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Il nuovo libro di Mario Draghi, “Dieci anni di sfide. Scritti e discorsi”, Treccani editore.
Europa: troppe chiacchiere in politichese e poche politiche da realizzare
Come attivare le premesse per un dialogo tra continenti e nazioni, per passare alle riforme per l’Onu o a diverse aggregazioni capaci di parlare di G20 o G “moltiplicato”, adeguandole a rappresentare una visione di transizione condivisa e, perciò, credibile.

di Pasquale Persico

Subito dopo Natale – a fine anno – ero abituato a passare tre giorni davanti all’isola di Santo Ianni (o Santo Janni) a Maratea in attesa di una sequenza di saraghi appetitosi. L’esercizio,  legato al tema della capacità di attesa, mi consentiva di fare il punto sulle attività di ricerca da promuovere per l’anno che sarebbe sopraggiunto. Cambiamenti del clima e anzianità hanno reso incerto l’appuntamento di quest’anno e la pausa dovrò farla in montagna dove da qualche tempo sto pensando di portare una barca come nuovo luogo di riflessione. Caggiano – e il suo pianoro con vista a grand’angolo su più regioni – potrebbe essere il luogo ideale, anche senza la barca, per rileggere il nuovo libro di Mario Draghi (“Dieci anni di sfide. Scritti e discorsi”, Treccani) per accompagnare la delegazione del sindaco di Caggiano a Città di Pieve. E consegnare al sindaco di quella città (residenza di Draghi) la bandiera “Ancora Camus”, la bandiera, elaborata per il progetto “Musei in transito”, in visione temporanea in un palazzo storico del centro antico di Caggiano, parla della nuova civiltà plurale dell’Europa che verrà.

Io – che ho scritto più volte sul come andare oltre Draghi ed oltre Rifkin (crescita e decrescita sono i loro modelli) – dovrò riflettere sul Draghi politico che guarda alla possibile politica economica europea in maniera ampia. Il libro propone alcune riflessioni profonde. La prima riguarda il tema delle riforme, oltre il Pnrr, capaci seriamente di rilanciare i temi della cosiddetta anticipatory governance efficace: come diventare seri nella valutazione della inefficacia del government e della governance attuale, due termini che senza le reciprocità istituzionali si sono svuotati di credibilità.

Questo tema rivisita la responsabilità dei partiti nel tradire le due Costituzioni, quella europea e quella italiana; questa responsabilità è da indagare, e dovrà fare emergere il risveglio della società che non vota e dell’altra società, più estesa, che rinuncia ad essere sussidiaria.

La seconda riflessione del libro riguarda quale direzione prendere per rafforzare per l’Unione Europea, specie dopo i recenti attacchi alla credibilità del Parlamento. Valutare il nuovo modello transnazionale di riferimento ci farà capire come sia sterile l’attuale dibattito sulle autonomie differenziate invece di soffermarsi sulle macroregioni europee: solo queste, a dimensione e massa critica bastevole, ci consentiranno di ragionare su come aggregare i problemi relativi al clima e alla transizione ecologica. Mettendo in coordinamento le politiche  per eco-regioni, potranno  emergere le nuovo infrastrutture politiche da immaginare e creare per la nuova governance interistituzionale. Esse consentiranno di entrare con più efficacia nel merito, invece dei bla bla bla di oggi, degli argomenti da co-gestire a Bruxelles, per poi ben coordinare le politiche da co-gestire con le Regioni, ed i Comuni, da Roma verso i territori.

La terza considerazione è fortemente politica, esce dalla riflessione lunga sulla crisi pandemica e sulla crisi ucraina ed ha come cappello il clima e la transizione ecologica, abbinandoli alla disuguaglianza,  con la nuova soggettività del progetto-Terra.

La nascita del bilancio europeo per la pandemia deve essere la strada iniziale di accesso ad un bilancio strategico di riferimento per consolidare la politica economica europea e per fare emergere una soggettività del continente in continuità con la ipotesi politiche dei fondatori. Se consideriamo irreversibile la nascita dell’Euro, prende forma una politica fiscale come faro di riferimento per le politiche nazionali e regionali. Solo una forte soggettività politica del continente europeo farà attivare le premesse per un dialogo tra continenti e nazioni, per, poi, passare dal dialogo interno europeo alle riforme per l’Onu o a diverse aggregazioni capaci di parlare di G20 o G moltiplicato, adeguandole a rappresentare una visione di transizione condivisa e perciò credibile.

La quarte va già oltre il libro di Draghi e tiene conto delle decisioni Ue dopo l’ultima settimana orribile. La riflessione viene poggiata sulle decisioni della Commissione, del Consiglio Europeo ed il Consiglio Ue, che risultavano insperate (tassazione minima imprese multinazionali, superando le perplessità Usa, sanzioni fiscali per l’utilizzo del carbone, apertura sugli aiuti fiscali alle imprese e non ultimo la fissazione di un tetto al prezzo dell’energia).

Sono così emerse le nuove tendenze a parlare di beni comuni europei fino a contrastare le degenerazioni di alcuni  Paesi dove la partecipazione democratica è inesistente.

I libri da regalare per Natale sono molti e dovrebbero servire a diminuire l’asimmetria tra chiacchiere in  politichese e politiche in cui credere e  da realizzare.

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Pasquale Persico
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