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La relazione con il cibo è sempre più predominante nella vita delle persone.
Green food, una rivoluzione
“Occorre mantenere alta la guardia contro le speculazioni, preservando due aspetti fondamentali: educazione ad una sana e corretta dieta a tavola; lotta senza quartiere alle contraffazioni, speculazioni e frodi.

di Giuliano D’Antonio *

La relazione con il cibo, la centralità sempre più predominante del food nella vita delle persone, la crescita rilevante dei vari tipi di business che ruotano intorno all’alimentazione si confermano temi “trasversali” rispetto a vari ambiti di riferimento, a cavallo tra la sfera privata e quella pubblica, oltre che, naturalmente, economica. La massa consistente di dati resa nota da fonti autorevoli e specializzate negli ultimi mesi conferma che gli stili di vita attraversano una fase di profondo cambiamento, generando la nascita di nuove dinamiche sociali e produttive. Quella che appare assolutamente certa è la necessità di implementare il più possibile interventi finalizzati alla massima diffusione dell’educazione di base per una sana e corretta alimentazione. E’ un problema di affermazione di modelli comportamentali. Evidentemente è molto forte l’influenza di campagne pubblicitarie martellanti e molto spesso fuorvianti o, addirittura, diseducative. Insomma, di fronte alla “confusione” alimentare è indispensabile reagire con la corretta informazione. Non a caso, il Censis rimarca come “la buona dieta italiana è la soluzione ai pericoli della cattiva alimentazione” ed indica un grave rischio nella “grande diffusione delle diete fai da te”.

Sotto l’aspetto più strettamente economico è abbastanza chiaro che soltanto il rispetto delle regole da parte del circuito produttivo – a cominciare dalle informazioni corrette da fornire al consumatore – è la migliore garanzia di salubrità degli alimenti. Il meccanismo dei controlli e della repressione delle frodi in Italia fa bene la sua parte, ma in primo luogo è l’etica d’impresa che può dare una svolta sostanziale.

Se andiamo ad indagare sui modelli comportamentali del consumatore al momento dell’acquisto, ci accorgiamo che esiste un’ampia fetta di famiglie molto attenta e pronta ad assumere tutte le informazioni necessarie per non comprare cibo/spazzatura. In una recente ricerca la Nielsen – per esempio – ha evidenziato che siamo di fronte ad  un consumatore curioso ed esigente, che legge le etichette ed è attento agli ingredienti, che apprezza le aziende ecosostenibili (71% degli intervistati) e con modalità di produzione a basso impatto ambientale. Il 67% si dichiara attento agli ingredienti, curioso e ben disposto a provare nuovi prodotti che potrebbero avere effetti benefici sulla salute. Ne sono una prova “le vendite di prodotti arricchiti: ad esempio, quelli con bacche di goji crescono a doppia cifra (+64%) così come quelli che comunicano di contenere semi di lino (+34%), ma anche per il free-from (senza grassi, senza zuccheri aggiunti, senza lattosio, ecc.) si conferma un trend in crescita, a totale dimostrazione che eliminando o non inserendo alcuni ingredienti si può aumentare il valore del prodotto”. Inoltre, l’assenza/riduzione del contenuto di zuccheri, uno dei principali sub-fenomeni del free-from, rafforza l’immagine di un consumatore sempre più consapevole e orientato alla prevenzione (è interessante sottolineare che il consumo medio di zuccheri è correlato alla variabile reddituale: all’aumentare della disponibilità economica diminuisce il consumo di zuccheri).

Altro fenomeno ampiamente rilevato – e così entriamo nel segmento che appare sempre più capillarmente diffuso –  è quello legato al grande interesse per il comparto biologico. In questo ambito – la crescita esponenziale dei consumi bio – emerge e si consolida lo scenario cui si accennava prima: la piena consapevolezza di fare acquisti basati su criteri che tengono conto della salute fisica e della sicurezza delle intere filiere che arrivano dal produttore alle tavole delle famiglie. Nel primo semestre 2017 l’incremento relativo agli alimenti bio è stato del 10,3% rispetto al periodo gennaio-giugno 2016 (+13,4% nel 2016 rispetto al 2015). Ed è importante notare come il fenomeno-bio si sia già trasformato in un riferimento comportamentale di massa: la Gdo con i propri comparti dedicati al cibo “green” continua ad essere il principale canale di diffusione, erodendo quote di mercato ai pur performanti negozi specializzati.

Ma che cosa spinge le famiglie  ad  acquistare  prodotti  alimentari  biologici? La   motivazione   prevalente   è   senz’altro   quella   salutistica: l’assenza   di   pesticidi chimici rappresenta   oggi   un   driver di   acquisto   per   il   50%   dei   consumatori. E l’interesse   non   si   ferma   solo  alle  garanzie   per  la   salute: fiducia   nella   qualità   (34%)  e   sostenibilità  ambientale  (29%)   sono  le  altre  due  parole  chiave  che  scatenano  l’interesse.

Siamo, in conclusione, nel pieno di una “rivoluzione” alimentare senza dubbio positiva. Ma proprio per questa motivazione occorre mantenere alta la guardia contro le speculazioni (non solo economiche, ma anche culturali), preservando due aspetti fondamentali: educazione ad una sana e corretta dieta a tavola (stagionalità in primis); lotta senza quartiere alle contraffazioni/speculazioni/frodi.

E’ su questo terreno che si vince (o si perde) la sfida della salute e di una crescita economica equa e sostenibile.

* Dottore Agronomo (Medicert Srl/Salerno)

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