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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Ma come saranno, realmente, riempiti i programmi delle forze chiamate a confrontarsi?
Elezioni amministrative, la grande sfida sulle cose da fare (o non fare)
Tutte le “declamazioni” che ci attendono non possono non partire dalla considerazione di quanto è accaduto in questi mesi e di come ha, di fatto, “costretto” la città a reagire (o a non reagire).

Inizia a delinearsi la grande, ulteriore, corsa verso le elezioni amministrative previste per il periodo di giugno. Al voto anche Salerno che dovrà rinnovare il consiglio comunale e individuare il sindaco per i prossimi anni. Ma, se si allarga un po’ lo sguardo, ci si rende conto che la sfida elettorale si inserisce in un contesto nel quale dovrebbe essere prevalente la massima attenzione per la presenza diffusa e continua della pandemia. L’allarme sanitario dipana uno scenario sociale che sottrae attenzione, non c’è alcun dubbio, alla partita che si svolgerà per le amministrative, anche in considerazione del quadro politico nazionale che non offre, per quanto si riesce a comprendere, riferimenti saldi e radicati, proponendo, invece, incertezze e apprensioni. E’ evidente, quindi, che lo scontro che si verificherà tra le varie liste a Salerno, tra le aggregazioni che riusciranno a comporre schieramenti ben riconoscibili, si calerà in un quadro che merita, senza dubbio, una non superficiale riflessione.

Si avverte la sensazione, però, che le prossime elezioni – a Salerno come in tante altre località dove si svolgeranno – ruoteranno prevalentemente, se non totalmente, sulla corsa all’acquisizione della “posizione dominante”. In altre parole, ci troveremo di fronte alla ricerca della vittoria di uno sfidante sull’altro in un contesto competitivo che, in realtà, tenta di non confrontarsi – o, almeno, di momentaneamente accantonare – il quadro generale nel quale si svolgono queste elezioni. Fino a questo momento, forse perché è relativamente presto, non è capitato di ascoltare un (uno solo) ragionamento svolto da un potenziale candidato che prendesse in considerazione l’ipotesi di avviare ogni riflessione – propositiva o critica – partendo dallo stato dei fatti nei quali siamo, purtroppo, immersi. Eppure tutte le “declamazioni” che ci attendono sulle cose che ciascun candidato si propone di fare, in caso di elezione, non possono non partire dalla considerazione di quanto è accaduto in questi mesi e di come ha, di fatto, “costretto” la città a reagire (o a non reagire).

Senza descrivere, con precisione e senza dimenticanze, le tante novità negative che si sono addensate sulla quotidianità dei salernitani, e le iniziative che è possibile mettere in campo (anche in base a quanto già fatto), una volta usciti dall’emergenza o nelle varie fasi che ci tocca ancora affrontare, che tipo di campagna elettorale ci aspetta? A parte i consueti libri dei sogni, che, pure, hanno un loro valore in termini di individuazione della capacità descrittiva che appartiene ai singoli candidati, che cosa riempirà i programmi delle forze chiamate a confrontarsi?

Senza dubbio la possibilità di fare riferimento ai tanti strumenti disponibili che sono stati messi a punto – ma che, poi, vanno adottati fino all’erogazione delle risorse e all’attuazione di quanto stabilito – è un “vantaggio competitivo” per quanti si vogliono porre in un’ottica di reazione operativa alle tante emergenze che devono essere affrontate. Come pure esprimere dubbi e perplessità su quanto si sta facendo (o non facendo) rispetto all’emergenza è argomento serio di discussione, se prevede, però, relative  proposte/risposte ai problemi ancora aperti.

Ma, è evidente, che ci troveremo di fronte al “racconto” di scenari proiettati sul futuro ed è giusto così. Appare, però, fuori dal contesto il prendere forma di una partita politica che non riesce a sedimentare una ampia riflessione sulle cose da fare – anche e soprattutto in chiave locale – rispetto alla più grave delle emergenze che ci è capitato di affrontare.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

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