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I dati del rapporto “Comuni Rinnovabili 2019” di Legambiente presentato nei giorni scorsi a Roma.
Energia pulita, una sfida che si può vincere
Crescita lenta, ma in tutti i comuni c’è almeno un impianto e in Italia sono oltre un milione le installazioni tra elettriche e termiche.

di Giuliano D’Antonio*

Per la prima volta – dopo 12 anni – si riduce in Italia la quantità di energia prodotta da solare, eolico, bioenergie e si registra un rallentamento consistente degli investimenti nel settore. Ma, va detto, che, nello stesso tempo, il nostro Paese “si conferma tra le nazioni più avanti nel mondo e con le maggiori opportunità su questo fronte, grazie a risorse fossil-free diffuse e differenti da Nord a Sud: oggi sono circa un milione gli impianti tra elettrici e termici installati in tutti i comuni italiani”. Per entrare nello specifico “praticamente in ogni città, grande o piccola, è installato almeno un impianto fotovoltaico, mentre sono 7.121 quelli del solare termico; 1.489 quelli del mini idroelettrico (in particolare al Centro Nord) e 1.028 quelli dell’eolico (soprattutto al Centro Sud); 4.064 quelli delle bioenergie e 598 quelli della geotermia”. In sintesi:  3.054 comuni sono diventati autosufficienti per i fabbisogni elettrici e 50 per quelli termici, mentre sono 41 le realtà che sono già nel futuro, perché sono già rinnovabili al 100% per tutti i fabbisogni delle famiglie”. È questo lo scenario complessivo delineato dal rapporto “Comuni Rinnovabili 2019” di Legambiente, presentato nei giorni scorsi a Roma e disponibile sul sito www.comunirinnovabili.it.

La necessità di progredire, però, nell’adozione di un modello di produzione energetica compatibile con il grave livello di inquinamento raggiunto su scala mondiale, non ammette alcun tipo di rallentamento. “Non possiamo più aspettare – ha sottolineato Edoardo Zanchini vicepresidente di Legambiente – perché lo sviluppo delle rinnovabili in Italia è praticamente fermo e non ha alcun senso rinviare una scelta che può fermare la febbre del pianeta ed è nell’interesse dei cittadini, delle imprese”. Chiaro il riferimento ai principi ed alle regole Ue per le comunità energetiche e i prosumer (produttori-consumatori) di energia da fonti rinnovabili, “grazie alle quali – è spiegato in una nota di sintesi di Legambiente – saranno smontate le assurde barriere che oggi impediscono di scambiare energia pulita nei condomini o in un distretto produttivo e in un territorio agricolo. In più si aprirebbero le porte a investimenti innovativi che tengono assieme fonti rinnovabili, efficienza energetica, sistemi di accumulo e mobilità elettrica. La sfida è dunque di entrare al più presto nel merito delle scelte concrete da compiere e che Governo e Parlamento si impegnino a recepire entro il 2019 la direttiva europea”.

Per sostenere questa richiesta Legambiente ha promosso su Change.org la petizione “Liberiamo l’energia rinnovabile” indirizzata al presidente del Consiglio dei Ministri e al vice presidente e Ministro dello Sviluppo Economico “per chiedere di aprire subito alle comunità energetiche e all’autoproduzione da rinnovabili e semplificare le procedure per tutti coloro che scelgono di puntare sulle energie pulite”.

Un’altra partita da vincere assolutamente partendo, a nostro avviso, da una capillare mobilitazione dal basso. Ma, ovviamente, anche in questo caso sarà determinante l’apporto del circuito mediatico che rispetto a queste tematiche continua, purtroppo, a mantenersi nel complesso distante.

*Presidente Fonmed (Fondazione Sud per la Cooperazione e lo Sviluppo del Mediterraneo)

(Fonte: legambiente.it/ 14.05.2019)

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