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I "paradisi" si trovano in Germania e Repubblica Ceca. Tutta la situazione Stato per Stato.
Eurostat: siamo fra le 20 regioni più disoccupate
I dati riferiti al 2017 attestano il peggioramento della situazione in Campania e una particolare gravità per il lavoro giovanile. Conosciamo bene le nostre difficoltà, ma in generale le tabelle alimentano qualche dubbio di metodo.

di Alfonso Schiavino

Stiamo messi male per il lavoro, lo sappiamo bene da molte generazioni. Ma qualcuno riuscirà mai a dirci con precisione quanto siamo inguaiati? Per esempio, riusciremo mai ad accertare se la disoccupazione – totale, lunga e giovanile – rende la Campania addirittura 1 delle 20 regioni peggiori d’Europa (su quasi trecento)? Perché questo dato rivelano le tabelle di Eurostat relative al 2017. Davvero il nuovo paradiso si trova nella Cechia e in particolare a Praga? O a Treviri, la città natale di Marx? Talvolta, come facciamo sui bugiardini dei farmaci, è utile leggere le istruzioni e le avvertenze. Le quali, nella fattispecie, alimentano dubbi (statistici) più che certezze (di quelle abbiamo la nostra cognizione). Proviamo a verificare, con il patto che nessun argomento suoni assolutorio per la classi dirigenti nazionali e regionali.

Campania 2017, il tasso di disoccupazione peggiora.

Eurostat, l’istituto statistico dell’Ue, ha pubblicato il 26 aprile scorso un comunicato che afferma: “Nel 2017 i tassi di disoccupazione nelle regioni dell’Ue variavano dall’1,7% al 29,1%. I tassi di disoccupazione sono diminuiti in 8 regioni su 10”. L’articolo precisa: “Oltre l’80% delle regioni Nuts 2 ha visto calare il tasso di disoccupazione per le persone 15-74 anni nel 2017 rispetto al 2016, circa il 60% ha registrato un calo di almeno 0,5 punti percentuali”. Avete notato qualcosa di strano nel testo? Fra poco vedremo meglio. Intanto precisiamo che la Campania non rientra fra le regioni virtuose, perché la disoccupazione totale è cresciuta fra il 2016 (20,4%) e il 2017 (20,9%).

Il comunicato e le tabelle: Unemployment in the EU regions in 2017

Eurostat, ma quante sono le tue “Noccioline?”.

È utile ricordare che le Nuts non sono “noccioline” ma le unità statistiche europee, raggruppamenti di territori che, per il livello 2, in Italia coincidono con le regioni. Le Nuts 2 sono 281 secondo la nomenclatura ufficiale di Eurostat, ma il documento che stiamo esaminando parla di 275 o 276. Si potrebbe discutere circa l’opportunità di considerare nello stesso quadro territori minuscoli (Mayotte 200mila abitanti nell’Oceano Indiano) e giganteschi (Lombardia 10 milioni nel centro dell’Europa), ma è meglio andare al nocciolo.

Nuts classification, background

Regioni più disoccupate nel 2017: siamo diciottesimi!

Eurostat certifica che la situazione migliore per gli uomini e le donne di buona volontà gravita fra Germania e Repubblica Ceca, dove si trovano 9 delle 10 “regioni” positive (la decima è ungherese). La disoccupazione minima si registra a Praga (1,7%), Treviri (Germania, 2%) e in altre 4 regioni appaiate al 2,1%: Boemia Centrale, Jihozápad (Pilsen e Boemia Meridionale), Bassa Baviera e Media Franconia. A 2,2% seguono: Tubinga, Alta Baviera (Monaco), Alto Palatinato e l’ungherese Transdanubio Centrale. Al contrario, le 10 regioni problematiche sono concentrate in Grecia e in Spagna, con le eccezioni dei dipartimenti francesi oltremarini. La “bottom 10” va dalla Macedonia Occidentale (29,1%) all’isola di Réunion (22,8%). A breve distanza, sempre nella parte negativa della classifica, troviamo la Campania e la Grecia Centrale (Atene) appaiate al 18° posto (20,9%).

Bene. O anche male. Però il comunicato meritoriamente spiega alcune modalità di complilazione (“Methods and definitions”), quindi sappiamo che “il tasso di disoccupazione è definito come la percentuale di disoccupati di età compresa tra 15 e 74 anni nella popolazione economicamente attiva”. Fino a 74 anni? È normale?

Giovani senza lavoro, Campania è settima fra le peggiori.

Per la disoccupazione della fascia 15-24 anni, Germania e Repubblica Ceca continuano a essere i posti buoni, cioè gli Stati con i tassi inferiori. In particolare la classifica è aperta dalle regioni di Monaco e Praga, appaiate al 3,8%. Seguono Weser-Ems (4,6%), Stoccarda (4,7%), Zeeland (Olanda 5%), Svevia (5,2%), Friburgo (5,3%), Jihozápad (5,9%), Sud Boemia (6%) e Munster (6,4%). Dalla parte opposta, fra le 10 peggiori, troviamo la Campania, settima con il 54,7%.

Una volta ancora i conti non sembrano lineari. La nota “Methods and definitions” spiega un’ovvietà: “Il tasso di disoccupazione giovanile non riflette la proporzione di tutti i giovani che sono disoccupati, poiché non tutti i giovani partecipano al mercato del lavoro. La partecipazione al mercato del lavoro dei giovani varia per paese e regione nell’Ue”. Ma allora Eurostat perché produce statistiche grezze? Questo fatto presenta perfino una sfumatura paradossale, perché i decisori dell’Unione europea hanno imposto agli Stati membri l’obbligo di aumentare la quota di laureati. Infine, molti valori delle tabelle sono posti fra parentesi. La spiegazione è scritta in fondo: sono “dati con affidabilità ridotta a causa delle dimensioni del campione”. Le situazioni incerte si trovano sia fra le top ten (Praga e le altre regioni ceche) sia fra le bottom ten (5 su 10).

Disoccupati di lunga durata, Campania 19^ fra le “bottom 20”.

Se è un indicatore sulla fluidità del mercato del lavoro, la Svezia e il Regno Unito sembrano ricche di alternative: questi due Paesi manifestano le quote più basse per la disoccupazione di lunga durata. Il record statistico (12,8%) spetta a Övre Norrland, la Svezia settentrionale, che però è un’area poco popolata (circa 500mila abitanti secondo Wikipedia). Più significativi sarebbero il gruppo inglese delle contee Berkshire, Buckinghamshire e Oxfordshire (13,2%) e la regione di Bucarest (13,8%). Questi 2 casi, però, rientrano fra “i dati con affidabilità ridotta a causa delle dimensioni del campione”, anche se entrambe le Nuts superano i due milioni di abitanti.

Guardando la classifica dalla parte opposta, la Campania si trova al 19° posto fra le regioni peggiori. La sua quota (65,7% di lunga durata) è pesante, senza se e senza ma. Cioè: se ti sfuma il lavoro fai meglio ad andartene. Spazio ce n’è.

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