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La versione più plurale possibile di relazioni con altre scuole di formazione e sviluppo.
“Identità e metamorfosi” oppure “identità e diversità”?
L’Europa in cammino è un’occasione da cogliere e non sprecare. Giordano Bruno in cattedra alla London School of Economics. Come prendono forma i principi di aggregazione del nuovo patto generazionale poggiato sul Next Generation Ue.

di Pasquale Persico

Nel 1979 Tony Atkinson, economista della London School of Economics, pubblicava un libro fondamentale sui temi della disuguaglianza, ma, allora, era il tempo delle aspettative razionali e della nuova econometria a supporto delle tesi dominanti:  il libero mercato era risolutivo ed al massimo bisognava prevedere delle compensazioni per i perdenti.  Il pensiero radicale si era spostato nelle università scozzesi, ed Atkinson fu riconosciuto in ritardo da Blair,  che si fermò sulla terza via, chiusa per lavori in corso.  Il libro della nuova direttrice, Minouche Shafik, della LSE, in uscita per la Mondadori, parla in maniera esplicita del nuovo contratto sociale, una riflessione corposa e dettagliata sui processi istituzionali che dovrebbero accompagnare l’equilibrio dinamico tra libertà della persona e responsabilità verso il sociale (l’intera comunità di appartenenza).

Ritorna su una ideale cattedra Giordano Bruno, dopo mezzo millennio?

Come al tempo del filosofo ancora non perdonato dalla Chiesa,  la società oggi è composta da molti “minorenni” in età avanzata e pochissimi “maggiorenni” educati a risalire la scala della responsabilità sociale. La pandemia prolungata ci fa percepire, appunto, la responsabilità del sociale; essa viene spesso enunciata ma – chiamati a dover rispondere in termini di impegno – prevale  la ribellione e la ricerca della libertà individuale senza responsabilità.

La prescrizione che arriva da lontano, oggi ribadita dal saggio della direttrice in maniera  autorevole, sembra appartenere ad una morale non praticata a livello adeguato, per  correggere il funzionamento delle istituzioni che guidano le economie degli Stati.

Non si percepisce in maniera bastevole – come aveva fatto Giordano Bruno, e come viene gridato dalla studiosa britannica – che il fondamento della nuova responsabilità riguarda il futuro e non solo il passato. Il pensiero di Bruno sul  nostro comportamento riguarda un  futuro connesso a quello della nostra comunità di appartenenza e, addirittura, dell’umanità intera. La cultura del “contratto sociale” non è una pedagogia da apprendere, ma un’ idea di democrazia da perseguire.

Il pensiero del filosofo campano – secondo cui ogni luogo dell’infinito universo è centro ed ogni persona, in quanto essere consapevole, ha pari dignità con ogni altro – pone la base speculativa per dare corpo e sostanza all’idea della democrazia politica ed economica. Nel linguaggio di Bruno le parole convitto, concordia e comunione  convergono verso l’idea che l’umano è contrassegnato dalla non separazione degli individui, prevale la relazione come struttura evolutiva. E’ la loro relazionalità culturale che dovrà condurre gli uomini e le donne a rapportarsi; ipotizzando la capacità di contrattare alla pari, essi possono fissare le regole di democrazia della comune convivenza, pacifica e desiderabile. Per Bruno il linguaggio si fa perentorio: “Nessuna legge che non è ordinata nella pratica del Convitto non deve essere accettata”.

Ecco, quindi, il cammino parallelo tra Bruno e Minouche, il pensiero cosmologico ed il principio etico concorrono, insieme, a formare la modernità politica e la forma democratica , dove la responsabilità dei maggiorenni è sostanza di comportamento.

Il pensiero del filosofo accompagna le idee portanti del libro citato, che si sofferma su come si rifonda il contratto sociale, riflettendo su cosa l’individuo deve alla società, in termini di responsabilità, e cosa la comunità deve all’individuo ed al suo sociale.

Nascono nuove idee su come costruire inclusioni sociali riparatrici. Viene imboccata, finalmente, la strada per garantire standard  di vita e di opportunità per tutti.

Come deve cambiare il modo in cui lo Stato e le istituzioni sussidiarie si dividono il compito dell’educazione e dell’istruzione dei nuovi residenti, dalla prima infanzia all’università dei saperi e delle arti applicate?

Quali patti vanno sottoscritti per  regolare il rapporto tra Stato, imprese, lavoratore e popolazione attiva, per dare al mercato del lavoro la visione di futuro connesso alle responsabilità?

Per la scienziata sociale  e la sua scuola universitaria, la singola persona torna  al centro. A tutti deve essere consentita la possibilità di esprimere il proprio potenziale, che è talento in rete, capability nel linguaggio dell’anticipatory governace.  Finalmente, allora, l’inclusione diventa motore potenziale della crescita economica.

Un esempio esplicito è l’esplosione della partecipazione del capitale umano femminile ed il potenziale dei talenti connessi all’immigrazione ed all’emigrazione nella visione globale della connessione tra economie. L’individuo “shafikiano” é simile a quello di cui parla Bruno, se consapevole è uomo libero ma responsabile del suo contributo necessario alla produzione del bene comune.

Il patto sociale, allora, ha bisogno del contributo di tutti, una concordia propositiva deve essere immaginata.

In un articolo di poco tempo fa avevo parlato delle biciclette tandem messe a disposizione dall’onorevole Tabacci affinché i ministri arrivassero a pedalare insieme per sottoscrivere i patti di nuova umanità da proporre per indicare a tutti il contributo di responsabilità da promuovere e produrre.

Pensiamo, per esempio, al patto per il lavoro e alla rivitalizzazione pro-attiva della popolazione in età di lavoro. Se ministro dello Sviluppo, ministro del Lavoro, sindacati e rappresentanze del sociale – insieme con altri ministri – non pedalano insieme,  il patto sociale non ha  reputazione internazionale e non concorre a stabilizzare la traiettoria della storia futura  che ci appartiene.

I temi per immaginare il futuro stanno già nella nostra storia europea di evoluzione della democrazia e del  welfare sociale  in camino;  l’utopia di Giordano Bruno vive nelle scuole sulla democrazia potenziale ed ispira nuove forme di accumulazione dei saperi, non più  rinchiusi in discipline anchilosate, subordinati alla successione accademica dei dipartimenti.

I nuovi sguardi  giungono, finalmente, sulle linee dei confini tra territori desiderosi di scrivere nuove geografie degli Stati in amicizia di pensiero e di azione.

In definitiva, il sapere da sviluppare è quello che costruisce ponti e l’apprendimento è vitale e generativo. La pandemia dovrebbe spingerci verso questa direzione.

L’occasione di un’Europa in cammino deve essere colta; il paradigma identità e metamorfosi deve evolversi rapidamente verso identità e diversità, come principio di aggregazione del nuovo patto generazionale poggiato sul Next Generation Ue,  ispirato da Bruno e prescritto dalla London School nella versione più plurale possibile di  relazioni con altre scuole di formazione e sviluppo del mondo.

 

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Pasquale Persico
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