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Le troppe emozioni derivanti dalle normali attività di vita quotidiana ci spingono ad assumere alimenti in modo compulsivo.
Fame “nervosa”, ecco tutti i rimedi utili
Stress, ansia, super-lavoro, malinconia, noia, affaticamento, rabbia e depressione ci fanno mangiare senza freni e più cerchiamo di bloccare questo istinto più ne siamo attratti. Ma niente paura. Fortunatamente le soluzioni ci sono e possono essere di aiuto.

di Maristella Di Martino

Fame nervosa” o anche “eating emozionale” per dirla all’inglese. Sono termini che indicano quella voglia incontrollabile di introdurre cibo nel nostro corpo spinti da una miriade di emozioni che col tempo diventa uno stile di vita alimentare sbagliato e difficile da correggere. Stress, ansia, super-lavoro, malinconianoia, affaticamento, rabbia e depressione ci fanno mangiare senza freni e più cerchiamo di bloccare questo istinto più ne siamo attratti e la fame nervosa aumenta. Ma niente paura. Fortunatamente le soluzioni ci sono e possono essere di aiuto. Il legame tra alimentazione ed emozioni è ovvio, ma questo non significa che mangiare a dismisura e a qualsiasi orario del giorno e della notte dipenda per forza da problemi psicologici o conflitti interiori: sono anche le emozioni derivanti dalle normali attività di vita quotidiana che possono spingerci ad assumere alimenti in modo compulsivo.

Proviamo a descrivere il profilo del mangiatore tipo che non controlla lo stimolo della fame nervosa.

Il triste. Chi non è felice cerca di sconfiggere la sua tristezza mangiando sia a causa di fatto occasionale, un evento spiacevole, una perdita o una delusione, ma, nel caso della depressione, c’è la tendenza a valutare ciò che ci accade in modo catastrofico. E scattano, oltre alla tristezza, l’abbassamento dell’autostima, il pessimismo sul futuro, la diminuzione del desiderio sessuale e la modificazione di appetito e peso.

L’ansioso. Il legame intercorrente tra ansia e cibo va correlato all’apprensione o alla preoccupazione per il futuro e spesso si scarica questa tensione emotiva simile per certi tratti alla paura proprio sul mangiare convulsamente; diventa utile identificare le emozioni e la loro sequenza, i pensieri e le circostanze che creano questo stato d’animo per poi modificare in modo razionale l’atteggiamento mentale.

L’annoiato. Per questo il cibo è l’unico motivo che gli fa interrompere un’attività che non lo diverte, come ad esempio la pausa lavorativa, il break pomeridiano o lo spuntino mattutino; usiamo tutti questi momenti per bere caffè e mangiare quando sarebbe ben più salutare dare una lettura sia pure frettolosa al giornale o fare due passi. Basterebbe programmare attività piacevoli ed interessanti, ma non particolarmente pesanti in modo da tenere la mente impegnata in maniera sana.

Il solitario. Il cibo viene usato per sostituire qualcosa che manca, come un compagno, un amico o qualcuno con cui condividere la vita. Spesso capita di aumentare di peso peggiorando ancora di più la situazione iniziale, quando invece instaurare relazioni sane con gli altri e curarle con equilibrio senza perdere la propria identità è fondamentale nella vita di ognuno.

L’arrabbiato. La rabbia è dovuta perché spesso non riusciamo ad ottenere ciò che desideriamo e allora per scaricarci e sfogarci finiamo col mangiare in eccesso; imparare a gestire è un percorso di crescita obbligato che ci serve per essere finalmente padroni dei nostri istinti.

L’esaltato. Non si gioisce se non mangiando. Ed ecco che la propria vita sociale pare avere un senso solo a tavola o comunque in eventi che prevedono il momento degustativo.

I rimedi.

Fermo restando che dovremmo sempre essere sereni, staremmo sicuramente meglio se associassimo alla dieta un’attività fisica continuativa che, oltre a migliorare il tono dell’umore, ridurrà la nostra fame. Ecco alcuni consigli che ci rendono più forti dal pericolo del mangiare senza tregua . . .

Non saltare gli spuntini. Per evitare di mangiucchiare tutto il giorno, abituiamoci a rispettare sempre il break spezza-fame di metà mattina e pomeriggio con frutta secca, yogurt e cereali o anche pane e prosciutto. No, invece, a caramelle o snack troppo zuccherati così come a bibite gassate.

Seguire un diario del cibo. Annotiamo su un quaderno ogni cibo “killer” mangiato durante la giornata indicando orario e stato d’animo al momento dell’assunzione in modo capire come, cosa e perché mangiamo che ci fa male.

Si ai cibi sazianti. Tra la frutta, preferiamo ananas, arancia, kiwi, mandarino e pompelmo, mentre tra la verdura cavolo rosso, carota, cicoria, lattuga, rucola, spinaci e zucca gialla, tra il pesce, invece, acciuga, salmone, sardina, sgombro, tonno e trota; quanto alla carne, ancora, ottimi manzo, pollo, tacchino e vitello, così come latte magro, yogurt, ricotta e fiocchi di latte.

Saziamoci con semi e spezie. Sia quelli di girasole che di zucca contengono sostanze dall’elevato potere saziante e ne basta un pugno al giorno; stesso discorso con le spezie che aiutano a farci abbattere il senso di fame; sono benvenuti pepe, peperoncino, paprica, zenzero e cannella.

No ai cibi che scatenano la fame nervosa come caramelle e dolcetti, prodotti da forno, alcolici, insaccati e alimenti grassi o sott’olio, maionese e altre salse ipercaloriche, patatine e snack salati.

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A volte con il cibo si combatte la solitudine
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