E, intanto, il futuro ha già investito le sue carte sul protagonismo, anche in politica, femminile. Il protagonismo che guiderà il Paese, da destra o da sinistra, nei prossimi anni.
Ernesto Pappalardo
Profili dominanti