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Lo speciale 1 »

Un provvedimento fino a quando non imbocchiamo la giusta direzione per abbassare la temperatura del pianeta.
Effetti climatici, cura preventiva contro le “pandemie” cicliche?
E se ricoressimo proprio a un lockdown non per Stati ma per aree geografiche? Meglio una riduzione del Pil programmata che guerre, carestie, migrazioni, distruzione di intere fasce costiere.

di Catello Bonadia*

Eventi eccezionali richiedono provvedimenti eccezionali. La pandemia da covid-19, ha costretto tutti gli Stati, chi di più chi di meno, ad adottare misure restrittive sulla libertà personale, fino alla chiusura totale di gran parte delle attività. Queste misure restrittive, sebbene mal sopportate, sono state subite dalle popolazioni come necessarie, ineludibili: gli eventi in corso erano percepiti come minaccia incombente. Quando le immagini televisive mostravano ospedali pieni di pazienti, imbustati in teli trasparenti, in terapie sub intensive o intubati in rianimazione; un via vai di autoambulanze; operatori sanitari stremati in tute spaziali; file di camion militari che trasportavano bare in altri cimiteri perché quelli locali erano pieni, allora erano pochi quelli che contestavano tali misure. Man mano che tali immagini si affievolivano e le condizioni degli ospedali miglioravano, sebbene il numero dei contagi non calava, si è incominciato a protestare, a chiedersi se tali misure erano costituzionali ecc. La minaccia oggi sembra meno incombente, forse se ne riparla in autunno o in inverno, nel frattempo si pensa che si troverà un vaccino. Cosi funziona la natura umana. L’uomo se non vi è costretto da calamità naturali in atto (vedi eventi sismici, inondazioni ecc.), da emergenze, difficilmente pianifica o interviene per modificare lo stato attuale e prevenire gli eventi.

Il cambiamento climatico.

D’altro canto, vi è una minaccia ben più pericolosa della attuale pandemia ed è il cambiamento climatico legato al riscaldamento globale. Minaccia di cui se ne parla in maniera consistente già dai primi anni ’70 del secolo scorso.

Già allora si diceva che se non si provvedeva a rivedere il modello di sviluppo, entro il 2050, sarebbero avvenuti fenomeni climatici sconvolgenti, atti a modificare in maniera negativa l’ambiente (acqua, aria, terra, flora, fauna e, quindi, anche la forma del paesaggio). I cambiamenti climatici, secondo le previsioni delle Nazioni Unite, comporteranno nei prossimi anni il doppio delle guerre, una diminuzione del Pil del 20%, la metà del cibo, scarsità di acqua, con milioni di persone che tenteranno di migrare in aree più vivibili. Fenomeni e cambiamenti che sarebbero permanenti.

Eppure questa minaccia sembra ancora lontana, il cambiamento climatico è percepito come un processo lento, di la da venire, nel frattempo, così come per la pandemia da Covid-19, si troverà un sistema, un vaccino (in questo caso una innovazione o più innovazioni che sicuramente risolveranno il problema).

I provvedimenti chiamati lockdown presi per arginare la pandemia hanno comportato oltre a danni di tipo economico, come la diminuzione del Pil intorno al 9%, effetti collaterali positivi sull’ambiente che possiamo elencare:

– miglioramento della qualità dell’aria;

– consistente riduzione di CO2 (cosiddetto gas serra);

– crollo di emissioni di inquinanti;

– acque fluviali e marine più pulite;

– flora e fauna che si riprendono i loro ambienti di vita.

Vi sono però anche degli aspetti negativi da evidenziare come:

– gli Stati per poter recuperare il gap di Pil perso mettono in secondo piano le questioni ambientali;

– in Italia, ad esempio, già si pensa di togliere la tassa sulla plastica;

– in Cina si immagina di rivedere le proprie leggi sull’ambiente.

– vi è un aumento di rifiuti ospedalieri (tipo guanti mascherine) e di consumo di detergenti.

Ma nel complesso gli ambienti dell’intero pianeta sono meno inquinati, senza contare i minori incidenti sulle strade ecc.

Ecco, allora, la domanda che ci si pone è questa: e se la cura per i cambiamenti climatici fosse proprio, prendendo a modello i provvedimenti presi in occasione della pandemia, un lockdown sabbatico, programmato, non per Stati ma per aree geografiche, per continenti, prevedendo una riduzione del Pil quando tutti gli Stati in occasione del lockdown concordano un reddito di emergenza, un sistema economico di sostegno per le popolazioni? Meglio una riduzione del Pil programmata che guerre, carestie, migrazione, distruzione di intere fasce costiere.

E’ una provocazione (forse) ma non aspettiamo un (improbabile) vaccino, agiamo adesso con una cura anche traumatica, cosi come si fa per le patologie tumorali. I medici non hanno atteso il vaccino per curare la pandemia ma hanno utilizzato farmaci e cure già impiegati per altre patologie.

Così anche per i cambiamenti climatici prendiamo a prestito questa esperienza, o quantomeno teniamo presente quando è accaduto per tentare una mitigazione del rischio cambiamento climatico fino a quando non imbocchiamo la giusta direzione per abbassare la temperatura del pianeta,  dando alla natura la soggettività necessaria per parlare di sviluppo sostenibile.

* Già Dirigente Urbanistica Provincia di Salerno

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